BOLOGNA – Le ribelli di Port-Royal le monache che si rifiutarono di piegarsi all’immenso potere dei gesuiti e della Chiesa
Al Centro Documentazione e Biblioteca Italiana delle Donne in Via del Piombo, 5 – Bologna Mercoledì 30 maggio 2018 alle ore 18,00 Elena Musiani parlerà di PORT-ROYAL assieme a Angela Peduto e a Raffaele Riccio mentre la voce recitante è di Alfonso De Filippis
“Pure come angeli, orgogliose come Lucifero, ribelli come demoni”: così furono bollate le monache che, nel monastero cistercense di Port-Royal, rifiutarono di piegarsi all’immenso potere dei gesuiti e della Chiesa. La loro rivolta è forse la più radicale affermazione di consapevolezza femminile di tutto il Seicento. Fondato nel 1204 nella malsana vallata della Chevreuse, non lontano da Versailles, il monastero sonnecchiò pigramente per quattro secoli finché, nel 1609, la sua giovane badessa intraprese una straordinaria riforma che ne fece uno dei più importanti centri di spiritualità del secolo. Intorno alla comunità di monache, in rapida espansione, si raccolsero i “solitari”, uomini della società civile desiderosi di ritirarsi dal mondo. Senza legarsi con voti monastici, essi cercavano e trovavano a Port-Royal la solitudine, il silenzio, lo studio, la preghiera. A metà del Seicento il monastero era diventato una prestigiosa istituzione spirituale e culturale, ma anche educativa grazie all’istruzione che veniva praticata nelle Piccole Scuole. A partire dal 1660 la vita del monastero e dei “solitari” fu oggetto di oltraggi prima, di una vera e propria persecuzione poi, da parte della Chiesa per ragioni teologiche e della Monarchia per ragioni politiche. Le monache, decise a difendere il diritto delle coscienze perché “si obbedisce a Dio prima che agli uomini”, furono deportate, imprigionate, costrette a morire senza sacramenti. Le scuole furono chiuse e i solitari dispersi. Tra il 1710 e il 1713 l’abbazia di Port-Royal fu completamente rasa al suolo su decreto del Re Sole con l’approvazione del papa. Ma le tracce che Port-Royal ha lasciato nella cultura europea sono incancellabili e profonde. Racine vi fu educato; Pascal ne fu profondamente influenzato.
Oggi lo smarrimento dei nostri tempi trova in Port-Royal un simbolo di resistenza: la resistenza di donne che, in nome della propria autonomia di giudizio, hanno osato contestare i grandi poteri – Luigi XIV, il papato, i gesuiti – e ribellarsi all’obbedienza cieca e irriflessiva cui erano state destinate; la resistenza di uomini che non hanno avuto paura di scegliere la via della propria indipendenza spirituale e della propria responsabilità personale.
Alfonso De Filippis è attore, regista e coreografo. Leggerà brani tratti da Port-Royal, di Charles A. de Sainte Beuve, (Einaudi, 2011) e da Sull’idea di una comunità di solitari, di Pascal Quignard, (Analogon, 2016).
Elena Musiani è storica, specialista di storia contemporanea. Insegna all’Università di Bologna.
Angela Peduto è psicoanalista, studiosa di letteratura e di musica. Lavora a Bologna.
Raffaele Riccio è storico, specialista del barocco. E’ professore di liceo a Bologna.