Anche questa volta: non in nostro nome
Alcune donne fiorentine sono intervenute nel dibattito aperto dall’ordinanza comunale contro i lavavetri, con un comunicato, pubblicato sulla cronaca locale del Manifesto, sul quale continua una raccolta di firme, che vorremmo andasse oltre il livello locale. {{{Lavavetri e qualità della vita in città}}}
Nel dibattito in corso, a partire dall’ordinanza del Sindaco di Firenze, che considera i lavavetri ai semafori una minaccia per l’ordine pubblico, spesso è stata evocata l’immagine delle donne sole alla guida di una macchina, molestate in maniera aggressiva da uomini stranieri.
_ Lo stesso sindaco ha affermato che è necessario colpire anche altri comportamenti che non sempre sono reati, ma concorrono a rendere peggiore la qualità della vita di una città.
_ A noi sembra che la qualità della vita urbana sia lesa da fatti ben più gravi: la speculazione edilizia che detta le linee di espansione e le caratteristiche dei nuovi quartieri, il traffico privato che produce inquinamento (ma anche tensione nei rapporti interpersonali), la violenza che si respira insieme alle polveri sottili e ad altri veleni.
_ Violenza che colpisce in maggior misura le donne, perché, anche se non è prerogativa degli uomini, affonda però saldamente le sue radici in millenni di cultura patriarcale.
Noi, che abbiamo sempre vissuto e continuiamo a vivere in uno stato di insicurezza permanente, facendo i conti con la violenza per la strada, ma anche (e soprattutto, come ci dicono regolarmente le statistiche) fra le mura domestiche, {{non abbiamo bisogno che alcuni uomini si assumano il compito di difenderci dalle vere o presunte aggressioni di altri uomini}}, anche perché così facendo quasi sempre si arrogano il diritto di giudicare i nostri comportamenti.
{{Abbiamo bisogno}} invece di città dove la violenza sia sconfitta innescando circoli virtuosi, costruendo una cultura dell’attenzione reciproca e della cura che coinvolga donne e uomini, istituzioni e abitanti. Dove ci siano servizi pubblici efficienti e a disposizione di chi ne ha bisogno, a partire da quelli di trasporto. Dove le differenze culturali diano luogo a confronto e dialogo fra le persone e non a processi di emarginazione. Perché questa ci sembra l’unica strada per prevenire e contrastare comportamenti aggressivi e violenti, di cui nessuna cultura ha l’esclusiva.
{{Prime firme}}
{Clotilde Barbarulli, Mara Baronti, Sandra Cammelli, Erica Gardenti, Silvia Porto, Gabriella Lazzeri ({Giardino dei ciliegi}); Anna Biffoli ({Libera Università Ipazia}); Liana Borghi ({Società Italiana delle Letterate}); Francesca Cavarocchi, Giulia Chibbaro, Francesca Di Marco ({Collettivo 8 marzo}); Marisa La Malfa, Alidina Marchettini, Lucia Spadacci, Maria Grazia Campari, Maria Nicastro ({Ass.ne Rosa Luxemburg}); Luisa Petrucci, Anna Picciolini, Fiammetta Gori, Graziella Rumer Mori ({Libere Tutte}); Elena Del Grosso ({Rete delle donne di Bologna}); Anna La Cognata ({Assessore a Figline Valdarno}); Fiorella Bomè, per il {Forum Permanente delle Donne di Certaldo e della Valdelsa}; Monica Biondi ({Comitato per la difesa della Costituzione –Firenze}); Margherita Biagini; Rosella Luchetti; Cristina Marcato- insegnante; Anna Montigiani; M. Laura Massai}
{{Per adesioni}}: emilia-emilia@katamail.com
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