
Ieri, 8 aprile, sono stati presentati in una conferenza stampa i dati raccolti e consolidati per l’anno 2024 dall’osservatorio Step – Ricerca e informazione su come gli organi di informazione trattano i femminicidi e la violenza contro le donne.
Dell’osservatorio abbiamo parlato in questo articolo di due anni fa, in occasione della sua presentazione all’università Sapienza di Roma. Step. Ricerca e informazione è un osservatorio nazionale, indipendente, nato dalla convenzione tra il Dipartimento di Psicologia dei processi di sviluppo e socializzazione e i Comitati pari opportunità della Federazione nazionale della stampa, dell’Usigrai (sindacato dei giornalisti Rai), l’Ordine gei giornalisti, l’associazione GiULiA (Giornaliste Unite LIbere Autonome) e Università della Tuscia.
L’Osservatorio su Media e violenza di genere è nato per promuovere un corretto racconto dei fatti alla luce della carta deontologica dei giornalisti (Manifesto di Venezia per la parità di genere e contro ogni forma di violenza diffusa attraverso parole e immagini) .
L’Osservatorio su Media e violenza di genere è nato per promuovere un corretto racconto dei fatti alla luce della carta deontologica dei giornalisti (Manifesto di Venezia per la parità di genere e contro ogni forma di violenza diffusa attraverso parole e immagini) .
Monitorati per due anni i media – giornali cartacei, on line e telegiornali, in totale 25 testate –, l’Osservatorio ha raccolto dati che confermano quanto ancora oggi nel modo in cui viene rappresentata la violenza maschile contro le donne pesino ancora stereotipi e pregiudizi di genere. È esperienza che si ripete nel tempo quella della vittimizzazione secondaria che si registra non solo sui giornali ma anche nelle aule dei tribunali: chi è vittima di violenza viene colpevolizzata, e questo avviene soprattutto attraverso il linguaggio.
Sono ben 3.671 gli articoli presi in esame dall’Osservatorio. Una sintesi dei dati presentati si può leggere qui sotto, con gli esempi di racconti giornalistici di violenza contro le donne che continuano ad essere segnati dal pregiudizio contro la vittima (“se l’è cercata”, soprattutto nei casi di violenza sessuale) e da una diffusa anche se non cosciente “simpatia” nei confronti del carnefice, spesso descritto dalle cronache come un bravo ragazzo con le sue passioni e i suoi problemi. “Quei bravi ragazzi” si intitolava infatti, opportunamente, la conferenza stampa nel corso della quale i dati sono stati presentati (la registrazione della conferenza stampa si può vedere sulla pagina della FNSI a questo link.
Sono ben 3.671 gli articoli presi in esame dall’Osservatorio. Una sintesi dei dati presentati si può leggere qui sotto, con gli esempi di racconti giornalistici di violenza contro le donne che continuano ad essere segnati dal pregiudizio contro la vittima (“se l’è cercata”, soprattutto nei casi di violenza sessuale) e da una diffusa anche se non cosciente “simpatia” nei confronti del carnefice, spesso descritto dalle cronache come un bravo ragazzo con le sue passioni e i suoi problemi. “Quei bravi ragazzi” si intitolava infatti, opportunamente, la conferenza stampa nel corso della quale i dati sono stati presentati (la registrazione della conferenza stampa si può vedere sulla pagina della FNSI a questo link.
Qui si può scaricare il pdf della sintesi

