BRASILE – La “questione” aborto è di nuovo in primo piano dopo una sentenza della Corte suprema che non considera reato l’aborto.
Il movimento delle donne torna a mobilitarsi per fermare la controffensiva del Congresso Nazionale dopo la storica sentenza della Corte Suprema che depenalizza l’aborto nei primi tre mesi. Si scende nelle strade di Rio e San Paulo domani 8 dicembre. #PrimaveraFeminista #ForaTemer
La “questione” aborto è di nuovo in primo piano in Brasile.
Ad un anno dalle manifestazioni di centinaia di migliaia di donne contro il disegno di legge Cunha, che intendeva criminalizzare l’aborto anche in caso di stupro, il movimento definito la ” Primavera das Mulheres ” torna a mobilitarsi in un clima difficile e complesso, dopo le recenti vicende politiche nazionali.
All’inizio del mese, con una sentenza senza precedenti nel Paese, la Corte Suprema ha affermato di non considerare reato l’ interruzione volontaria di gravidanza nel primo trimestre, revocando l’ ordinanza di custodia cautelare per cinque professionisti di una clinica di Rio, arrestati mentre stavano praticando un aborto illegale nel 2013. Pur trattandosi di un caso specifico e non vincolante, l’ importanza della decisione sta già provocando la reazione dei settori conservatori della società brasiliana. Il presidente della Camera dei deputati, Rodrigo Maia, ha annunciato, a poche ore dal pronunciamento della Corte, che verrà istituita una commissione legislativa per cercare di invertire la sentenza del tribunale. L’annuncio è stato fatto dopo che diversi deputati, in particolare quelli legati alla chiesa cattolica e ai gruppi evangelici, si erano espressi in plenaria contro la decisione della Corte Suprema.
In Brasile l’aborto è un reato punito da uno a tre anni di carcere, è legale solo in tre casi : malformazioni cerebrali del feto, rischio per la vita delle donne e stupro.