Angela non è un pericolo per l’ordine pubblico
Una notizia confortante, che ha dello storico, per il periodo buio attualmente in corso nel nostro Paese, ci giunge stamani da Genova, una delle città italiane con cui il Gruppo EveryOne è in più stretti rapporti.
Alcune autorità genovesi hanno manifestato non poca attenzione verso la campagna condotta dal nostro Gruppo, tanto che si profila {{una collaborazione finalizzata a un corretto programma di tutela dei rrom presenti sul territorio genovese}}.
In base al {{“pacchetto sicurezza”}} varato dal governo, nei giorni scorsi Angela S., una prostituta romena di 21 anni ha ricevuto un provvedimento di espulsione firmato dal prefetto ligure. La giovane ha presentato ricorso al tribunale di Genova e le sue ragioni sono state accolte: potrà restare in Italia perché una donna che si prostituisce “non pone in essere un’attività di per sé pericolosa per l’ordine pubblico o per la sicurezza pubblica, e tantomeno lede o compromette la dignità umana”. Il magistrato ha mostrato una corretta ricezione della Direttiva 2004/38/CE, riconoscendo che {{la donna non aveva dato origine ad “allarme sociale”,}} non aveva attentato ala sicurezza, alla libertà o all’incolumità di altri cittadini. Sono importanti le parole dette dal giudice Francesco Mazza Galanti, che ha convalidato la decisione precedente del giudice di pace, anch’essa favorevole ad Angela: “la normativa non solo non può consentire all’Amministrazione le paventate espulsioni di massa, ma la corretta interpretazione può e deve impedire anche le espulsioni arbitrarie o comunque non giustificate da fatti molto gravi e concretamente individuati”.
L’espulsione di Angela S., arrestata insieme ad altre donne nel corso di una retata nel quartiere di Sampierdarena, era così notificata:{ “per avere pervicacemente continuato a svolgere l’attività di meretricio nelle vie cittadine, creando grave pregiudizio alla pubblica sicurezza e conseguente allarme sociale tra i residenti dell’area interessata”.} La sua presenza in Italia era stata valutata come {“incompatibile con l’ordinaria convivenza, per la palese compromissione della dignità umana”}. Ratificando l’espulsione, il prefetto aveva ravvisato nell’attività di Angela “imperativi motivi di pubblica sicurezza” sufficienti a giustificare la “comprovata urgenza” del provvedimento. Dall’articolo di Massimo Calandri apparso oggi, 3 gennaio 2008, su La Repubblica: “Il giudice di pace non aveva però convalidato il provvedimento, negando in particolare la presunta “pericolosità” della giovane romena e spiegando che allontanandola si sarebbero violate due norme fondamentali. Una costituzionale, quella della libertà personale. L’altra, principio-base dell’Unione Europea (Angela è naturalmente cittadina comunitaria), sul diritto alla libera circolazione.
Assistita dagli avvocati Antonella Carpi e Stefano Sambugaro, la giovane romena è quindi tornata nei giorni scorsi in tribunale per chiedere il definitivo annullamento dell’espulsione. In aula ha ammesso di essere {{costretta a prostituirsi saltuariamente per mantenere un bimbo di 5 anni e la madre malata}} – “Non ho altra scelta” –; ha spiegato di possedere un passaporto regolare, di dormire in una pensione del centro storico di Genova.
Anche il giudice monocratico, preso atto della nuova normativa, le ha dato ragione: {“ai fini che qui interessano, l’allarme sociale è privo di rilevanza giuridica”.} Nella sentenza ha sottolineato inoltre che
non era stata redatta dalla polizia nessuna relazione di servizio che documentasse “le modalità con cui la ragazza svolgeva il meretricio”.
{{Il decreto di espulsione, sottoscritto dal Prefetto di Genova, è stato dichiarato illegittimo}}. E la locale questura è stata anche condannata al pagamento delle spese di giudizio, ottocento euro in tutto: onorari e diritti compresi.
{{Il Gruppo EveryOne}} e i suoi sostenitori hanno svolto un lavoro costante, instancabile, finalizzato a informare correttamente le Istituzioni riguardo alla Direttiva 2004/38/CE, alla {{Risoluzione del Parlamento Europeo del 15 novembre 2007}} sull’applicazione della stessa direttiva e alle Carte internazionali che tutelano i diritti delle minoranze. All’inizio ci siamo scontrati contro un muro impenetrabile di intolleranza e pregiudizio. Travisando le norme della normativa europea relativa al diritto dei cittadini dell’Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri, si è provveduto a espulsioni inique, basate su motivi di razza e indigenza.
