BOLOGNA – Una Stanza Rosa per vittime di violenza in ogni Unione della città metropolitana
Uno spazio protetto nelle caserme dei carabinieri per favorire le denunce di donne e minori vittime di abusi
Realizzare una “Stanza Rosa” in ogni zona del territorio metropolitano, è quanto previsto dall’accordo di collaborazione fra Città metropolitana e Comando provinciale Carabinieri di Bologna firmato a palazzo Malvezzi, venerdì 22 giugno, dal sindaco metropolitano Virginio Merola e dal comandante provinciale dei Carabinieri di Bologna Valerio Giardina. In collegamento telefonico è intervenuta Gessica Notaro (l’intervento a fondo pagina), testimonial del progetto e simbolo della lotta alla violenza contro le donne, impegno per il quale è stata nominata Cavaliere della Repubblica dal presidente Mattarella.
Il Progetto prevede che all’interno delle Caserme dei Carabinieri del territorio venga allestito uno spazio di ascolto protetto e adeguatamente attrezzato per ricevere le denunce di donne e minori vittime di violenze e/o abusi. L’obiettivo è arrivare a coprire l’intero territorio metropolitano, realizzandone almeno una in ognuna delle 7 Unioni di Comuni, per contrastare un fenomeno sempre più preoccupante, che si manifesta soprattutto fra le mura domestiche e – come ha spiegato Elisabetta Scalambra, consigliera metropolitana alle Pari opportunità – “abbiamo già la disponibilità di una decina di Comuni a finanziare la realizzazione di altrettante stanze nelle caserme”.
L’accordo prevede infatti che i Comuni o le Unioni di Comuni sostengano le spese di progettazione, manutenzione o ristrutturazione dei locali interni delle Caserme coinvolte, mentre al Comando provinciale dei Carabinieri spetta la gestione esclusiva dello spazio riservato all’accoglienza e alle video-audizioni. Infine la Città metropolitana promuove e coordina il progetto anche attraverso campagne informative sul territorio.
L’accordo nasce nel quadro delle competenze che le normative nazionali e regionali affidano anche alle Città metropolitane per la promozione delle pari opportunità e il contrasto alla violenza di genere, anche offrendo un’assistenza adeguata alle persone offese, secondo requisiti di accessibilità, presa in carico, sicurezza e riservatezza.
Sul territorio metropolitano esiste una rete importante per l’accoglienza delle donne che subiscono violenza. La creazione di una stanza rosa in ogni territorio è una soluzione innovativa per aiutare le donne (ma non solo, anche minori, disabili o uomini) nel percorso di uscita dalle situazioni di maltrattamento.
Nei casi di violenza domestica è importante rompere l’isolamento e attivare da subito percorsi di uscita dalla violenza, coinvolgendo non solo i servizi socio-sanitari e i centri antiviolenza, ma anche le Forze dell’Ordine, con le quali la donna viene in contatto sia nel momento dell’emergenza che della formalizzazione della denuncia-querela. Tale situazione risulta essere uno dei momenti più delicati del percorso e per tale motivo l’interessata deve essere accolta in maniera adeguata.
La creazione di apposite sale all’interno delle Caserme dei Carabinieri, dove già esistono nuclei o figure specifiche preparate per accogliere le donne vittime di violenza, diventa un ulteriore strumento per mettere la donna a proprio agio e renderla libera di raccontare l’accaduto ad una persona adeguatamente formata in grado di ascoltarla nel racconto dei fatti e di informarla circa diritti, forme di tutela e i servizi cui rivolgersi per trovare accoglienza nell’immediato.
Il Progetto prevede che all’interno delle Caserme dei Carabinieri del territorio venga allestito uno spazio di ascolto protetto e adeguatamente attrezzato per ricevere le denunce di donne e minori vittime di violenze e/o abusi. L’obiettivo è arrivare a coprire l’intero territorio metropolitano, realizzandone almeno una in ognuna delle 7 Unioni di Comuni, per contrastare un fenomeno sempre più preoccupante, che si manifesta soprattutto fra le mura domestiche e – come ha spiegato Elisabetta Scalambra, consigliera metropolitana alle Pari opportunità – “abbiamo già la disponibilità di una decina di Comuni a finanziare la realizzazione di altrettante stanze nelle caserme”.
L’accordo prevede infatti che i Comuni o le Unioni di Comuni sostengano le spese di progettazione, manutenzione o ristrutturazione dei locali interni delle Caserme coinvolte, mentre al Comando provinciale dei Carabinieri spetta la gestione esclusiva dello spazio riservato all’accoglienza e alle video-audizioni. Infine la Città metropolitana promuove e coordina il progetto anche attraverso campagne informative sul territorio.
L’accordo nasce nel quadro delle competenze che le normative nazionali e regionali affidano anche alle Città metropolitane per la promozione delle pari opportunità e il contrasto alla violenza di genere, anche offrendo un’assistenza adeguata alle persone offese, secondo requisiti di accessibilità, presa in carico, sicurezza e riservatezza.
Sul territorio metropolitano esiste una rete importante per l’accoglienza delle donne che subiscono violenza. La creazione di una stanza rosa in ogni territorio è una soluzione innovativa per aiutare le donne (ma non solo, anche minori, disabili o uomini) nel percorso di uscita dalle situazioni di maltrattamento.
Nei casi di violenza domestica è importante rompere l’isolamento e attivare da subito percorsi di uscita dalla violenza, coinvolgendo non solo i servizi socio-sanitari e i centri antiviolenza, ma anche le Forze dell’Ordine, con le quali la donna viene in contatto sia nel momento dell’emergenza che della formalizzazione della denuncia-querela. Tale situazione risulta essere uno dei momenti più delicati del percorso e per tale motivo l’interessata deve essere accolta in maniera adeguata.
La creazione di apposite sale all’interno delle Caserme dei Carabinieri, dove già esistono nuclei o figure specifiche preparate per accogliere le donne vittime di violenza, diventa un ulteriore strumento per mettere la donna a proprio agio e renderla libera di raccontare l’accaduto ad una persona adeguatamente formata in grado di ascoltarla nel racconto dei fatti e di informarla circa diritti, forme di tutela e i servizi cui rivolgersi per trovare accoglienza nell’immediato.