Briga
Briga . Quale il messaggio?

È risaputo che l’età adolescenziale spinge a mitizzare, e anche con estrema facilità, alcuni personaggi pubblici, fino a considerarli dei veri e propri idoli, modelli da interiorizzare, quindi seguire e imitare. Più che gli scrittori, oggi vanno di moda i “giovani youtuber” e i “giovani cantanti”.

Briga, al secolo Mattia Bellegrandi, è un rapper arrivato alla ribalta musicale grazie al talent show “Amici di Maria De Filippi”, dove si è esibito nella categoria “cantautori”. In poco tempo ha raggiunto il successo, tanto che il suo ultimo e quarto album è conosciuto e scaricato dalla maggior parte delle teenagers.

Anche per questa sua incredibile popolarità, non può che far discutere l’ultimo singolo, dal titolo “Baciami”, dove si deduce inequivocabilmente quale sia la considerazione della donna: un oggetto sessuale da conquistare.

Oltre al fatto che il concetto di conquista presume che ci sia un dominatore e una preda (lapalissiano, per una certa mentalità, che il primo sia l’uomo e la seconda la donna), vi sono numerose espressioni che non lasciano scampo al dubbio: questa canzone veicola una intollerabile concezione della donna, considerata non solo un oggetto esteticamente sessuale (“che do uno sguardo al suo sedere scoperto”), ma al servizio del desiderio dell’uomo che va appagato. Infatti, una delle strofe è ancora più esplicita: “due consumazioni e mi si butta sul petto / mi son risparmiato anche l’approccio diretto / io già me la immagino ad angolo retto / sciolgo i suoi capelli e penso a darci dentro”.

Forse Briga e i suoi 29 anni non sanno ancora che la massima aspirazione di una donna non è affatto quella di essere immaginata in una posizione ad angolo retto. Né da lui, né da altri. Al suo manager e ai suoi consiglieri va ricordato, invece, che la musica è una delle tante forme educative che si riflette sulle nuove generazioni, le forma, le influenza nella loro quotidianità.

Non può essere accettabile indignarsi per la violenza (di ogni forma e di ogni tipo) ai danni della donna e poi rappresentarla così. Non solo non è ammissibile, ma provoca una così forte indignazione e rabbia, che qualcuno – che ha più voce di chi scrive e può agire a livello nazionale – dovrebbe prendere le distanze da un certo “qualunquismo culturale” che sta diventando più che una moda, un veloce e inesorabile roditore dei diritti di chi deve essere considerata solo e soltanto persona.