Atene: scene di (difficile) vita quotidiana
Grazie all’ALTERSUMMIT ho verificato con mano la drammatica situazione greca e quanto quest’ultima possa costituire un laboratorio per sperimentare politiche barbare da esportare in altri paesi. Appena atterrata all’aeroporto di Atene mi sono messa alla ricerca della stazione dei treni per raggiungere il centro, dove mi aspettavano le amiche greche e francesi per una delle tante riunioni preparatorie dell’Assemblee delle donne.
Ad Atene infatti il 7 e l’8 giugno scorsi si è tenuto l’incontro di ALTERSUMMIT con lo scopo di cercare risposte alternative alle politiche di austerità fondate sull’enfatizzazione del debito pubblico.
L’incontro si è aperto con l’assemblea delle donne.
Per fare più in fretta a trovare la stazione, visto il ritardo del volo, ho chiesto ad una giovane donna, sbarcata con me, che pur abitando ad Atene ed essendo di origine magrebina, parlava un ottimo italiano.
Mentre raggiungevamo il treno ho colto al volo l’occasione e le ho chiesto come si viveva oggi ad Atene. La sua risposta è stata praticamente la fotocopia di quanto ci aveva spiegato Sonia Mitralia, l’amica ateniese che ha partecipato al tour italiano di presentazione della campagna di solidarietà con le donne greche per il diritto alla salute organizzato dalla lista “donne nella crisi”.
Da due anni a questa parte (cioè dal primo memorandum europeo sulla Grecia) le cose sono andate a rotoli : licenziamenti di massa, taglio dei finanziamenti pubblici soprattutto per sanità e scuola, precarizzazione costante della vita quotidiana. In particolare la perdita della copertura sanitaria pubblica è sentita come il problema più drammatico perché la salute vien prima di tutto.
“Credo che me ne andrò presto da qui. Ma il problema è dove!i” mi ha detto sconfortata la giovane donna.
Durante l’ALTERSUMMIT (il report del quale è stato pubblicato su alcuni siti e sul “Paese delle donne” on line) per i miei spostamenti ho dovuto utilizzare qualche taxi. Uno dei taxisti incontrati ci ha spiegato che da qualche tempo è costretto a svolgere due lavori per sbarcare il lunario.
Al mattino fa il vigile del fuoco ed il pomeriggio-sera guida i taxi.
Anche lui ci confermava che i cambiamenti più negativi si sono avuti negli ultimi due anni, da quando cioè il debito pubblico della Grecia è stato talmente enfatizzato da far credere alle ed ai cittadini che non vi era altra possibilità che quella di restituirlo, anche se a carissimo prezzo.
“Non resta che arrangiarsi come si può”, ci ha detto sconfortato il taxista.
L’ALTERSUMMIT si è svolto in un grande centro sportivo con 5 piscine scoperte, il velodromo e i campi da basket. Il complesso e la relativa, lussuosa, fermata della metropolitana sono stati realizzati in occasione del grandioso businnes delle Olimpiadi del 2004 quando si costruì di tutto e di più senza badare a spese.
La bizzarria è che questo complesso è fuori dalla città ed è pochissimo utilizzato dagli ateniesi, praticamente una specie di cattedrale nel deserto.
Aver fatto l’ALTERSUMMIT in questo luogo è stato utile perché esso è la prova provata che il debito non è stato causato dalle spese sociali a sostegno del lavoro e dei sistemi pubblici di welfare ma dalla logica di mercato secondo la quale tutto si può vendere e tutto si può comprare.
Grazie all’ALTERSUMMIT ho verificato con mano la drammatica situazione greca e quanto quest’ultima possa costituire un laboratorio per sperimentare politiche barbare da esportare in altri paesi.
Ho anche colto le difficoltà sempre maggiori che incontrato le donne e gli uomini che non si rassegnano e vogliono non solo resistere ma provare a cambiare gli attuali rapporti di forza.
Ho visto anche il diffondersi di una solidarietà concreta e attiva che fa si che in Grecia siano sorte per esempio 36 cliniche autogestite per rispondere ai bisogni sanitari primari di coloro, soprattutto donne,che hanno perso la copertura sanitaria pubblica. Ed ho apprezzato la disobbedienza civile praticata da medici che, negli ospedali pubblici, continua a prestare assistenza anche a chi ne ha perso il diritto.
E’ una solidarietà politica nel senso che non si ferma alla dimensione umanitaria, benché importantissima, ma prova a disegnare nel concreto un altro modello di società e di relazioni umane.
Ecco perché nonostante tutto sono tornata da Atene con una miglior conoscenza della realtà e con una maggior coscienza dell’importanza dell’impegno sociale e politico, in particolare quello di genere femminile.
PS: Purtroppo le notizie che arrivano dalla Grecia secondo le quali il governo ha praticamente deciso di spegnere la televisione pubblica prevedendo di licenziare oltre rafforzano la drammaticità di quanto sta avvenendo in quel disgraziato paese. Il nostro impegno è dunque ancora più importante.
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