Anche il nostro corpo è precario
Pubblichiamo il volantino con cui l’Mfpr ha partecipato alle manifestazioni del 17 ottobre indette dai sindacati di base.
{{La precarietà = sostantivo singolare di genere femminile. Da sempre siamo più precarie e più povere.}}
{{La precarietà è donna}}, è diventata il modello di riferimento, è in atto
infatti un processo di “parità inversa”, per il quale sono gli uomini ad
acquisire le condizioni di precarietà delle donne.
Sono donne quelle costrette a firmare oltre al contratto d’assunzione, {{la
lettera di dimissioni in bianco,}} che questo Governo si è affrettato rendere
nuovamente lecita.
Il numero delle donne che perde il lavoro entro il primo anno di età del
bambino (periodo in cui è vietato licenziarle) è in continuo aumento con
punte in Emilia Romagna e Veneto (Dati ISTAT).
Sono donne quelle a cui si chiedono ulteriori 2 anni di lavoro in più per il
raggiungimento della pensione. In pensione a 62 anni con un anno in più a
partire dal 2009. Dini, nel 1995 aveva provveduto a portarla dai 55 ai 60
anni.
Sono soprattutto donne quelle a cui è ancora oggi è vietato cumulare la
pensione di reversibilità con il reddito da lavoro.
{{Le immigrate sono il simbolo della precarietà,}} con il permesso di soggiorno
legato al lavoro, con il lavoro legato all’esistenza in vita dell’anziano
che accudiscono, quando lavorano come badanti nell’isolamento delle case,
con i lavori sempre sottopagati.
Sono{{ le retribuzioni delle donne}} ad essere, in media, inferiore del 20% di
quelle degli uomini a parità di mansioni. Differenza retributiva che aumenta
visto che spesso, siamo assunte anche con due livelli inferiori. La povertà
oggi in Italia è soprattutto donna: di chi è in pensione, in maggioranza
donne sole, e delle famiglie monogenitoriali condotte da una donna..
La Riforma del modello Contrattuale, firmata da CISL e UIL e tra poco anche
dalla CGIL, ci renderà ancora più povere poiché lega gli aumenti retributivi
alla produttività sul lavoro. Siamo noi donne quelle part-time o, comunque
con i tempi contingentati dall’altro lavoro, quello che ancora oggi non ha
valore espresso in Euro, che non rientra nel calcolo della produttività
delle imprese, il lavoro di cura dei figli, dei padri, dei mariti, dei
lavoratori di oggi, ieri e domani. Quel lavoro che aumenta di più ogni anno,
in concomitanza con la finanziaria di turno e i tagli allo Stato Sociale.
Il “Ministro” {{Brunetta}}, visto che spesso lavoriamo nella Pubblica
Amministrazione, ci ha tacciato di fannullone, dimenticandosi che noi
abbiamo anche altre “assenze” per la maternità, la cura dei figli, dei
parenti (Legge 104). Ci ha tagliato lo stipendio in caso di malattia e ci
obbliga ad una reperibilità durante la malattia (8.00 – 20.00) che dimentica
le donne che vivono sole con i loro figli. Il Ministro Brunetta ha tentato
anche di ridurci i permessi della Legge 104.
{{I servizi sociali sono affidati dallo Stato in gran parte in appalto alle
Cooperative Sociali, dove lavorano in maggioranza donne.}} Risparmia lo Stato
e le stesse “false” Coop.Sociali che fanno profitti su salari più bassi
adottando il salario medio convenzionale, e perché non si applica l’art.18
L.300 Statuto dei Lavoratori.
{{La ministra Gelmini}} col taglio alla scuola pubblica per favorire quella
privata, {{taglia posti di lavoro soprattutto femminile,}} elimina il tempo
pieno e ricaccia a casa le donne per badare i figli dopo la scuola, figli
che la Ministra rende sempre più ignoranti e destinati alla
sottooccupazione.
Come se non bastasse, {{anche il nostro corpo è precario}}! Dall’esporci come
carne da macello in quasi tutti i programmi televisivi, al decreto della
Ministra Carfagna che criminalizza le prostitute e non gli sfruttatori del
loro lavoro, a volerci contenitori attaccando continuamente la legge sull’interruzione
volontaria della gravidanza (L. 194/78) ed imponendoci se, quando e con chi
accedere alle Tecniche di Riproduzione Assistita.
Occorre che noi donne riprendiamo la parola e ci organizziamo per i nostri
diritti. Dentro le esperienze di autorganizzazione, dentro le organizzazioni
del sindacalismo di base.
Oggi ci sono molti esempi di queste lotte dal nord al sud, a loro va la
nostra solidarietà!
E’ per questo che siamo in piazza oggi venerdì 17 ottobre 2008 per lo sciopero nazionale dei sindacati di base per dire
{{NO AD UNA VITA PRECARIA NO ALLA PRECARIETA’ DEI NOSTRI CORPI
SI ALLA LOTTA CONTRO QUESTO ATTACCO GENERALIZZATO
PERCHE’ PER LE DONNE TUTTA LA VITA DEVE CAMBIARE!!!
INVITIAMO TUTTE AD UNA GRANDE PARTECIPAZIONE ALLA MANIFESTAZIONE DEL 22
NOVEMBRE 2008 A ROMA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE}}.
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