“Baby gang” e responsabilità adulte
Appunti su una storia di quartiere: il quartiere Lunetta di Mantova e l’incapacità mediatica e istituzionale di affrontare il problema delle “baby gang” assumendosi la responsabilità di comportarsi da adulti nei confronti di minorenni.Lunetta pare messa sotto assedio da una “baby gang”, come viene definita dalla stampa, di cinque ragazzi. Una banda di minorenni, a quanto sembra. Per ‘minore’ la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia intende chiunque non abbia ancora compiuto i diciotto anni d’età.
Non vogliamo qui entrare nel merito della complessità dei problemi reali di Lunetta, un quartiere in larga parte abbandonato al degrado da troppo tempo; vogliamo invece sottolineare l’incapacità mediatica e istituzionale di ‘vedere’ i minorenni e il loro disagio. Il questore dice che si stanno facendo indagini e che si stanno valutando procedimenti di espulsione.
L’articolo {[E intanto la banda sembra scomparsa->http://80.241.231.25/ucei/PDF/2012/2012-09-05/2012090522535534.pdf]} (Gazzetta di Mantova, 5 settembre 2012) lascia intendere che la questura stia cercando di definire ”nazionalità ed età precise” di ragazzi che non hanno documenti regolari. La definizione dell’età di un giovane non è questione secondaria, perché ci sono normative internazionali che impongono precisi obblighi di tutela alle autorità dei Paesi in cui i minorenni si trovano: garanzia del loro “primario interesse” e presa in carico del loro percorso di recupero, in casi come questo.
Se i ragazzi della “baby gang” di Lunetta sono minorenni e clandestini, a quali familiari adulti verranno associati per il rimpatrio? Quale famiglia potrà assumersi l’onere del recupero assistito che potrebbe essere deciso dal Tribunale dei Minori? Oppure il carcere minorile li accompagnerà attraverso un percorso che dovrebbe essere non punitivo ma rieducativo e di reinserimento fino al compimento del diciottesimo anno. E poi?
Secondo dati Istat del 2007, riportati dal ministero della Giustizia in un documento di due anni fa, i minori denunciati alle Procure erano 38.193. La componente maggiore è costituita da ragazzi di 17 anni (10817) e da ragazzi di 16 anni (9507), i minori di 14 anni sono 6495. Gli italiani sono 27803. Gli stranieri 10390.
Tutti dovrebbero avere lo stesso diritto a un intervento che li rieduchi.
Una società adulta dovrebbe esprimersi nei confronti dei bambini e adolescenti in termini di responsabilità: una “baby gang” è, come dicevamo, una banda di ragazzi. Questo in primo luogo dovrebbe preoccuparci. Non si tratta solo di “neutralizzarla”, come auspica il Sindaco, ma di fermarla e farci carico dei giovanissimi individui che la compongono. La stampa potrebbe almeno evidenziare questo problema. Le autorità competenti dovrebbero almeno dirci che se ne stanno preoccupando.
Se ci si assumesse {{la responsabilità di comportarci da adulti nei confronti di questi minorenni,}} se da adulti sapessimo parlare di loro, vorrebbe dire che lo sapremmo fare sempre nei confronti di tutti i minorenni. Quindi, insieme alle forze dell’ordine, dovrebbero essere disseminati, per Lunetta e per la città intera, educatori di strada e punti d’ascolto, aperti laboratori e centri di aggregazione, sostenute con forza le scuole, affidando di nuovo agli insegnanti il ruolo di educatori capaci di dialogo e di interazione e non solo di istruttori soffocati dalle procedure e dai riti della burocrazia.
“Lei non si preoccupi di educare, si limiti a insegnare”, dicono due altezzosi genitori canadesi a monsieur Lazhar, maestro profugo dell’Algeria che cerca di aiutare i suoi scolari a elaborare un terribile lutto.{ Monsieur Lazhar} è un bel film che dice molto sull’incapacità del mondo adulto di cogliere il disagio dei più giovani prima che esploda e trasformi gruppi di ragazzini in “baby gang”. Potrebbe dare qualche spunto di riflessione a chi dei ragazzini ha soprattutto paura.
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