Ciao Simonetta. La tua storia ha costruito una parte della storia del movimento delle donne
Da ieri, Simonetta Spinelli non è più tra noi. Manca la sua voce libera, critica, forte d’utopia e di passione politica, densa di affetti, che nei luoghi del femminismo storico romano e non solo, si è sempre alzata con analisi puntuali, prese di posizione coerenti anche se spesso scomode nei flussi e riflussi delle politiche autonome delle donne.
Schiva com’era, è nei suoi desideri rifiutare cerimonie e celebrazioni tuttavia, come dice Edda Billi, non può sottrarsi ai nostri ricordi e nello spirito della condivisione proponiamo uno stralcio dell’intervista, datata al 1994, sui “luoghi delle donne” cui tanto ha dato con generosità e coraggio.
Dal Collettivo Pompeo Magno al Governo Vecchio, Simonetta Spinelli non si è mai sottratta all’impegno e alle responsabilità e com’era stata tra le referenti che avevano portato avanti la trattativa con il Comune di Roma per il cambio tra quella sede storica del femminismo romano e l’ex Buon Pastore (1983), così si spendeva per il Centro Dwf, nell’altrettanto storica sede della Sala Mozzoni, e per il Centro Alma Sabatini all’epoca impegnato nell’iter costitutivo della Casa internazionale delle donne.
«Nel periodo tra il 1983 e il 1985 subito dopo la raccolta delle firme per la Proposta di legge di iniziativa popolare contro la violenza sessuale, il Movimento femminista era in un momento di stasi, però la raccolta delle firme aveva creato rapporti molteplici tra donne di gruppi diversi, che sussistevano. Abbiamo voluto continuare quest’esperienza che ritenevamo politicamente importante e abbiamo organizzato il Gruppo del Martedì, dove c’erano donne del Movimento di Liberazione della Donna (Mld), dell’Unione Donne Italiane (Udi) e molte altre protagoniste di quegli anni. (…) Le donne del Gruppo avevano vissuto, in prima persona, tutti gli entusiasmi e le difficoltà del primo femminismo, approdando a un’esperienza che sentivano importante per loro e per le altre. Nel Gruppo avevamo un problema politico di settorializzazione spinta: alcune erano per l’approfondimento culturale delle tematiche femministe, altre, l’ala più movimentista, ritenevano politicamente corrette solo le lotte che potevano essere di massa e sussisteva una quasi completa incomunicabilità tra le due posizioni. Nel Gruppo del Martedì c’era Tilde Capomazza, la prima direttora responsabile della rivista “Donnawomanfemme” (Dwf) – Quaderni di Studi internazionali sulla donna”, fondata nel 1975 da Ida Magli che aveva coinvolto altre prime studiose di Storia delle donne (Maria Teresa Morreale, Ginevra Conti Odorisio, Maria Grazia Paolini) e una sua giovane borsista, Annarita Buttafuoco, che formavano il Comitato scientifico di redazione. La crisi del gruppo fondativo ebbe tra le concause le diverse posizioni assunte rispetto alla battaglia sull’aborto e si concluse, nell’ottobre del 1976, con il cambio di nome (Nuova “Dwf”), di editore (da Bulzoni a Coines, finanziato dalla Redazione) e di Comitato, dal quale uscirono Ida Magli e Ginevra Conti Odorisio e s’aggiunsero Biancamaria Scarcia Moretti, Dora Stiefelmeier; per l’estero, Gloria Lopez Morales e Flo Westoby».
Un assetto durato fino a quando Annarita Buttafuoco assunse la Direzione editoriale (dal n. 12-13 del 1979), e subentrò a Tilde Capomazza nella responsabilità della testata ( dal n. 14 del 1980).
