CARO PRESIDENTE questo contratto del governo per il cambiamento non tiene conto della cultura delle donne che si sono battute e si battono contro la violenza di una cultura maschilista
L’associazione nazionale D.i.Re – Donne in rete contro la violenza scrive al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in merito alle misure previste nel “Contratto per il governo del cambiamento” stipulato tra M5S e Lega, in merito alle misure indicate per quanto riguarda la violenza contro le donne, giudicate in aperta violazione di quanto disposto dalla stessa Convenzione di Istanbul.
Al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Palazzo del Quirinale Roma
Signor Presidente,
le scrivo a nome di D.i.Re – Donne in rete contro la violenza, per esprimere l’estrema preoccupazione delle 81 organizzazioni che in 18 regioni italiane gestiscono centri antiviolenza e case rifugio per donne e bambini/e sopravvissuti/e alla violenza maschile, rispetto al “Contratto del governo per il cambiamento” in base al quale il M5S e la Lega si apprestano a chiedere il mandato per formare il governo. Tale “Contratto” si pone in aperto spregio e violazione alla stessa Costituzione, di fatto esautorando il Parlamento della sua funzione legislativa primaria, come stanno evidenziando in queste ore numerosi costituzionalisti.
Relativamente alla violenza maschile contro le donne – che non è mai nominata come tale, limitandosi il “Contratto” a riferirsi alla sola violenza sessuale – l’approccio scelto è meramente securitario e repressivo, pur essendo ormai nota e scientificamente provata l’inefficacia di tale orientamento ai fini della prevenzione. Alle donne vittima di violenza non servono inasprimenti di pena, ma il riconoscimento della violenza e il rispetto in tutti gli ambiti giudiziari.
Le misure proposte nel “Contratto” si pongono tutte in aperto contrasto con quanto stabilito dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, ratificata con legge n. 77/2013 (Convenzione di Istanbul).
Manca qualsiasi accenno ai dispositivi che permettono alle donne che hanno subito violenza e ai loro figli e figlie, che a tale violenza hanno assistito, di superare il trauma e riconquistare una vita in autonomia libere/i dalla violenza.
Viceversa, si propone una pericolosa equiparazione tra le due figure genitoriali per quanto riguarda l’affidamento della prole, e una normazione della cosiddetta alienazione parentale a prescindere dalla valutazione dei singoli casi, non tenendo in alcun conto l’enorme asimmetria esistente tra l’autore delle violenze e la sua vittima e il fatto che questo concetto si presta a essere strumentalizzato dall’autore della violenza, con totale disprezzo e noncuranza nei confronti del clima di paura nel quale si troverebbero a vivere i/le figli/e di un uomo violento qualora la legge non li/le tutelasse più.
Per questo la Convenzione di Istanbul vieta esplicitamente la mediazione nei casi di separazione a seguito delle violenze subite da una donna, al contrario di quanto proposto nel “Contratto”.
Ci allarma la complessiva violazione dei diritti umani fondamentali di donne, bambini/e e migranti – tra i quali moltissime donne con alle spalle dolorose esperienze di violenza e tratta – che il “Contratto” manifesta nel suo complesso.
Ci appelliamo a Lei e alla sua sensibilità istituzionale affinché il percorso di progressiva affermazione della libertà delle donne, alla pari con gli uomini, e del loro diritto a vivere in sicurezza e autonomia, non venga messo a repentaglio dall’attuazione di quanto proposto nel “Contratto” sulla base del quale M5S e Lega si candidano a governare l’Italia. (Roma, 19 maggio 2018)
Rispettosi saluti,
Lella Palladino
Presidente – D.i.Re Donne in rete contro la violenza
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