È arrivato anche quest’anno quel “momento d’inciampo tra l’estate e l’autunno… ma il femminismo è un inciampo in tutte le stagioni” come argutamente Marta Bonafoni ha definito l’appuntamento annuale della scuola politica di Be Free che per cinque giorni (28 agosto – 1 settembre), esplorerà Relazioni-Reazioni-Resistenze, ovvero l’universo mondo con possibili rimandi in ogni parte, in ogni campo, in ogni rapporto individuale e collettivo, amore e guerra compresi, se non fosse che non la materia ma lo sguardo è ben definito, femminista, e la volontà una: esplorare il conflitto.

Sostantivo che si incarna in nomi, visi, parole, atti, notizie e avvenimenti quotidiani che dal microcosmo al macrocosmo trasformano il mondo.

“Affacciarsi alla porta” del romìto quanto suggestivo ex convento cappuccino di Sant’Andrea a Collevecchio, provincia di Rieti, il primo di settembre e poter dire di aver dato, a sé e alle altre, “…un contributo trasformativo della realtà”, quali i due sostantivi – femminismo e conflitto – interagenti presuppongono, è l’auspicio di Marta Bonafoni posto a termine di suoi “dieci punti, il primo dei quali è stato un sentito “grazie a tutte”. Coordinatrice della Segreteria di Elly Schlein, Bonafoni ha sfiorato il tema della difficoltà d’appartenere per scelta all’inciampo e portarlo nella quotidianità, nel suo caso istituzionale. Non a caso ricordata la famosa doppia militanza, appartenenza al femminismo e a un partito, specie se dell’allora Sinistra, tanto dirompente e dolorosa per chi l’abbia sperimentata, cercando una strada a ponte tra visioni del mondo, gerarchie/orizzontalità, obbedienze/disobbedienze dovute alla sistemica deregolamentazione femminista che già nel femminismo americano anni ’60 definiva la rappresentanza (ineludibile nella relazione democratica), se femminista, sempre fuori dalle categorie di quella tradizionale. Concetto che in quest’ultimo periodo è di grande attualità sia rispetto all’analisi politica della rappresentanza-donna sia all’interpretazione nei ruoli istituzionali.

Cinque giorni di analisi su “Pratiche e Relazioni” in un momento di vissuti quale la storia offre al momento, non potranno che indagare a fondo il tanto che è in gioco e che solo linguaggi nuovi, di genere, potranno tradurre in pratiche trasformative.   

Brevi e di sostanza i quattro interventi introduttivi, anche chi seguiva “in remoto” come me – e ne ringrazio le madri della scuola, in primis Oria Gargano – percepiva il gran fiotto di luce pomeridiana che nell’ex chiesa seicentesca, tirata a lustro, entrava dal portone spalancato dando un senso positivo, accogliente. L’assunto più volte ribadito è stato “non demonizzare il conflitto” viverlo senza fraintendimenti, con pratiche e orizzonti di genere per renderlo fertile di spunti.

“Be Free è nata da un conflitto, tra donne, diciannove anni fa” ha ricordato Oria nel riassumere il proprio percorso che da Lotta Continua a “Quotidiano Donna”, all’esperienza di contrasto alle violenze con le donne, italiane e di ogni altra nazionalità, e aggiungo senza tema di smentita l’occasione di conflitto/crescita/creatività che è la Casa internazionale delle donne, l’ha portata insieme ad altre a costruire una realtà di valore e di sostanza, sostenuta da molte decine di socie e con oltre un centinaio di persone che vi lavorano con vari tipi di contratto.

Dell’idea che anche Be Free creasse/offrisse una scuola politica, Oria Gargano ha reso merito ad Antonella Petricone, praticando la relazione di genere del riconoscimento, il quale anche rientra nella gestione femminista del conflitto. A sua volta, Antonella, ha parlato del “concetto di sorellanza, plurale e polifonico”, della “ricerca di un nesso profondo dell’esserci nel praticare la relazione”, e ha ricordato il ruolo avuto dalle scrittrici femministe nell’incrementare la sorellanza.

Femminismo come scuola politica che dura tutta una vita seminata di oppositivi: incontro/scontro, amicizia/inimicizia, politica/impolitica, dubbio/certezza, domande/risposte (che siano all’altezza), insegnare/imparare le differenze (senza giudicare), madri/figlie, luce/ombra del materno in ogni declinazione biologica, simbolica, sociale, politica, creativa, femministe, transfemminista. Questo e molto altro ciò che le partecipanti affronteranno attraverso “laboratori di conoscenza”, tavole rotonde sulla produzione libraria, incontri con studiose e ricercatrici. Poetica la chiusa di Sabrina, dello staff di Be Free, che dopo aver sottolineato come della relazione “quasi mai ci si chieda cosa è, mentre si sa con chi o con che cosa lo si è”, si è definita un arcobaleno tra le nuvole nel portarsi dentro i più bei colori, cercando sempre di cogliere il positivo, sapersi sorprendere, cumulare il bello che s’incontra anche nei momenti più difficili, augurando alle partecipanti che nonostante l’inevitabile durezza del tema prescelto, anzi esaminando positivamente quello, trovino il proprio arcobaleno.