Cento anni dalla nascita di Nilde Iotti ma è ancora tra noi
Il 6 febbraio scorso a Roma, nell’ istituzionale Sala del Refettorio, la Fondazione Nilde Iotti, presieduta dall’on. Livia Turco, aveva indetto una riunione allargata per l’ufficializzazione del Comitato Nazionale; si avvicinava la celebrazione del centenario della nascita di Nilde Iotti e nel corso di un’affollatissima riunione in cui i posti a sedere sono andati presto esauriti, si è parlato di proposte idee e iniziative per rendere omaggio alla prima donna Presidente della Camera, ma non solo. Eravamo, naturalmente, ancora ignare e ignari della tempesta che stava per abbattersi su di noi, e i tempi della progettazione ci sono sembrati avventure del tutto praticabili, accompagnati dal consueto entusiasmo. Per chi spendere tempo ed energie se non per una donna politica che ci ha rappresentato al meglio, anche in considerazione di quello che ci hanno proposto e imposto dopo?
Mi era sembrata una felice congiuntura come componente del Comitato Scientifico, partecipare il giorno del mio compleanno a una simile progettazione, come ho detto a Livia Turco, cui mi legano anni di collaborazione e amicizia, dal giorno in cui fu insediata la Commissione nazionale parità uomo donna a Palazzo Chigi; nel corso del mio mandato Livia Turco fu anche Presidente della stessa, e poi passò ad assolvere massimi compiti istituzionali come Ministra della Repubblica, sempre con la stessa serietà, sobrietà e fermezza ideale. Poco prima, come Coordinatrice del Gruppo Cultura avevo proposto nel 1995, e poi nel 1996, di ricordare con una pubblicazione il 50° del voto alle donne e successivamente, le Costituenti. Il volume che ne seguì, dal titolo Alle origini della Repubblica. Donne e Costituente reca le parole di Livia Turco nella Premessa e in apertura di libro quelle di Nilde Iotti, nelle Testimonianze. Così ricordava l’Assemblea Costituente: “E’ stata il luogo in cui si sono incontrati momenti diversi della storia d’Italia: gli esponenti della vecchia classe liberale, coloro che da antifascisti avevano conosciuto l’esilio e il carcere, quelli che avevano combattuto nelle fila della Resistenza e che erano soprattutto giovani come me, che trovarono in quell’esperienza la più grande scuola politica a cui si potesse partecipare” (Alle origini della Repubblica. Donne e Costituente, a cura di Marina Addis Saba, Mimma De Leo, Fiorenza Taricone, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Commissione Nazionale parità e pari opportunità tra uomo e donna, 1996).
In quell’occasione romana annunciai pubblicamente il progetto, che era stato subito approvato da Giovanni Betta, Rettore dell’Università di Cassino e Lazio Meridionale, nel quale insegno da molti anni; l’idea era quella di intitolare un’aula a Nilde Iotti. La proposta era venuta dalla mia Collega sociologa Alessandra Sannella, più giovane di me, e che, come me, ritiene le politiche antidiscriminatorie una battaglia di civiltà. I doverosi passaggi istituzionali erano quelli consueti: Dipartimento di Scienze Umane, Sociali e della Salute, per l’approvazione della proposta, a seguire Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione; poi l’epidemia, mutata in pandemia, ha interrotto il cammino dopo il primo step, ma le idee, fortunatamente, sono sì legate agli strumenti per esprimerle, ma non dipendono da loro per esistere, corrono libere. Quindi oggi più che mai, con la forza della cultura e del pensiero, rendiamo omaggio a Nilde Iotti, tessitrice di una vita migliore per donne e uomini.
Nilde, diminutivo di Leonilde, nata cento anni a Reggio Emilia, era la quarta figlia, unica sopravvissuta di una famiglia che sapeva cos’era la libertà; ho sempre pensato con piacere all’influenza della famiglia di Nilde Iotti sulla sua formazione perché il padre, Egidio, era ferroviere socialista; anche il mio era ferroviere, ma comunista, e penso che l’imprinting familiare componga molti tasselli nella vita di ognuno. Egidio era unito alla madre Alberta Vezzani con rito civile e la dizione che si usa per lei come per milioni di altre donne continua a farmi pensare, anche qui per motivi personali e culturali. Il sostantivo casalinga è stato associato nei secoli a una situazione femminile di relativo benessere, al riparo dalle sofferenze e dai pesi legati al lavoro extra domestico; le stesse donne, negli anni Cinquanta dovendo indicare in Italia sui documenti d’identità l’occupazione lavorativa, scrivevano spesso nessuna; se penso oggi, avendo alle spalle il bagaglio culturale degli studi di genere, ai milioni di donne casalinghe, come la madre della Iotti, la mia e infinite altre, alle loro fatiche quotidiane del produrre e riprodurre, penso alla trappola della disistima personale.
