“AVRO’ SEMPRE VENT’ANNI 1968 -2018” un libro che raccoglie testi di EUGENIO BORGNA, RAFFAELLA FERRARI, STEFANO FERRARI, SABINO MARIA FRASSA’, CHIARA SARACENO, NICLA VASSALLO accompagnati dalla spiegazione di 20 opere d’arte contemporanea tratte dalla mostra “AVEVO 20 ANNI”.
Quinlan Editrice ha presentato il 7 settembre 2018 il nuovo volume CRAMUM “Avrò sempre vent’anni 1968 – 2018”, che riflette sul passare del tempo e sul sul significato di essere giovani oggi a cinquant’anni dai moti studenteschi del 68 e dalla morte di Lucio Fontana. Dal 1968 a oggi la società non sembra esser riuscita a rispondere al disagio giovanile, se non con altra inquietudine e incomprensione. Viviamo così in un loop socio-culturale di crisi di identità, tra non età e non ruoli. Sembra infatti che a partire da quegli anni sia diventato impossibile rinunciare ad avere vent’anni per tutta la vita. Viviamo così in un loop socio-culturale di crisi di identità, tra non età e non ruoli. Come scrive l’autore “Il Paradiso è oggi, ma a quale costo? … Avrò vent’anni per sempre fino al giorno in cui morirò, senza aver accettato e cercato di metabolizzare la mia finitezza”.
L’autore, Sabino Maria Frassà, ha scelto di riflettere su un tema così complesso adottando un format innovativo e fresco che integra saggi con opere d’arte e con il sistema della lettura veloce. I concetti principali dei ricchi e mai scontati contributi dei noti studiosi coinvolti (Eugenio Borgna, Raffaella Ferrari, Stefano Ferrari, Sabino Maria Frassà, Chiara Saraceno, Nicla Vassallo) sono evidenziati graficamente. Tutti i testi sono inoltre arricchiti da spiegazioni di opere d’arte contemporanea che ne completano il senso e – forse – ne facilitano la piena comprensione. Non a caso l’autore è arrivato a definire Avrò sempre vent’anni 1968 – 2018 come “una sorta di libro illustrato per adulti, uno strumento per interrogarsi più che un volume di istruzioni sul come crescere”.
Le opere incluse nel volume provengono dalla mostra promossa da cramum “Avevo 20 anni” che si terrà a Villa Bagatti Valsecchi di Varedo dal 15 al 30 settembre e sono di artisti provenienti da tutto il mondo: Ivan Barlafante, Yuting Cheng, Alberto di Fabio, Francesco Fossati, Marta Galbusera, Daesung Lee, Giulia Manfredi, Franco Mazzucchelli, Ryts Monet, Marcello Morandini, Maria Teresa Ortoleva, Noa Pane,Francesca Piovesan, Diego Randazzo, Marika Ricchi, Zheng Rong, Andreas Senoner, Rob van den Berg, Maria Wasilewska.
Alcuni estratti dal libro:
Chiara la visione dell’autore del volume – Sabino Maria Frassà – sin dall’incipit: “I vent’anni e la giovinezza sembrano oggi essere l’esperienza più vicina al paradiso in terra… Il Paradiso è oggi. I vent’anni assurgono oggi al ruolo di spartiacque esistenziale: dopo aver vissuto e sperimentato questo paradiso di infinita potenza, l’incedere del tempo sembra essere solo portatore di instabilità, fatica e declino”. La conseguenza di tale approccio è secondo Frassà che “la lentezza e il passare del tempo sono oggi il vero disvalore: in fondo la nostra vita è una continua campagna elettorale e nomination. La concezione del tempo e il conseguente cambiamento nella rappresentazione e percezione di sé sono così in ultima istanza le vere vittime delle trasformazioni sociali innescatesi con i moti studenteschi degli anni sessanta”. A tutto ciò Sabino Maria Frassà contrappone l’esempio della figura e carriera di Lucio Fontana … “Il suo tagliare la tela – emblema stesso di tutta l’arte precedente – è stato rivoluzionario … Quello che colpisce oggi è che Lucio Fontana sia riuscito in questa rivoluzione in età adulta quasi senile (aveva 58 anni) … Merita infatti ripensare lo stereotipo per cui la creatività e la capacità di rivoluzionare la realtà siano proprie esclusivamente dei giovani e che siano condizionate negativamente dal passare del tempo.”
