Secondo testimonianze oculari raccolte da Amnesty International, diverse
donne sono state stuprate in pubblico dai militari e dai ‘berretti rossi’
della Guardia presidenziale. Molti manifestanti sono stati assassinati
dalle forze di sicurezza che avevano avuto l’ordine di ‘sparare per
uccidere’. Un altro testimone ha dichiarato ad Amnesty International:
‘C’erano cadaveri colpiti al petto e alla testa, altri alla schiena, molti
uccisi con colpi sparati da brevissima distanza’. Il 28 settembre diverse migliaia di persone si sono radunate allo stadio
di Conakry, raccogliendo l’appello delle ‘Forze vive’ (una coalizione di
partiti politici, sindacati e organismi della societa’ civile) a mostrare
l’opposizione alla candidatura del capo della giunta militare al potere,
il capitano Moussa Dadis Camara, alle elezioni presidenziali del gennaio
prossimo.
_ La sera prima la giunta aveva vietato la manifestazione.
Il capitano Moussa Dadis Camara ha preso il potere con un colpo di stato
dopo la morte, nel dicembre 2008, del presidente Lansana Conte’.

L’uso deliberatamente eccessivo della forza e’ la tipica risposta delle
autorita’ guineane ogni volta che il loro potere viene messo in
discussione. Negli ultimi 10 anni, le forze di sicurezza hanno
ripetutamente aperto il fuoco contro manifestanti pacifici che chiedevano
riforme sociali e politiche. Nel 2007, si contarono oltre 130 morti e piu’
di 1500 feriti. La commissione d’inchiesta nominata subito dopo non ha mai
lavorato e nessuno dei responsabili e’ stato incriminato.

Amnesty International ha reso noti numerosi dettagli sulle brutalita’
commesse dalle forze di sicurezza della Guinea nel corso della repressione
della manifestazione dello scorso 28 settembre nella capitale Conakry. A
giudizio dell’organizzazione per i diritti umani, la repressione era stata
pianificata dalle forze armate.

Secondo testimonianze oculari raccolte da Amnesty International, diverse
donne sono state stuprate in pubblico dai militari e dai ‘berretti rossi’
della Guardia presidenziale.
_ Molti manifestanti sono stati assassinati
dalle forze di sicurezza che avevano avuto l’ordine di ‘sparare per
uccidere’.

Un altro testimone ha dichiarato ad Amnesty International:
‘C’erano cadaveri colpiti al petto e alla testa, altri alla schiena, molti
uccisi con colpi sparati da brevissima distanza’.
_ ‘I soldati strappavano i vestiti alle donne, lasciandole nude. Poi le
picchiavano coi bastoni e col calcio dei Kalashnikov. Due soldati hanno
bloccato una donna a terra e l’hanno violentata davanti ai manifestanti.
Ho visto un soldato stuprare una donna con un manganello. Un altro ha
versato della birra addosso a una donna che era stata appena violentata’ –
ha raccontato un terzo testimone.

Sulla base di quanto verificato da Amnesty International, l’attacco di
del 28 settembre e’ stato organizzato da ufficiali delle forze armate.
_ Diversi
membri della Guardia presidenziale, e persino un ministro del governo,
erano presenti a supervisionare l’azione repressiva. ‘Ogni tanto
indicavano una persona e davano l’ordine di ucciderla’ – ha riferito un
quarto testimone.

Un quinto testimone oculare ha descritto la seguente scena: ‘Un ragazzo,
avra’ avuto 18 anni, che indossava una Lacoste a maniche corte e dei
blu-jeans, e’ caduto a terra e le persone che scappavano gli sono finite
sopra. Mentre cercava di rialzarsi, un soldato ha urlato di ‘finirlo’ e un
altro lo ha sgozzato’.

Amnesty International ha sollecitato l’istituzione di una commissione
internazionale d’inchiesta sulle violazioni dei diritti umani verificatesi
a Conakry.
_ Altre soluzioni non sono possibili, poiche’ gia’ nel 2007 le
autorita’ della Guinea avevano dimostrato di non avere la volonta’
politica di aprire indagini su violazioni dei diritti umani commesse dalle
forze di sicurezza. L’organizzazione ha inoltre chiesto l’immediata
sospensione di ogni fornitura di armi ed equipaggiamento che potrebbero
essere usate dal governo della Guinea per ulteriori azioni repressive.

Amnesty International si e’ detta inoltre preoccupata per la sorte dei
manifestanti arrestati, tra cui diverse donne, che rischiano di subire
maltrattamenti in carcere. L’organizzazione per i diritti umani
continuera’ a monitorare regolarmente la situazione nel paese.

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