Leonilde sarà per tutti Nilde come lei stessa ricorda nel libro di Luisa Lama, la prima organica biografia su di lei: Nilde Iotti. Una storia politica al femminile(Donzelli, 2013). “Nessuno in famiglia mi ha mai chiamato Leonilde, ma semplicemente Nilde”. I guai di una famiglia antifascista vengono spesso dimenticati, e invece incidevano molto sulle vicende famigliari. Egidio era sindacalizzato, e poco dopo la marcia su Roma viene licenziato per scarso rendimento. Nilde studia all’Istituto Magistrale conoscendo i sacrifici: ottiene la licenza liceale nel 1938, tre anni dopo la morte del padre e una borsa di studio per gli orfani dei dipendenti; questo le consente di frequentare la Facoltà di Magistero all’Università Cattolica di Milano, dove conosce Giuseppe Dossetti, Giorgio La Pira, Amintore Fanfani.
Proprio all’Università Cattolica nel gennaio del 2016 partecipai con Livia Turco al Convegno Donne nella Costituente, organizzato con l’Anpi di Milano; l’on. Turco portò i Saluti mentre a ricordare Nilde Iotti fu Francesca Russo, vice Presidente della Fondazione e Docente di Storia delle dottrine politiche e Istituzioni politiche all’Università Suor Orsola Benincasa; in quella sede io parlai di Lina Merlin, ma il nostro pensiero andava alla giovane studentessa che ogni mattina da pendolare raggiungeva l’Università milanese. Addottorata in materie letterarie, Nilde Iotti insegna all’Istituto Tecnico e scopre il partito comunista che operava in clandestinità durante il fascismo. Nel ’43, ventitreenne, inizia il lavoro di staffetta partigiana, nel ‘44 condivide la svolta di Salerno proposta da Togliatti: l’unità nella lotta antifascista a tutti i partiti.
Inizia quindi con la Liberazione la lunga attività politica di Nilde, che firma un articolo per la prima volta su <<Noi Donne>>; viene candidata al Consiglio Comunale di Reggio, parla nei comizi elettorali e nel marzo del ’46 entra nel Consiglio. Quando vengono aperti i seggi per formare l’Assemblea Costituente, Nilde viene eletta nei Collegi di Parma, Modena, Piacenza e Reggio Emilia. E’ una giovane Costituente di 26 anni quella che fa il suo ingresso nell’Assemblea per mettersi al servizio del Paese e lei stessa la ricorderà come la più grande scuola politica cui abbia partecipato. Non ha vissuto la clandestinità, i campi di concentramento, l’esilio, la prigione, come alcune sue colleghe più grandi, ma la devozione alla politica intesa come servizio è la stessa e inalterabile. Con la comunista Teresa Noce, la democristiana Maria Federici, la socialista Lina Merlin e Ottavia Penna del fronte dell’Uomo Qualunque, dimissionata dopo pochi giorni, entra nella cosiddetta Commissione dei 75; era così chiamata dal numero dei suoi componenti, scelti su designazione dei vari Gruppi parlamentari in modo da rispecchiarne la proporzione, con il compito di redigere la carta costituzionale, a sua volta sottoposta poi alla discussione generale. Nei suoi interventi si batte da allora in poi per la parità dei coniugi, il riconoscimento dei figli illegittimi, la possibilità di sciogliere il matrimonio, per l’interruzione di gravidanza, per l’ammissione delle donne alla magistratura, per una pensione alle casalinghe, per le riforme istituzionali, per una legge contro la violenza sulle donne.
