Claudine, o la dimenticata ricerca della libertà. Una riflessione sul ciclo di romanzi dedicati a Claudine da Colette
Claudine, eterna scolara o eterna ribelle? Nel 1900, anno in cui questo personaggio, nato dalla penna di Sidonie-Gabrielle Colette (1873-1954) venne alla luce, la figura di questa scolaretta maliziosa e le sue vicende ambigue invasero letteralmente ogni campo. Non risulta quindi comprensibile come, dopo il successo e lo scalpore suscitato dalle tematiche non convenzionali affrontate dall’autrice, il personaggio di Claudine abbia perso con il tempo la sua rilevanza. Non solo l’opera, ma anche la sua autrice sembra avere perso la sua importanza e sembra ancora una volta ridotta al silenzio che per molti anni dominò la sua vita. Il primo a fare ciò fu infatti il marito Henry Gauthier- Villars, conosciuto come Willy, che resosi conto del potenziale successo dei racconti dei giorni di scuola della moglie, pubblicò a sua firma l’intero ciclo di Claudine (almeno fino al divorzio della coppia) privando così Colette del giusto merito e della notorietà.
In realtà Claudine fu, ed è tuttora, il simbolo della forza e determinazione della stessa Colette, che creando questo personaggio a lei stessa ispirato ha creato quello che risulta essere un modello per ogni ragazza, colta tra l’infanzia e l’età adulta, alla ricerca di un mezzo per poter esprimere i suoi pensieri e sentimenti più profondi, anche se questi si discostano dalla morale comune del tempo.
Ed è proprio questo che fa Colette nel romanzo che la consacrerà come scrittrice: Claudine a scuola, dove introduce per la prima volta Claudine, alle prese con i cambiamenti e sconvolgimenti tipici del periodo adolescenziale. Mostra da subito i caratteri della vera protagonista, con un carattere deciso e una spiccata intelligenza, alimentata dalle letture precoci a lei permesse dal padre, uno studioso di malacologia completamente assorbito dalle sue occupazioni. Oltre a definire chi sarà al centro di altri tre romanzi di successo, Claudine a scuola vuole essere uno spaccato della sua vita di adolescente, affezionata a Montigny, il paese di provincia immerso nei boschi in cui è cresciuta, che fa da sfondo alle sue vicende scolastiche. È questo infatti il fulcro del romanzo: le giornate di scuola, le scaramucce tra amiche, i soprusi della direttrice e i primi amori. Sicuramente un filo che unisce i quattro romanzi è il tentativo di Claudine di gestire i suoi sentimenti, mostrati dall’attrazione ambigua verso la sua insegnante e per il suo impegno in una velata relazione tra ragazze adolescenti.
Questa ambiguità non cessa però con il primo romanzo: nel suo seguito, Claudine a Parigi (1901) la si vede privata delle lunghe trecce per la febbre causata dalla nostalgia per il suo paese, che la assale una volta trasferitasi nella grande città; questo fatto dona al personaggio di Claudine quei tratti tipicamente androgini che la contraddistingueranno, da qui in poi, anche negli altri romanzi. Ai suoi capelli corti e ricciuti, che le donano quasi un’aria mascolina, viene contrapposta la figura femminea e delicata di Marcel. Ad una prima analisi può sembrare un personaggio secondario nelle dinamiche della vicenda; in realtà è una figura attualissima, che risente delle stesse pressioni ed obblighi prescritti per entrambi i sessi tuttora presenti nella società odierna, nonostante le due differenti epoche. Il modo in cui sono percepiti le relazioni e gli affetti non è infatti cambiato: Marcel è infatti impegnato in una relazione segreta con un ex compagno, Charlie Gonzales, che gli causa ansia e preoccupazione, in quanto risulta difficile solamente incontrarsi per condividere qualche momento insieme. Al contrario, Claudine e Luce hanno potuto vivere il loro rapporto alla luce del giorno, senza nascondersi agli occhi della società poiché, come ci viene spiegato dalle parole della stessa Claudine: “Questi piccoli giochi fra fanciulle si chiamano ‘passatempi da collegiali’; ma quando si tratta di giovanotti di diciassette anni è quasi una malattia…” (Colette, Claudine, Newton Compton Editori, 1995, p. 178). Purtroppo questi atteggiamenti sono ancora molto comuni nella nostra società, in cui l’opinione dominante proclama la libertà in ogni aspetto della vita di ogni individuo, ma che cela al suo interno personalità come Renaud, il padre di Marcel, che si oppongono a questo fatto. Ed è proprio di Renaud, uomo di mondo più anziano di lei ed ispirato alla figura di Willy, che Claudine si innamora. Però, dopo aver compreso che la condizione di donna sposata avrebbe comportato obblighi sociali a cui lei non è disposta a sottostare, e di conseguenza la perdita della sua libertà, decide di persuadere Renaud a fare di lei la sua amante.