«Dall’esordio la rivista si era imposta a livello nazionale perché alle innovative politiche editoriali univa l’approfondimento e la scoperta della produzione teorica, soprattutto storica, delle donne, lo sforzo di una comune ricerca tra Studiose e docenti di varie età e discipline e tentava il collegamento tra la produzione estera e quella italiana, pubblicando di testi stranieri, di impossibile o difficile reperimento» nè la voglia di sperimentare diminuì per le vicissitudini che portarono alla formazione del «Comitato di consulenza composto da donne di vecchia o nuova frequentazione della testata» (1981). La svolta avvenne nel 1986 con la Direzione editoriale in cui entrarono Simonetta Spinelli ed Elena Gentili insieme ad Annalisa Biondi, Paola Bono, Annarita Buttafuoco, Patrizia Cacioli, Paola Masi, Biancamaria Scarcia Moretti); direttora responsabile Vania Chiurlotto; Comitato di Redazione allargato formato da una quindicina di donne.
«La rivista riprese il nome “Dwf” ed editò in proprio. Si operò il rilancio della testata su un nuovo progetto politico. Dal nostro primo numero (“Mi piace/non mi piace”) dichiarammo la volontà di entrare più direttamente nel dibattito politico proponendo analisi e riflessioni sulle quali chiedevamo il confronto, senza per questo abbandonare ricerca e traduzioni. Noi rifiutavamo la formula oppositiva e affermavamo che all’interno di un discorso di donne, tra donne, esistono degli scarti. Noi sapevamo di dover lavorare con questi scarti, perché rappresentano il nostro reale pensiero, che non prevede solo il bianco e il nero, ma una serie di sfumature intermedie e sentivamo che il lavoro politico andava fatto su quelle. Anche la relazione tra donne è una di quelle sfumature, non tanto intermedia, ma che rimane fuori dalla dicotomia “movimento sì, movimento no, istituzioni sì o no”. Avevamo tutte bisogno di consolidare relazioni politiche e di superare un tipo di politica generalizzata; di passare, cioè, dal “Donna è bello” al “ho delle relazioni politiche e con quelle relazioni politiche, precise, nominate, faccio un’analisi”. Avevamo bisogno di riesaminare un po’ la nostra storia e considerarne le prospettive. Avevamo soprattutto bisogno di rilanciare una parola politica, tanto è vero che siamo approdate a quella testata perché, in quel momento, poteva essere uno strumento utile a rilanciare una parola politica. Il Comitato di Redazione allargato è durato pochi numeri; ho lasciato la Direzione editoriale ma la rivista, ad oggi (1994) continua a chiamarsi “Dwf” e la direttora responsabile è Patrizia Cacioli.»
E ancora: «Il Centro Dwf aveva una biblioteca con più di 5.000 volumi e quasi 300 periodici italiani. Ereditare quest’attività editoriale e quest’impegno è stato molto importante perché abbiamo aperto un filone che prima non esisteva – quello dei libri per donne, scritti dalle donne – che ha fatto capire agli editori che le donne “vendevano”, tanto che non credo che attualmente ci siano più difficoltà. Ci siamo affermate in questo nuovo settore. Nel 1983 abbiamo promosso il progetto di un Coordinamento tra i Centri di documentazione delle donne (circa un centinaio), poi diventato la Rete Lilith. Nello stesso anno, il Coordinamento organizzò a Siena il Convegno nazionale “Le donne al centro-politica e cultura delle donne negli anni Ottanta”, forte momento di riflessione e di relazione»
In merito allo stretto rapporto del Centro Dwf con il Centro Femminista Separatista (nell’ex Buon Pastore, la parte già assegnata dal Comune e ancora solo in parte consegnata), ribadì: «Consideravano l’ex Buon Pastore un posto da sostenere, da popolare di parola politica, tanto che quando producemmo i primi numeri di “Nuova Dwf”, il primo rilancio e il primo confronto sulle nostre analisi lo cercammo qui, nell’ex Buon Pastore, perché presentare i nuovi numeri significava anche spiegare i punti e le parole chiave espresse nell’editoriale. Quando cominciò l’occupazione nei locali in via della Lungara (aprile 1987), cui “Dwf” non ha partecipato ma che ha sempre appoggiato, per un certo periodo abbiamo continuato questa tradizione, presentando la rivista nei locali occupati. Lì ha sede il Centro Alma Sabatini che promuove l’uso non sessista del linguaggio e partecipo al gruppo-linguaggio del Centro che si è dato come fine specifico di studiare la rappresentazione e autorappresentazione del lesbismo, nei film.»
