Basta con le espulsioni di Palestinesi da Geursalemme est
Dopo un’altra espulsione da Gerusalemme est, Luisa Morgantini invita a firmare un appello al presidente delle Repubblica italiana ed altre autorità italiane per un’azione diretta a fermare ed annullare le espulsioni e i piani di colonizzazione di Gerusalemme est.In una pubblicità dell’aspirina – e non capisco il nesso – ho trovato la seguente {{citazione da Proust}}: “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. Non ho cercato il riferimento ma mi corrisponde alla settimana che ho trascorso in Palestina e in Israele, insieme a un bel gruppo di persone guidate e introdotte magistralmente da Luisa Morgantini.
{{Ho visto con i miei occhi}} lo stato di occupazione insinuante e ingannevole che non supponevo, la strenua resistenza non violenta da parte della popolazione palestinese, la solidarietà attiva di donne e uomini israeliani tenacemente impegnati verso una coesistenza pacifica, e molto altro di cui spero potremo parlare ad onta della informazione deviata da cui siamo sommersi.
Per questo spero che anche tutt* voi possiate andare a rifarvi gli occhi in quella bellissima terra. E intanto vi trasmetto {{la lettera di Luisa Morgantini con l’appello a fermare una sistematica operazione di apartheid}}: l’espulsione dei palestinesi – cittadini israeliani di Gerusalemme Est – dalle loro stesse case in cui vivono da decenni.
{Care tutte e tutti,
come forse già sapete l’Esercito Israeliano ha espulso domenica mattina altre due famiglie dalle loro case nel quartiere Sheikh Jarrah, a Gerusalemme Est.
Sotto trovate l’appello che vi invito a sottoscrivere e che e’ da diffondere il piu’ possibile per raccogliere nuove adesioni.
Per rendere l’azione piu’ efficace, dovete inviare l’appello direttamente dalle vostre mail agli indirizzi indicati dei rappresentanti istituzionali, mettendo in cc anche la mail: stopespulsioniger@gmail.com}
Inviare direttamente l`appello agli indirizzi:
_ presidenza.repubblica@quirinale.it
_ gabinetto@esteri.it
_ luigi.mattiolo@esteri.it
_ luciano.pezzotti@esteri.it
_ mettendo come cc: stopespulsioniger@gmail.com
{{Al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
_ Al Ministro degli Affari Esteri Franco Frattini
_ All’Ambasciatore d’Italia a Tel Aviv Luigi Mattiolo
_ Al Console Generale d’Italia a Gerusalemme Luciano Pezzotti}}
BASTA ESPULSIONI DI PALESTINESI DA GERUSALEMME EST
Domenica 02 agosto e’ stato reso esecutivo l’ordine di sfratto pendente su due famiglie palestinesi di Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est. Alle prime ore del mattino i soldati dell’IDF (Israeli Defence Forces) hanno costretto con la forza le famiglie al Ghawi e al Hanoun, gia` profughi nel `48, a lasciare le loro case nel quartiere di Sheikh Jarrah, dove risiedevano dal 1956. Al loro posto sono gia’ entrati nelle abitazioni coloni israeliani.
Da settimane la presenza di cittadini e attivisti per i diritti umani palestinesi, israeliani ed internazionali ha sostenuto la determinazione delle famiglie a non lasciare le proprie case e a non divenire vittime delle politiche di pulizia etnica dello Stato di Israele.
Secondo il Diritto Internazionale Gerusalemme Est fa parte dei Territori Palestinesi Occupati da Israele dal 1967 e la comunita’ internazionale e’ tenuta a far rispettare le risoluzioni delle Nazioni Unite che vietano il trasferimento di popolazioni cosi’ come ogni intervento atto a modificare lo status quo della citta’ (cfr. Convenzioni di Ginevra (1949) e Risoluzioni ONU (n. 242 del 1967, 252 del 1968, 267 del 1969, 271 del 1969, 298 del 1971, 465 del 1980, 476 del 1980, 478 del 1980).
La condizione degli abitanti palestinesi a Gerusalemme Est si fa sempre piu’ insostenibile a causa delle politiche discriminatorie del Governo occupante che hanno come obiettivo la irreversibile annessione della citta’ di Gerusalemme Est creando continuita’ territoriale tra Gerusalemme Ovest e gli insediamenti israeliani illegali che circondano Gerusalemme Est (Maale Adumim, Pisgat Zev….).
