Compagne di viaggio: donne di Romania
Racconti di donne ai tempi del comunismo è un’occasione da non perdere per ascoltare le voci di diciassette autrici romene, alcune famose e altre d’esordio da Ceausescu al capitalismo selvaggio.Compagne di viaggio. Racconti di donne ai tempi del comunismo raccoglie le voci di diciassette autrici romene, alcune famose e altre d’esordio, che spaziando dall’epistolario alla diaristica, dalla fiction all’autobiografia, narrano la vita femminile, non scontata e mai omologabile, nella Romania di Nicolae Ceausescu e durante il successivo periodo di capitalismo selvaggio “che ha prodotto un’autentica macelleria sociale costringendo milioni di Romeni a emigrare e provocando addirittura, per alcuni anni, la diminuzione della già bassa aspettativa di vita”.
Un periodo di speranze in parte tradite in cui moltissime donne “delle classi meno abbienti hanno perso il lavoro e non hanno potuto compensare le tremende condizioni di vita, a differenza dello loro sorelle intellettuali, con il godimento spirituale seguito alla fine della censura e alla libera espressione della cultura.”
L’antologia, di forte spessore letterario, impatto emotivo e interesse sociologico, trova le sue ragioni nell’amore per la Romania, terra che dei Romani porta il nome, condiviso dalle autrici con l’editore (Teti, 2011), i curatori (Radu Pavel Gheo e Dan Lungu) e i traduttori (M. Barindi, A. N. Bernacchia e M. L. Lombardo).
_ L’aggiunta di questo libro alla mole crescente della letteratura contemporanea sul comunismo del Novecento e sulla dittatura di Ceausescu è motivata dalla volontà di “riscrivere una storia rimasta alquanto insensibile all’esperienza di genere” poiché “la radiografia del comunismo romeno sarebbe incompleta in assenza di una tale prospettiva.”
_ La scrittura femminile e sul femminile fa coabitare orrori e delicatezze nel doppio registro della narrazione e della denuncia.
Sotto il tranquillizzante titolo {La vestaglia di Veronica}, Anamaria Beligan narra la situazione disumana dell’aborto clandestino sotto una dittatura che imponeva visite ginecologiche alle adolescenti nelle scuole e rendeva le donne “cavie di un esperimento demografico”; tema che affiora un po’ dappertutto ed è trattato da Otilia Vieru-Baraboi nelle magistrali pagine dall’enigmatico titolo {A-ha}.
Anamaria Beliga, una delle migliori sotto il profilo letterario, firma anche {Proprio così?}, che descrive la sua disperata fuga all’ovest, con marito e figlioletto, attraverso dogane, centri di accoglienza, un quasi annegamento, i “programmi di adattamento” svolti ai margini di Colonia, paradiso inaccessibile per chi, come lei, aveva scelto “la partenza definitiva. Indietro non rimanevano altro che i miei genitori, mia sorella e una zia, amici e ricordi: davanti non sapevamo che cosa ci aspettava.”
Storie non meno sconvolgenti sono: {Lettera a un amico} (Nora Iuga), {Odissea delle sporte} (Adriana Babeti), {Un giorno della vita} di Alina Viktorovna (Alina Radu), Il cielo nero rosa…(Cerasela Nistor), {Le biblioteche dei miei ospedali } (Simona Sora), {I miei ginecologi} (Doina Rusti), {Il lungo cammino del comunismo verso la fine} (Carmen Bendovski).
{All’ombra del radioso futuro}, di Sandra Cordos, ha al centro la nascita di una bambina, portata in campagna per garantirle una migliore sopravvivenza; lontana dai condomini cittadini con poca acqua e luce, dalle lunghe file per il pane e la carne, dagli “scioperi” degli studenti per ottenere qualche arancia, ma non dall’indigenza cronica nel Paese di Ceausescu dove pannolini, biberon di vetro erano introvabili come gli scampoli di stoffa, le camicette, le scarpe buone, le calze e i cosmetici, acquistati a borsa nera o di straforo alle fermate dei treni internazionali. N
_ ulla alleggeriva il lavoro doppio o triplo di una madre o di una figlia che si svolgeva in condizioni faticosissime, senza elettrodomestici, rari e carissimi, con l’unico aiuto della rete femminile parentale e amicale.
Dialogo prezioso e inusuale quello tra Gertrud B e Mariana Codrut in {Fu allora che imparai a fare sacrifici}: un’intervista sui “sassoni di Transilvania” che ricostruisce l’atmosfera degli anni della dittatura “frustranti per tutti, ma oltre ogni limite per le donne”.
_ Vi si racconta la vita di una minoranza e quella, nello specifico, degli/delle insegnanti, come Gertrud B che raggiungeva la sua scuola in un villaggio solo a piedi o in carretto e nell’orario prescritto insegnava ginnastica senza una palestra, agricoltura e lingua russa; aveva l’obbligo di tenere due volte al mese un corso di politica, una volta al mese un circolo pedagogico e un’altra di sostegno alle attività dei “pionieri”; doveva anche censire il bestiame e verificare nelle case se ci fossero malattie, pulci o pidocchi.
_ Mancava completamente l’educazione sessuale e le poche informazioni che dava nascostamente non impedivano a molte sue allieve di dover interrompere gli studi per sposarsi giovanissime, perché incinte.
In una società radicalmente maschilista, l’emancipazione era spesso apparente. Gertrud B è riuscita a espatriare e la prima cosa fatta in Germania è stata comprarsi una casa con il suo stipendio da insegnante “per sentirsi a casa” anche senza sapere con esattezza cosa significhi sentirsi a casa”. Gertrud B ritiene di essere stata molto fortunata.
– {Compagne di viaggio. Racconti di donne ai tempi del comunismo}
_ a cura di Gheo R. P.; Lungu D.
_ Editore Sandro Teti Editore (collana Zig Zag)
_ Prezzo € 18,00
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