Il titolo del terzo romanzo della serie, Claudine sposata (1902) allude al fatto che Claudine ha dovuto arrendersi all’istituzione matrimoniale. Non ha mai perdonato al marito il fatto di non averla voluta solamente come amante, e si può anche capire il suo odio per gli obblighi che derivano dalla sua nuova condizione, tra cui i ricevimenti settimanali del marito a cui deve presenziare. Ed è proprio ad uno di questi che conosce Rézi, donna affascinante con la quale diventa presto intima e sveglia nella società il dubbio riguardo alle sue tendenze amorose. Suscita infatti curiosità la sua poca propensione al flirt, offertale dagli artisti e conoscenti uomini di Renaud che si recano ai ricevimenti, e la sua preferenza della compagnia femminile. Dopo rivelazioni inattese e delusioni, Claudine decide di recuperare la libertà perduta, partendo per i boschi da lei tanto amati.
Secondo alcuni, a questo punto il ciclo di Claudine si può considerare concluso: la protagonista, tradita dal marito e dall’amante, riacquista con la fuga la consapevolezza di sé e la libertà. In realtà Claudine se ne va (1903), romanzo conclusivo del ciclo, ha una funzione importante per Colette come scrittrice. Risulta atipico, meno lineare rispetto agli altri, la protagonista passa in secondo piano, probabilmente per porre un freno all’assimilazione di Colette con il personaggio letterario, causa di lotte tra lei e il marito per i diritti sulla sua opera che lui si rifiutava di concederle. É il romanzo dove l’intervento di Willy è meno presente, segno che ormai la giovane Colette ha i mezzi per esprimersi da sola. La figura di Annie, donna sottomessa al marito-padrone che anche oltreoceano stabilisce ogni aspetto della sua vita attraverso L’impiego del tempo, documento che regola minuziosamente ogni giorno che trascorrerà lontano dal marito, è sicuramente ispirata alla Colette di quegli anni, vittima di un marito che la forzava a scrivere chiudendola a chiave per ore. Questo è quello che fa subire a Lèon, marito della cognata e scrittore, totalmente a servizio dei desideri della moglie. Dalle sue parole: “Marthe lo rinchiude regolarmente tre o quattro ore al giorno, e in questo modo egli produce (mi ha confidato lei) una discreta rendita media di un romanzo e due terzi l’anno” (Colette, Claudine, Newton Compton, 1995, p. 364). In questo romanzo Claudine non appare che in pochi momenti, ma nonostante questo ha un ruolo determinate: è lei che aiuta Annie nel prendere consapevolezza della sua condizione di schiava, e le dà il coraggio per riprendersi la sua libertà di donna attraverso la fuga che anche lei aveva compiuto. Al contrario di Claudine, che si è infine arresa agli obblighi a lei imposti dalla società, si ha l’impressione che questa fuga sarà definitiva; per ottenerla è pronta anche ad un gesto estremo. Annie non è più disposta ad essere succube del marito, ad essere la sua “schiava” come lui la definiva a volte: è finalmente pronta a rompere la catena troppo stretta che la lega a lui, così come è infastidita dall’anello nuziale, simbolo di questo legame, che le fa male in quanto “troppo stretto”.
Claudine è solo uno dei tanti personaggi femminili che, insieme alla loro autrice, sono stati ridotti al silenzio a causa del tempo, oppure perché colpevoli di anelare alla libertà che ogni donna (e uomo) dovrebbe di diritto possedere. Con i suoi comportamenti controcorrente rispetto alla morale, ormai immutata in ogni epoca storica, Colette, come la sua Claudine, ha sempre ricercato la libertà nella sua vita, vissuta sempre fuori dagli schemi. É stata pioniera in moltissimi ambiti, con la sua voglia di sperimentare non ha mancato di scandalizzare la società del momento storico che ha attraversato. Che il ciclo di Claudine possa essere, in un futuro non lontano, la forza necessaria ad ogni ragazza che, come la ribelle Claudine, reclama la libertà di essere sé stessa, e di non essere sottomessa alle regole di una società e ai valori che vogliono solo annientarla nella sua interiorità e volontà.