Nell’attualità, “Dwf” è un trimestrale edito dall’Associazione Utopia, con sede nella Casa internazionale delle donne.
Molti altri, in Italia e all’estero, sono i contributi che Simonetta Spinelli ha dato alla promozione dei diritti e delle libertà, all’autonomia delle donne, sempre attenta, e al centro, di forti reti amicali e sodali.
Chi desideri salutarla, può farlo solo oggi, domenica 19 febbraio, ore 08,00-18,00, a Piazza S. Maria della Pietà n. 5, padiglione 22 (Roma).
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Simonetta Spinelli, nel suo blog così si presenta: insegnante, dal 2010 in pensione. Nasce politicamente nel Movimento Femminista Romano di Pompeo Magno, collettivo storico di Roma con il quale collabora all’organizzazione di tutti i convegni femministi e/o lesbici e alle attività di Movimento.
Dal 1985 al 1996 fa parte della redazione di DWF e del Centro Studi DWF. Sulla rivista pubblica articoli e recensioni su lesbismo, politica, fantascienza delle donne.
Negli anni ‘90 organizza con Liana Borghi “Lavori in corso”, seminario itinerante di studi lesbici e lavora con il Gruppo Linguaggio e il Coordinamento lesbiche romane del Centro Femminista Separatista.
Tra il 2002 e il 2005 si occupa con Liana Borghi della rubrica: In Teoria, per la rivista “Towanda”, poi sospesa per insanabili dissidi politici con la redazione.
Da allora si è occupata quasi a tempo pieno della tutela dei ragazzi stranieri o diversamente abili nella sua scuola, con qualche rara incursione in Convegni lesbici a tema (Intervento al Convegno Internazionale sull’opera di Monique Wittig a Parigi 16-17 giugno 2001; Intervento su M. Wittig al Convegno sulla letteratura lesbica del Novecento, Roma 26-28 giugno 2002; L’attualità di appartenenze conflittuali, intervento al Convegno su Audre Lorde, organizzato da Fuoricampo Lesbian Group, a Bologna 12-14 maggio 2006; Intervento sulle derive del queer nel corso del campo invernale organizzato da Agape nel 2007, o a presenze alla scuola estiva annuale (tra il 2002 e il 2005) organizzata da Liana Borghi (Soc.Italiana delle Letterate) e Clotilde Barbarulli (Assoc. Il Giardino dei Ciliegi) a Villa Fiorelli (Prato), alla Scuola Politica organizzata da Pina Nuzzo per l’UDI Nazionale (2011).
Pubblicazioni: L.Borghi, G.Corsi, A.De Perini, S.Spinelli, Italian Lesbians: Maps and Signs, in Homosexuality, Wich Homosexuality, Amsterdam, 1987.
Monique Wittig: Il corpo lesbico, in Cento Titoli, Guida ragionata del femminismo degli anni Settanta, a cura di A,Ribero e F.Vigliani, Ferrara, 1998
L’espace du désir: la réception de l’oeuvre de Wittig en Italie, in Parce que les lesbiennes ne sont pas des femmes… Autour de l’oeuvre politique, théorique et littéraire de Monique Wittig, Atti del Convegno del 16-17 giugno alla Columbia University, Parigi, Editions Gaies et lesbiennes, 2002 ;
Passioni a confronto: Mieli e le lesbiche femministe, in M.MIELI, Elementi di critica omosessuale, Milano, Feltrinelli, 2002
Lezioni impreviste, in Figure della complessità, Genere e Intercultura, a cura di Liana Borghi, Cagliari, 2004
V. Chiurlotto, – S. Spinelli, Dirsi femminista tra mitologia e realtà, Quaderno della Scuola Politica dell’UDI, Roma, 2011