Brandiamo le nostre spade?
Ma…- mi chiedo – un po’ d’ Autocoscienza… la vogliamo fare? desidero dissociarmi radicalmente, come femminista, da un “genere” di femminismo (?) che non mi appartiene, non mi rappresenta e che si sta diffondendo in Italia.Leggo con crescente preoccupazione, nel blog di Paestum, uno scritto di Laura Colombo e Sara Gandini intitolato “[La politica delle donne è politica per tutti->http://paestum2012.wordpress.com/2013/09/11/la-politica-delle-donne-e-politica-per-tutti/]”. E NO, mi dico che NO, che se la politica “{per tutti}” voluta dalle donne dovesse corrispondere davvero a quella lì divulgata in alcuni infelici passaggi a dir poco inquietanti, sarebbe saggio tenersene lontane.
Perché è lì, proprio in quel contesto, che le donne vengono incitate – tramite l’uso di un linguaggio fallocratico scandito da tonalità oscillanti fra il maniacale e l’autocelebrativo – a superare le paure attraverso inviti alla violenza da tempo teorizzati da alcune femministe del “pensiero delle differenza” che per le metafore di stampo fallico hanno mostrato di nutrire, anche in passato, una certa predilezione:
“{Perché Paestum possa essere “uno spazio transizionale”, in cui “il possibile che preme con il desiderio e il reale che frena con la paura” urtandosi si incontrino, bisogna avere fiducia che la politica delle donne è politica per tutti, come scrive Luisa Muraro su Via Dogana n. 106.
E la forza delle relazioni tra donne ridisegna un nuovo ordine, diciamo noi. Il timore che la presenza maschile possa togliere spazio alla libera espressione femminile è sintomo di una mancanza di fiducia che non ci possiamo permettere.
La nostra scommessa è alta, lo sappiamo, perché dobbiamo fare i conti con fantasmi e paure che vengono da lontano, ma non si può rimandare ad altre date e altri luoghi. È necessario giocarsela qui e ora, brandendo le nostre spade come incita Muraro, se necessario. Non è più tempo per pensare che le donne non sono pronte. Il sapere e le pratiche delle donne vengono da lontano e da qui uomini e donne possono ripensare il buon governo del mondo}”.
Un Nuovo ordine? Il buon governo del mondo?
La predilezione per le spade è del resto, a ben vedere, piuttosto antica e quelle, sempre metaforicamente “piantate nello stomaco”, sono segno dell’Amore per la madre e della madre e della “libertà femminile”. Ne troviamo già traccia in un testo piuttosto datato al quale Angela Putino pensò di replicare con il suo – purtroppo poco conosciuto – “{{ {Amiche mie isteriche} }}”:
(…). {Fuori non c’è rete di protezione. Io vado nel luogo separato delle donne perché lì si può sfrenare qualcosa in una misura più potente. Qualcuno sa bene che quando viene in un luogo in cui sono anch’io rischia di essere ammazzata, mentre se va al consiglio di Facoltà in Università, è sicura che nessuno farà nulla di terribile nei suoi confronti, e se dirà una cosa sbagliata chi se ne importa? (…). Resta vero il sentimento profondo di sentirsi al sicuro nel gruppo, ma questo perché nel gruppo c’è amore per la libertà femminile, c’è la ricerca di qualcosa che non ti taglierà mai fuori (…). Nel gruppo non corri mai questo rischio, magari trovi una che ti pianta una spada nello stomaco, ma non sarai ignorata (…) e questo ti restituisce il senso del tuo valore. (L. Muraro, La posizione isterica e la necessità della mediazione)}.
Sarebbe saggio, per le donne, meditare su una teoria e su una pratica ammiccante a simboli fallici e a scenari fantasmatici violenti, per seguire, invece, la via indicata da Rosy Braidotti:
{A meno che entrambe i sessi non si uniscano nel tentativo di realizzare una sessualità non fallica, di riscrivere il copione della sessualità prendendo le distanze dalla violenza del Fallo, nulla cambierà}. (Braidotti, In Metamorfosi)
E’ questa violenza del Fallo, – la violenza di un ordine simbolico che contempla un unico simbolo (il Fallo) per rappresentare DUE sessi – che farà dire a Freud che nessuna analisi, nessuna cura può “guarire” uomini e donne dal “rifiuto della femminilità” indotto dalla struttura di un tale ordine. Il che significa, detto altrimenti, che l’ordine simbolico materno non differisce in nulla da quell’ordine patriarcale paterno che si dice di voler combattere.
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