Poi, grazie al sostegno di alcune realtà europee particolarmente attente alla tutela dei Diritti Umani – i Radicali, il Gruppo ALDE, il PSE, il Gruppo Verts/ALE, il Gruppo GUE/NGL – abbiamo ottenuto un risultato storico nell’àmbito di una campagna europea contro la discriminazione dei rrom: l’approvazione da parte del parlamento Europeo della succitata Risoluzione del 15 novembre 2007. Con la Risoluzione, l’Assemblea Parlamentare rispondeva {{stigmatizzando la discriminazione istituzionale e mediatica contro i rrom}} e approvava un sollecito immediato alla facilitazione dell’integrazione nella comunità delle popolazioni meno avvantaggiate e promuovendo la cooperazione fra gli Stati membri in termini di gestione dei movimenti della loro popolazione, in particolare mediante programmi di sviluppo e di aiuto sociale inclusi nei Fondi strutturali europei. Chiedeva di fatto il pieno rispetto della Direttiva e l’attivazione di programmi di tutela e integrazione dei rrom, ponendo fine alle violazioni dei loro diritti e alla campagna razziale condotta attraverso i media.
_ Il Decreto sulla Sicurezza 181 non rispettava neanche minimamente la Direttiva, mentre sgomberi, espulsioni ingiuste e linciaggio mediatico dei rrom proseguivano indiscriminatamente, anche se – bisogna riconoscerlo –, dopo la Risoluzione e la Campagna condotta dal Gruppo EveryOne e dai suoi alleati per diffondere quel testo (censurato dai media) e per spiegare in ogni parte la Direttiva, cominciava a dare qualche frutto. Alcuni quotidiani, radio e telegiornali smorzavano i toni quando riferivano notizie riguardanti rrom o romeni; assessori, sindaci e prefetti ci chiedevano di offrire loro una consulenza sulle normative di circolazione e soggiorno dei cittadini dell’Unione nel territorio degli Stati membri; personalità politiche aderivano alla campagna antirazzista del nostro gruppo.
Contemporaneamente alcune delle massime autorità mondiali riguardo alla Storia e alla cultura dei rrom si associavano al Gruppo EveryOne. La persecuzione, tuttavia, non si arrestava. Gli sgomberi, attuati in pieno inverno, mettevano in strada famiglie rrom con molti bambini (il 60 per cento dei rrom in Italia sono bambini o ragazzini), con conseguenze tragiche: non a caso abbiamo definito “nuovo olocausto” le operazioni di purga etnica che si svolgono in Italia. Di fronte alla prosecuzione dell’oppressione, mirata all’annientamento dei rrom, {{il Gruppo EveryOne ha presentato una Denuncia nei confronti delle Istituzioni italiane per “crimini contro l’umanità”}}.
La Denuncia, corredata da un documento sulla situazione attuale dei rrom nel nostro Paese, è stata sottoposta a: Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite; Parlamento e Consiglio Europeo; Corte Europea dei Diritti Umani; Corte Penale Internazionale de L’Aja.Contemporaneamente, abbiamo diffuso il testo della Denuncia con gli allegati sia nel mondo politico che presso le autorità locali e i network di informazione alternativa (considerato il veto che i media italiani hanno continuato a riservare alle notizie diffuse dal nostro Gruppo riguardo ai rrom in Italia). In data 28 dicembre 2007 il Consiglio dei Ministri approvava il {{nuovo DL “pacchetto sicurezza”,}} il cui testo completo non ci è ancora pervenuto, anche se pare che le principali violazioni alla direttiva (a partire dall’articolo 14, punto 4,b, che impedisce le espulsioni dei cittadini dell’Unione e dei loro familiari dal territorio degli Stati membri qualora essi vi si trovino per cercare lavoro, condizione che per le famiglie rrom è la norma) siano state mantenute. Esprimeremo un giudizio ed eventualmente ci opporremo ai provvedimenti discriminatori con energie ancora maggiori non appena leggeremo, punto per punto, il testo integrale del DL.
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