Dal 1967 ad oggi sono stati costruiti 17 insediamenti che occupano circa il 35% del territorio di Gerusalemme Est, nei quali vivono piu’ 200,000 coloni. Fonti OCHA (Office for Coordination of Humanitarian Affairs – www.ochaopt. org/) riportano che tra il 1967 e il 2006 sono state demolite piu’ di 8500 case palestinesi. Nei soli primi 4 mesi del 2009, OCHA ha registrato la demolizione di 19 strutture a Gerusalemme Est, che comprendono 11 abitazioni civili. Di conseguenza 109 palestinesi, tra cui 60 bambini, si ritrovano sfollati.
Le dirette conseguenze sulla societa’ palestinese di tali azioni del Governo Israeliano sono la frammentazione territoriale dei diversi quartieri di Gerusalemme Est nonche’ l’isolamento di Gerusalemme Est dal resto della Cisgiordania, creando di fatto le condizioni per cui Gerusalemme diventi la capitale ‘unica ed eterna dello Stato di Israele’ in violazione del Diritto Internazionale e delle Risoluzioni ONU.
L’unica difesa a cui possono ricorrere i palestinesi di Gerusalemme e’ il sostegno e il supporto della comunita’ internazionale, l’unica che puo’ esercitare pressione sul Governo Israeliano per revocare immediatamente gli ordini di espulsione dei palestinesi di Gerusalemme Est (Sheikh Jarrah, Citta’ Vecchia, Silwan, Bustan, Ras al Amud) e per fermare i piani di costruzione di nuove colonie a Gerusalemme.
Le famiglie al Ghawi, al Hanoun e al Kurd, quest’ultima cacciata dalla propria abitazione nel novembre 2008, sono solo le prime tra le 28 famiglie (500 persone) residenti nel quartiere di Sheikh Jarrah, che sono a rischio di espulsione.
La nuova amministrazione statunitense e l’Unione Europea hanno condannato la confisca, la demolizione delle case palestinesi a Gerusalemme Est e la costruzione di nuovi insediamenti.
Chiediamo pertanto al Governo Italiano e piu’ direttamente alla rappresentanza diplomatica del Consolato Generale di Italia a Gerusalemme di unirsi alle severe condanne verso il Governo Israeliano per le espulsioni delle famiglie al Ghawi e al Hanoun, e di richiedere al Governo Israeliano che venga cancellato l’ordine di espulsione, che le famiglie cacciate possano rientrare nelle proprie case, che vengano cancellati gli ordini di espulsione per le altre famiglie e che vengano fermati i piani di costruzione delle colonie a Gerusalemme Est, come previsto dal rispetto del Diritto Internazionale.
In quanto cittadini italiani chiediamo al Consolato Generale di Italia a Gerusalemme di visitare le famiglie al Ghawi, al Hanoun e al Kurd per portare un messaggio di solidarieta’ e sostegno umano e soprattutto politico, come gia’ fatto da altri rappresentanti diplomatici europei e statunitensi.
{Prime adesioni:
Alleanza per la Terra Santa Libera; Arci Cultura e Sviluppo – ARCS; Associazione culturale Aktivamente; Associazione di Cooperazione e Solidarieta’ – ACS; Associazione Gruppo Abele ; Associazione per la Pace; Associazione per la Pace, Padova (Gianna Benucci); Associazione Universitaria per la Cooperazione Internazionale – AUCI (Pasquale De Sole, presidente); Associazione Zaatar:
Centro Regionale di Intervento per la Cooperazione – CRIC; Centro Internazionale Crocevia – CIC; Centro Solidarietà Internazionalista Alta Maremma – CSIAM (Gianluca Quaglierini); Comitato per la pace di Portogruaro – VE; Cooperazione Internazionale Sud-Sud – CISS; Cooperazione per lo Sviluppo dei Paesi Emergenti – COSPE; Disarmo e Sviluppo – DISVI; Donne in nero, Savona (Rita Fontanella); EducAid; FabioNews (Fabio Bovi); Fidest – Agenzia Stampa; Gruppo Volontariato Civile – GVC; International Solidarity Movement – ISM a Gaza (Vittorio Arrigoni); Palestine Think Tank (Mary Rizzo);
Il Mappamondo di Chioggia (Giorgio Rossi);
PeaceLink (Giacomo Alessandroni – segretario, Alessandro Marescotti- presidente, Lorenzo Galbiati – redattore sito); Progetto Sviluppo;
Radio Ciroma di Cosenza; Rete Radie’ Radh ; Salaam ragazzi dell’olivo, Vicenza (Miriam Gagliardi); Servizio Civile Internazionale – SCI Italia; Terre Des Hommes – TDH Italia; Un ponte per.. (Martina Pignatti); Un ponte per… (Cinzia Filoni – Spinea – VE); U.S. Citizens for Peace and Justice – Roma
seguono adesioni a titolo personale}
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