Cito il ritrovamento delle lettere scambiate da Palmiro Togliati e Livia Turco dalle pagine di Chiara Raganelli, autrice di un libro diviso in due parti, la prima dedicata a Nilde Iotti, la seconda alla bisnonna Cliseide Delle Fratte, dal titolo Amore e politica nella vita di Nilde Iotti; il libro doveva essere presentato da chi scrive nella sede dell’Unione Donne in Italia, Casa Internazionale delle Donne di Roma, il 7 marzo in occasione della Fiera Femminista del libro, con Vittoria Tola, ma anche in questo caso la pandemia ha deciso per noi. Ho apprezzato il libro perché nelle sue pagine ricostruisce attraverso Cliseide, sua bisnonna, la Resistenza nel Lazio, a Zagarolo; il racconto unisce due donne, di cui una semplice, ma coraggiosamente antifascista, una scelta che sarebbe piaciuta a Nilde Iotti. Nel 1993 appunto furono ritrovate da Marisa Malagoli Togliatti, figlia di Nilde e Palmiro, un cofanetto con il carteggio intercorso fra i due, a partire dal loro primo incontro fino alla convivenza in via delle Botteghe Oscure, che ai giovani dirà poco, ma nella toponomastica politica significava a Roma la sede del Partito Comunista Italiano. Nel ’46 Togliatti che ha 53 anni, ha già profonda stima della ventiseienne deputata; nell’Italia di allora, che usciva dalla Resistenza, ma conservava intatto il suo moralismo, si poteva stare certi che il legame di Togliatti già sposato con Rita Montagnana e la giovane Nilde sarebbe stato molto ostacolato e anche offeso. A questo si unì il dramma personale di Nilde che perde un figlio appena nato.
La politica intanto disegna un nuovo volto all’Italia. Nel ‘47 terminati i lavori dell’Assemblea Costituente, vengono indette le elezioni nell’aprile del 1948; il Fronte democratico popolare viene sconfitto pesantemente, la Democrazia cristiana riporta una vittoria schiacciante. Il 14 luglio dello stesso anno Togliatti, accompagnato dalla Iotti, dopo essere uscito da Montecitorio, viene ferito da un attentatore anticomunista fanatico, alla testa e al polmone; il suo corpo in parte è protetto da Nilde Iotti, ma in ospedale, pubblicamente, a stare vicino a Togliatti è però la moglie, Rita Montagnana e il figlio; qualcuno nel Partito pensa che la Iotti debba addirittura andare via da Roma. Nel ’49, Togliatti e Nilde Iotti i due lasciano Botteghe Oscure per un’altra casa romana dove si trasferiscono con Marisa, figlia di contadini poveri che nel ’50 aveva subito il lutto del fratello Arturo colpito durante un’agitazione sindacale a Modena. Avendo già un figlio, Marisa fu affiliata, non adottata, ma questo ebbe poca importanza rispetto al sentimento dei due genitori, per i quali Marisa era e rimase la figlia. Nel ’53, l’Italia, dopo aver rischiato la cosiddetta legge truffa che attribuiva il 65% dei seggi alla lista che avesse raggiunto la metà più uno dei voti, vede ancora il successo della Democrazia Cristiana; Nilde Iotti viene rieletta e continua a lavorare nell’Udi, ma continua a essere osteggiata da alcuni compagni per l’ingresso nel Comitato Centrale del Partito. Nel ’64, Togliatti con Nilde e Marisa parte per la Russia, per incontrare Chruscev, ma è colto da emorragia cerebrale e il 22 agosto muore.
La seconda parte della vita politica di Nilde prosegue, dimostrando una statura alla quale forse le vicende private avevano tolto spessore. Sostiene dal 1967 il divorzio, che sarà poi approvato nel 1970, e successivamente sottoposto a referendum. Si batte per una famiglia non più gerarchica ma paritaria, e l’iter che porterà alla riforma del diritto di famiglia dura anni, fino al 1975. Sostiene il diritto per le donne a interrompere la gravidanza, riconosciuto nel 1978, anch’esso sottoposto a referendum e anch’esso riconfermato. Nilde Iotti, dopo essere stata Parlamentare europea, dal 1969 al 1979, viene infine eletta il 20 giugno 1979 alla Presidenza della Camera, nell’ottava legislatura e nel suo discorso d’insediamento non dimentica le donne e i loro sforzi per emanciparsi. Nel 1983 viene eletta per la seconda volta, Presidente della Repubblica Sandro Pertini; nel 1987 per la terza volta e furono tutti anni duri per il Paese e per la politica.