Chiara Saraceno aggiunge che “Ci troviamo oggi di fronte al paradosso per cui i giovani sono considerati un gruppo di età particolarmente svantaggiato, per il quale la giovinezza sembra costituire un handicap, piuttosto che un vantaggio, nel mercato del lavoro, nell’accesso alle posizioni che contano, ed anche rispetto al riconoscimento delle capacità e competenze. Ma, allo stesso tempo, la giovinezza, idealizzata nei suoi aspetti di vigore fisico, corporeità attraente, competenza (e prima ancora abitudine) tecnologica, unite al ridotto peso delle responsabilità, a livello dell’immaginario è diventata l’età cui si vuole arrivare il prima possibile e rimanere il più a lungo possibile: una sorta di standard – sul piano fisico ma anche comportamentale – da mantenere anche quando si è girata la boa dei quaranta ed oltre”
Stefano Ferrari spiega come l’immagine interna che ognuno ha di sé sia “una sintesi percettiva della memoria o, meglio dell’impressione del nostro volto, la quale però deve assorbire e comprendere anche i contenuti ideali del nostro mondo interno – delle nostre aspettative, delle nostre aspirazioni, ma anche dei nostri timori e delle nostre fragilità. Essa è in realtà il corrispettivo visivo della nostra identità psichica e sociale… Il sessantottino continua a vedersi e sentirsi come tale, e fa certamente più fatica ad adattare l’immagine dei suoi vent’anni, così ricchi e così colorati di ideali, con l’immagine dell’adulto borghese (che magari è diventato), azzimato e ben vestito. ”
Eugenio Borgna conclude la riflessione sulle cause della crescente inquietudine giovanile ricordando che “nelle inquietudini adolescenziali, nella loro insorgenza e nelle loro evoluzioni, siamo tutti imbarcati, la emblematica sfolgorante parola pascaliana, e siamo tutti chiamati a prenderne coscienza, e a ricercarne la diversa misura delle nostre responsabilità: quelle dominanti delle famiglie e delle scuole, e quelle che la vita indica a ciascuno di noi. Non è giusto, ed è troppo comodo, scaricare sugli adolescenti le responsabilità che non sono solo loro in un mondo che, in questi ultimi vent’anni, è divenuto sempre più arido, e narcisistico.”
Completano il volume due testi incentrati sui possibili sviluppi. Da un lato Nicla Vassallo esprime il suo pessimismo nel testo non a caso intitolato “Conoscere stanca. Dalla mancata rivoluzione dei giovani del ‘68 alla rivoluzione dell’assenza di conoscenza di oggi”. La filosofa ci invita a riflettere su come la società sia “diventata sempre più edonistica: forse stanchi di secoli di rivoluzione industriale, di stenti e di guerre, il “lavorare stanca” è stato assurto a modello nel suo fraintendimento più becero, secondo il quale si disprezza la conoscenza che non si possiede perché non si ha voglia di faticare per averla.”
Raffaella Ferrari esprime invece un cauto ottimismo su cosa potranno fare i giovani di oggi “I giovani sono depositari di un istinto della specie non condizionabile volontariamente che lavora sotto traccia e perciò vanno custoditi favorendo la cultura e la formazione di strumenti per affrontare la realtà. Agli adulti perciò il faticoso compito di essere genitori, ovvero di custodire (non di proteggerli a tutti i costi), dedicandosi a loro e testimoniando l’importanza degli affetti e dell’esempio. Le risposte scaturiranno – imprevedibili – come i fiumi carsici – e se nuovi paradigmi di sopravvivenza e sostenibilità saranno prodotti lo si dovrà a questa generazione a cui forse è stato dato proprio il compito della riparazione, della ricostruzione di relazioni e legami più solidali con un rinnovato e consapevole rispetto verso gli altri.”
Le opere selezionate dall’autore del volume integrano e completano i testi. Ad esempio troviamo in copertina l‘opera di Giulia Manfredi Psicomanzie così spiegata: “l’opera rappresenta il tentativo dell’uomo di ordinare la realtà e sopravvivere alla propria finitezza, almeno con le opere e con il ricordo. Il marmo, scolpito su disegni e mappe di giardini all’italiana, racchiude ali di farfalle, provenienti da collezioni dismesse e abbandonate di insetti”.
Tra le opere spiegate troviamo anche il raffinato ciclo fotografico Per sempre di Francesca Piovesan attraverso il quale “l’artista riflette sulla rincorsa umana all’eternità, al “per sempre”. Un tatuaggio è uno dei modi attraverso cui l’essere umano cerca di far permanere su di sé qualcosa che lo accompagni “per sempre”. Invece in alcuni punti del corpo, come sui palmi delle mani e sulle piante dei piedi, anche i tatuaggi posso svanire quasi completamente in breve tempo. Gli scatti fotografici documentano perciò dal 2016 a oggi con cadenza settimanale la dissolvenza del tatuaggio dal 2016 a oggi.
Infine da segnalare tra le oltre 20 opere la scelta di inserire opere recenti di grandi Maestri non più “anagraficamente” giovani (foto, Bifacciale n4 opera che fa parte del ciclo di inediti di Franco Mazzucchelli realizzati tra il 2017 e 2018) a testimoniare ancora una volta che la creatività non ha nulla a che fare con l’età anagrafica.