Come si vive a Londra? “ma che davvero” me lo chiedi – Chiara Cecilia Santamaria lo raconta a Stefano Labbia
Una donna. Una scrittrice. Una blogger. Una mamma. Questa (e molto altro!) è Chiara Cecilia Santamaria, italiana a Londra, che ha accettato di rilasciare quest’intervista piena di vita, verità e valore. Salve Chiara! ! Chi sei? Cosa fai? Parlaci un po’ di te – per i pochi che ancora non ti conoscessero! Ciao e grazie a te! Vengo da Roma e sono Londinese di adozione da 6 anni. Faccio la blogger ma ho anche aperto un’agenzia di digital marketing nell’ultimo anno, Full Swing, e appena lanciato una linea di accessori, Stars and Storms. In passato ho scritto due libri per Rizzoli (quello che le mamme non dicono, 2010 e Da qualche parte nel mondo, 2015) e collaborato con riviste come Vanity Fair, Gioia, Donna Moderna e altre.
Questa domanda chissà quante volte te l’avranno fatta… dunque una volta in più… insomma why not? Perché l’Inghilterra e, nello specifico, perché Londra come luogo in cui vivere? Scelta personale o scelta… obbligata, per così dire? Scelta e basta. Mio marito ha avuto un’offerta di lavoro alcuni anni fa, e il mio lavoro mi consente di spostarmi ovunque. Tra il restare e il partire abbiamo scelto di partire, per fare una nuova esperienza di vita e per dare a nostra figlia Viola che allora aveva 3 anni la possibilità di diventare bilingue e crescere in un ambiente internazionale. Anche per noi comunque ha rappresentato una grande crescita personale e professionale.
Sei da anni nella Vecchia Britannia, com’è stato il primo impatto con una realtà diversa sicuramente per clima e per… un sacco di altre cose!? E ancora pensi le stesse cose che pensavi appena sbarcata, della Capitale inglese e degli UK in generale? I primi anni ero “in luna di miele” con la città: ero entusiasta, vedevo il bello ovunque, la distanza dall’Italia non mi pesava affatto e vivevo davvero la città cogliendo tutte le opportunità che potesse offrire. Con gli anni ho iniziato a vivere la mia routine e quindi a soffrire anche un po’ del clima, della solitudine di fondo che Londra porta con sè, e della distanza dagli affetti. Ma il bilancio resta certamente positivo.
Ma andiamo al blog di Santamaria MA CHE DAVVERO
e, in data 16 gennaio, leggiamo:
Quando è uno di questi giorni, che sembra il blue monday ma in realtà è un dark tuesday, io pianifico.
Devo farlo, perché l’alternativa è rimettermi a letto chiudermi le coperte sopra la testa come un tetto, come un uovo, come una tana, e restare immobile e anestetizzata mentre uno smartphone sostituisce input idioti a pensieri pericolosi.ma che davvero
Lo faccio perché pianificare è meno di fare. E’ non fare. E’ immaginare di fare.
E le cose che pianifico, le liste che faccio, i siti che guardo, i nomi che segno, sono per lo più cose che non farò mai. Sono le note che dimenticherò di cancellare e che si andranno ad accumulare sul mio telefono. Sono le pagine dell’agenda che non riempirò. Sono il gap che mi separa dalla realtà: la lista è un collegamento possibile ma non obbligato. Una sorta di ricetta per qualcuno che non ha la cucina.
E mentre faccio queste liste – le stanze da mettere a posto, i video che vorrei fare, le persone da invitare a cena, i luoghi da visitare, i tutorial da guardare, gli skill da imparare, i podcast da ascoltare, i libri da leggere, gli esercizi da fare, i modi per, le regole per non – si mescola in me quella sensazione di avere a portata di mano qualcosa di non raggiungibile. Che è al tempo stesso masochistico e idealista. C’è una forza che fa nascere le intenzioni e una che le ammazza.
Comunque, è una giornata da liste, questa.
E’ una giornata piuttosto sprecata, come d’altra parte la maggior parte.
Da una parte non vedo l’ora di diventare ben tollerante al farmaco che sto prendendo per provarne un’altro per crackare questo cervello e vedere come funziona sotto droghe. Perché non posso stare col motore ingolfato tutto il tempo. Sono una cazzo di Ferrari, alla fine. Ogni tanto.
Dai che ce la fai a fare! magari un altro libro?
Stefano Labbia: Un consiglio ai giovani che stanno per mettere piede a Londra / in Inghilterra. Cosa si devono aspettare… e cosa decisamente no!?
Chiara Cecilia Santamaria: Credo ci sia un luogo comune riguardo a Londra come luogo delle opportunità. Offre sicuramente tanto, ma bisogna avere impegno e talento, nessuno regala nulla. Quando dico che vivo a Londra la gente risponde “beata te”… non è proprio così. È una città fredda chiusa e faticosa da tanti punti di vista, anche se il rovescio della medaglia sono meritocrazia, opportunità e tantissimi stimoli.
Stefano Labbia: Ultima domanda – giuro! Brexit: sei pro o contro? E ancora… agli europei secondo te quanto deve spaventare?!
Chiara Cecilia Santamaria: Qualsiasi cosa divida i Paesi invece di facilitare rapporti e senso di unità non può che vedermi contraria.