La sinistra, con la svolta della Bolognina, nel 1989 dà l’addio al Partito Comunista e nasce il Partito Democratico della Sinistra, il Pds; il nome di Nilde viene proposto dal Partito e da Rifondazione comunista per la Presidenza della Repubblica. Nel 1995 Nilde Iotti fa ancora una dichiarazione di voto a favore della legge contro la violenza sulle donne, che sarà approvata nel ‘96. L’epilogo della sua carriera sarà in consonanza con il suo stile: il 18 novembre del 1999 la Camera vota per le dimissioni di Nilde Iotti, causa motivi di salute, dopo cinquantatre anni di attività politica e tredici di Presidenza. Al Presidente Luciano Violante che legge la sua lettera scrive: Caro Presidente lascio con rammarico dopo oltre cinquanta anni di lavoro il mio incarico di parlamentare. Mi auguro che lo spirito di unità per cui mi sono sempre impegnata prevalga nei confronti dei gravi pericoli che minacciano la vita nazionale. Ti ringrazio per la cortesia che mi hai usato. Nilde Iotti scompare nello stesso anno, quasi ottantenne.
Magari lei, con la sua signorilità, avrebbe saputo cosa rispondere, invocando il dialogo, a quei cosiddetti giornalisti che recentemente hanno parlato di lei come di un’emiliana brava in cucina e nel privato. Io da storica provo pena e rabbia insieme per come si sono trasmessi ai posteri.
La Fondazione Iotti è tra noi a ricordare, a riannodare i fili sconvolti della politica, a insegnare uno stile e a imparare ancora. Cosa abbiamo imparato da Nilde Iotti era il titolo di un incontro recente organizzato a Roma dalla Fondazione. Ognuna di noi, nel suo ambito, l’ha tenuta presente nel suo percorso di lavoro e di studio. Fra quelle che mi hanno vista personalmente coinvolta ricordo nel 2016, in occasione del 70° della Costituzione, il manifesto siglato da Livia Turco con la sottoscritta e con Elena Luviso; il manifesto riproduce le 21 donne della Costituente, comparse nel 1948 su <<La domenica del Corriere>>, ma attualizzate da Elena Luviso: volti ritratti a colori e note biografiche aggiornate. Al centro, Nilde Iotti, Costituente e Madre della Repubblica. E ancora prima il Progetto formativo educativo Donne in Gioco di cui ho parlato tempo fa sulle pagine di UnoeTre, ideato sempre da Elena Luviso, e patrocinato fra gli altri dalla Fondazione Iotti, le aveva dedicato una Carta biografica.
Il 6 dicembre 2018 alle ore 11.00 nell’Aula Teresa Labriola del Campus Folcara è stata inaugurata la Mostra 1946: il voto delle donne, in esposizione permanente. La Mostra, che aveva debuttato il 31 maggio 2016 presso la Casa Internazionale delle Donne, ricevendo la medaglia della Presidenza della Repubblica, è stata ideata da Maria Paola Fiorensoli, per il Paese delle Donne, e curata dalla sottoscritta e da Gabriella Anselmi, Presidente della Federazione Italiana Laureate Diplomate Istituti Superiori. A Nilde Iotti è stato dedicato un pannello particolare, come prima donna Presidente della Camera.
Chiudo con le parole di Livia Turco per la Fondazione Iotti, dedicate al suo centenario:
Nessuno allora poteva immaginare che quella piccola neonata sarebbe stata la prima donna a presiedere un ramo del Parlamento, che avrebbe dato un contributo significativo alla storia della nostra Costituzione, che con costante e lucido impegno avrebbe contribuito a mutare la condizione della donna nel nostro Paese, che si sarebbe impegnata a riformare le istituzioni e che sarebbe stata una delle fondatrici dell’Unione Europea. Il suo insegnamento e il suo esempio di vita ci sono preziosi in questo tempo così difficile per ciascuno di noi e per il mondo intero.
Il suo rigore morale, la sua concezione della politica come bene comune, il suo rispetto profondo delle istituzioni, il suo legame con le persone a partire da quelle più fragili, la sua appassionata battaglia per la dignità femminile ci aiutano a ritrovare il significato autentico della politica e della democrazie, del valore della persona.
Grazie Nilde!