Basta! Che la pace cominci
Andare oltre ogni trionfalismo e dare un senso alla morte di Osama Bin Laden ponendo fine alla violenza, avviando un profondo riesame delle politiche di guerra finora portate avanti. Non entrano nel merito del come sia avvenuta questa morte le donne del Codepink women for peace, movimento di donne impegnato con azioni di denuncia delle politiche belliche governative Usa e di solidarietà con donne in varie parti del mondo, nell'[appello->http://salsa.democracyinaction.org/o/424/p/dia/action/public/?action_KEY=6685] al presidente Obama lanciato subito dopo l’annuncio e prima degli interrogativi che ne sono seguiti. “Ricordiamo e rimpiangiamo tutte le persone morte l’11 settembre, tutte le vite perse in Iraq, Afghanistan, Pakistan … la morte dei nostri soldati. Diciamo così come abbiamo detto nei nove anni passati: Basta”.
L’appello e le chiarazioni di {{Medea Benjamin}}, cofondatrice del movimento, proseguono con l’interrogativo su come si sia potuto permettere che “una indicibile violenza contro di noi si sia trasformata in una indicibile violenza da parte nostra”, invadendo l’Iraq senza alcuna giustificazione, torturando prigionieri in Abu Ghraib, imprigionando persone senza prove a Guantanamo, bombardando cerimonie di matrimoni in Kandahar, attaccando villaggi in Pakistan, distruggendo ecosistemi.
E’ tempo di dire basta e far tornare a casa le truppe, non ci sono più giustificazioni per continuare la guerra in Afghanistan, gli attacchi in Pakistan con aeromobili senza pilota non fanno che alimentare la violenza e creare nuovi Bin Laden
Medea Benjamin: “Il nostro budget militare e federale deve centrarsi sulla ricostruzione a casa non a farsi nuovi nemici… la morte di Bin Laden potrà avere un significato se segnerà l’inizio della fine di questo implacabile ciclo di violenza”
Lo stesso sito rimanda alla intervista a [ Samina Sundas->http://www.alternet.org/story/150821/the_us_needs_to_focus_on_not_creating_any_more_bin_ladens?page=1], che ha fondato American Muslim Voice, sulle sue reazioni alla notizia dell’uccisione di Ben Laden, sull’interrogativo se possa considerarsi sepolto il terrorismo con la morte di Ben Laden. “Osama era la spia di un problema in casa e nel mondo; ucciderlo è stato come mettere un cerotto sul cancro”. Anche in questo caso l’invito è a ripensare le politiche militari ma soprattutto ad impegnare parte del bilancio militare nelle politiche sociali. “Pensiamo sempre che dobbiamo andare oltre i mari per difendere i diritti umani, ma c’è molto da fare qui a casa… Noi potremmo cominciare veramente ad essere campioni dei diritti umani e cominciare a far vivere la nostra costituzione e diventare veramente una supernazione”. Ed infine riguardo al rapporto con la comunità mussulmana, “la sicurezza del nostro paese ed un futuro di pace dipendono dalla nostra capacità di aprire le nostre menti, i cuori e le case a vicenda in modo da poterci conoscere vicendevolmente”.
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