CATANIA – L’amante di Lavì – Una storia quasi vera in un libro dove nulla è come era
“L’ amante di Lavì, Una storia quasi vera” e’ un libro scritto a quattro mani da Anna Teresi e Giuseppe Failla, presentato il 21 febbraio 2018 ad un folto e partecipe pubblico presso le Biblioteche Riunite Civica e A. Ursino Recupero di Catania dal Dott. Ferdinando Testa e dalla Prof. ssa Gloriana Orlando, introdotto da Rita Carbonaro, Direttrice delle Biblioteche e da Giuseppe Maimone, Editore. E’ un romanzo per lo più autobiografico, originale, scorrevole, ch e tocca vari temi, pieno di reale sentimento ed emozione composta, mai esagerata.
La storia è narrata con leggerezza ed eleganza dalla scrittrice Anna Teresi, la Lavì del romanzo, malata nella realtà di cancro e da un suo amico Giuseppe Failla, Oreste Diotallevi medico oncologo curante ospedaliero nel romanzo, nella vita reale amico primario di oncologia, ora in pensione.
Giuseppe Failla, dopo molti anni reincontra Anna Teresi, ed insieme decidono di scrivere, da malata e medico, un libro, allo scopo di divulgare al pubblico le problematiche psicologiche dei malati e sensibilizzare gli oncologi incitandoli a stare accanto agli infermi non in modo impersonale, ma dialogando e aiutandoli nel complesso cammino della malattia. Anche il Prof. Failla, me dico per vocazione, ricco dell’esperienza professionale, narra in modo semplice, comprensibile ed elegante, nulla togliendo al fattore umano, in perfetta sintonia con la scrittrice, dando luogo così ad un unico armonico costrutto.
Leggendo il libro si percepisce, come affermato dai protagonisti, che entrambi si arricchiscono con la stesura del romanzo, poiché tra i due c’è un’empatia ed una vera, fattiva comunicazione reciproca, dovuta all’amicizia e alla voglia di trarre giovamento dalle esperienze di vita acquisite dall’altro.
Incontriamo leggendo due belle personalità intelligenti, che dialogano in maniera costruttiva per entrambi, non con una comunicazione unidirezionale. La malattia oncologica comporta un complesso cambiamento di vita, la necessità di affrontare spesso anche trasformazioni fisiche che devono essere accettate dai pazienti, ma anche da chi li circonda e sta loro vicino; non possono essere lasciati soli, perchè non sempre hanno la maturità e la forza necessaria per superare le difficoltà che si presentano. Appare loro un nuovo mondo, prima sconosciuto, dovuto alla trasformazione e alla trasfigurazione della stessa realtà presente. Nulla è così come era, cambiano le percezioni degli odori, dei sapori; la possibilità di compiere i gesti più semplici non è scontata. Ci si rende conto della grandezza del dono della vita e della sua bellezza, come coraggiosamente e dignitosamente afferma la protagonista . La malattia diventa un’occasione di crescita, di consapevolezza, un opportunità per la protagonista e per chi le vive accanto, che fa dispiegare ad Anna tutte le sue rinnovate energie per combattere quello che lei definisce un “amante” silenzioso, subdolo, insidioso deciso e caparbio.
Il romanzo è una testimonianza coraggiosa da parte della scrittrice che narra le sue vicende e mette a nudo le sue debolezze, le sue ansie, paure. Descrive il suo desiderio di continuare a sognare e godere della natura, dei suoi colori, degli affetti più cari, delle carezze e dei giochi delle nipotine. Tutto ciò la porta a dispiegare un’enorme energia, tutta quella di cui è capace, per difendere la vita tanta amata, il suo vissuto personale anche psicologico, aiutata dalla consapevolezza di sapere di non esser sola a combattere e dalla speranza, infusa dal suo amico medico, che la incoraggia dicendole che i progressi scientifici permettono anche di sconfiggere l’amante più pervicace. Ne scaturisce una empatia significativa ed auspicabile sempre, tra la paziente ed il suo oncologo, che conduce nel libro ad una crescita del rapporto umano che risulta di indiscusso conforto ad entrambi i protagonisti.
L’amante di Lavì è un’ occasione da non perdere, una lezione di vita e di comunicazione; serve a comprendere le problematiche della malattia del secolo e a imparare a dialogare con dignità e coraggio con chi è affetto da tale malattia o è coinvolto dagli avvenimenti che ne derivano . Virginia Giuliano