Assumerci la responsabilità, verbalizzata, del rifiuto della scheda
Manca poco meno di un mese alle elezioni e questa volta, e c’è sempre una prima volta, non voterò e non sarò davvero sola e certo non sarà la pigrizia a motivare la mia scelta, una volta ancora protesterò localmente, per un diverso globale. Ho scoperto di non essere sola, ho scoperto che queste elezioni non sono volute da nessun cittadino, ma indotte come necessità di una parte che vuole oltre tutto far passare il rifiuto
del voto come individualismo superficiale e/o opinionismo disfattista da due soldi.
Comunque andranno le cose, le elezioni frutteranno soldi ai partiti, riempiranno le tasche degli eletti e dei passati rappresentanti.
_ Quelli che sono i più pagati d’Europa e non solamente, quelli che con trenta mesi di *lavoro* hanno la pensione assicurata per sempre anche per i loro famigliari se venissero a mancare,compresi i conviventi, quelli che si sono dati, convenendo in massa, un assegno di solidarietà come “reinserimento alla vita sociale” per chi non rientrerà come candidato
o sarà rieletto nelle prossime elezioni,per cui è di loro diritto dunque una somma pari all’80% dello stipendio mensile lordo da deputato o senatore, moltiplicata per gli anni consecutivi passati in Parlamento (a Mastella ad esempio,spettano 300.000 euro circa).
Le nostre di tasche saranno ancora più vuote, non solo materialmente perché noi stiamo pagando questo spettacolo mediatico ma anche perché {{vuote delle speranze comuni di radicale cambiamento dello stato sociale, del fare politica}} nazionale ed estera.
Non sarò breve perché cercherò di essere esauriente, sulla base non solo ovviamente del mio sentire ma di quanto ho raccolto e mi è arrivato.
_ {{Perchè astensionismo?}} Per molti motivi.
Intanto uno, il primo come ho convenuto con delle amiche, perché ci fa sentire meglio, perché conta anche la nostra salute.
_ Perché, aggiungo, la tossicità reale depositata in anni e anni di malaffare ha pervaso
la nostra terra e la nostra esistenza, fino a farci diventare rifiuto riciclato tra i rifiuti, neanche differenziando un po’, ma i voti si sa, sono tutti buoni.
So, sappiamo benissimo che “{{nessuno si straccia le vesti se anziché l’80 % vanno a votare il 60 % degli italiani}} anzi come i due principali leader dicono, occorre governare senza troppi impedimenti e bastoni fra le ruote quindi ben venga l’esclusione dalla rappresentanza di chi non condivide le scelte del fare…”
_ Ma se ero certa già dal giugno 2006 che non sarei più tornata a votare, ora apprendo qualcosa in più, mi viene detto che {{possiamo andare al seggio, farci registrare, ma
rifiutare, con motivazione da mettere a verbale, la scheda elettorale}}.
_ Assumerci la responsabilità, verbalizzata, del rifiuto della scheda.
Come detto da un anonimo presidente di seggio: “Dal punto di vista
politico è sicuramente molto ma molto più significante e rilevante
rispetto sia alle{{ schede nulle}} (al quale si dà il valore di chi non sa
votare) {{schede bianche}} (valore di chi non sa decidere) {{non andare a
votare}} (che addirittura scompare nell’oblio).
_ Esiste un metodo di astensione che {{garantisce di essere percentuale votante (quindi non delegante) ma consente di non far attribuire il proprio non-voto}} al partito di maggioranza”.
È infatti facoltà dell’elettore di recarsi al seggio e una volta fatto vidimare il certificato elettorale,{{avvalersi del diritto di rifiutare la scheda}}, assicurandosi di far mettere a verbale tale opzione, come previsto dal d.p.r. 30 marzo 1957, n. 361 – art. 104.
_ È possibile inoltre allegare in calce al verbale, una breve dichiarazione
in cui se vuole, l’elettore ha il diritto di esprimere le motivazioni del suo rifiuto, ad esempio: “nessun partito o coalizione partitica presente, mi rappresenta”.
In questa ricerca mi sono imbattuta in siti e individui che sicuramente
hanno connotazioni anche di destra, con tutto quello che significa il
termine.
_ Così come leggendo su Wikipedia che “l’anarchia è la ricerca
sperimentazione di una organizzazione sociale orizzontale che si pone
in totale opposizione; alternativa concreta all’attuale sistema di
potere che viene considerato dagli anarchici statale, autoritario,
gerarchico,capitalistico, militaresco”, che una “società siffatta
vuole basarsi sul libero accordo, sulla solidarietà, sulle libere
associazioni, su federazioni, sul rispetto per la singola individualità
che non volesse farne parte, secondo il principio che le decisioni
valgono solo per chi le accetta, che si rifiutano quindi leggi,
comandi, imposizioni, principi fondati sul volere della maggioranza,
rappresentanze, discriminazioni, castighi, guerre come metodo per
risolvere contrasti, realizzando la gestione ed il superamento dei
conflitti attraverso assemblee di comunità o chiarimenti ed accordi tra
i diretti interessati” come potrei allora non essere d’accordo con
quanto sopra enunciato?
Ma il testo poi conclude: “Di fatto però una società anarchica è attuabile solo grazie ad una presa di coscienza di tutta la popolazione, di adesione ai suoi ideali, altrimenti rimane
un’utopia o è destinata a fallire ed essere sopraffatta, come per altro già successo a tutti gli esperimenti storici di anarchia”.
Allora non volendo vedermi contenuta e confinata, smetto di escludere
le probabili definizioni per semplice e vitale reazione, mi ritrovo ad
esempio in quelle lettere che mi sono arrivate e che certamente si
sommeranno ad altre anche di intonazione assai diversa.
Senza nessuna pretesa ho cercato di dare un contributo e concludo,
ringraziando chi mi ha letta fin qui, così come tutte le persone che
scrivendo e comunicando, ho trovato assai vicine al mio “sentire” e di
conseguenza “fare”
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