Consiglieri del Pd ritirate la vostra firma!
Si susseguono le prese di posizione contro la proposta di riforma dei consultori familiari presentata alla Giunta del consiglio della Regione Lazio firmata da molti consiglieri Pdl ma anche da consiglieri del Pd, chiamati in causa dalla ex consigliera regionale Luisa Laurelli (Pd) e da Monica Cirinnà, presidente della commissione delle elette al comune di Roma (Pd)Dichiara Luisa Laurelli in una nota diffusa oggi, 19 giugno: “Ho letto esterrefatta il contenuto della proposta di legge regionale prima firmataria Olimpia Tarzia, che propone una radicale modifica del funzionamento dei consultori familiari {{in spregio alle leggi nazionali }}e ai diritti delle donne all’autodeterminazione, alla sessualità consapevole e alla procreazione responsabile. La proposta è firmata da tanti consiglieri di centro destra e anche da alcuni consiglieri regionali del PD che prima di firmare dovrebbero mettersi in sintonia con i valori e i programmi del loro partito e delle donne del PD. {{La mancanza di donne elette nella lista del PD non può e non deve consentire ai consiglieri regionali uomini, di violare i diritti delle donne che loro dovrebbero rappresentare, che dovrebbero almeno essere interpellate e coinvolte}}.
{{Invito i consiglieri del Pd a ritirare le loro firme dalla proposta di legge }} perché il consultorio viene definito come servizio preposto alla tutela della famiglia, della vita e del figlio concepito in violazione della legge istitutiva dei consultori familiari e della legge sull’aborto. {{Dalla proposta sparisce la donna}} con il suo diritto alla salute, compare la famiglia come entità che comprende e annulla tutte le identità, vengono rilanciati fortemente i consultori privati e le associazioni di volontariato private con equiparazione anche ai fini dei finanziamenti pubblici, si istituiscono comitati bioetici indipendenti che interferiscono con l’autonoma e libera attività dei professionisti che operano nei consultori pubblici, vengono istituite figure professionali di dubbia utilità in un servizio sanitario.
La proposta contiene {{un attacco fortissimo alla legge 194}} che disciplina il ricorso all’aborto da parte delle donne, insiste strumentalmente sulla prevenzione dell’aborto proponendo l’istituzione di un assegno a favore delle donne che rinunciano all’aborto fino al quinto anno di età del bambino. Nulla si dice sulla pillola abortiva e su sistemi che rendano meno traumatico possibile il ricorso all’intervento abortivo da parte delle donne.{{ Invito la Presidente Polverini a voler rappresentare i diritti di tutte le donne}}, a far ritirare tale proposta di legge e a voler proseguire nell’azione di rafforzamento della rete consultoriale pubblica in tutte e cinque le province del Lazio con idonei finanziamenti, così come fatto dall’amministrazione Marrazzo.”
Da parte sua, {{Monica Cirinnà}}, presidente della Commissione delle Elette al comune di Roma, pubblica sul suo[ sito->http://www.monicacirinna.it] la seguente dichiarazione:
“…Mentre nella precedente legge regionale (su cui è necessario fare comunque un’opera di attualizzazione essendo stata approvata nel 1976) che dovrebbe essere sostituita completamente dalla proposta Tarzia il ricorso ai consultori privati rappresenta un extrema ratio, il nuovo testo da un ruolo di presenza strutturale ai consultori privati o a quelli gestiti dall’associazionismo familiare e da onlus spalancando così la porta a organizzazioni integraliste.
_ Altri punti negativamente nevralgici della proposta riguardano gli articoli iniziali dove si definisce la {{vita nascente come membro della famiglia legiferando nei fatti sul controverso tema dell’embrione.}} Scompare completamente poi il tema dell’educazione alla contraccezione soppiantato da una fantomatico ruolo di esperti nell’insegnamento dei metodi di regolazione naturale della fertilità. Scompare il tema della prevenzione delle malattie veneree e prende piede con maggiore rilievo l’associazionismo familiare a discapito di un’associazionismo femminile presente invece nella legge regionale del 1976 che scompare completamente nella nuova proposta di legge. Dulcis in fundo il tanto invocato “Mediatore Familiare”, da associazioni come Scienza e Vita e dal Movimento per la Vita, entrerà a far parte obbligatoriamente delle figure professionali presenti all’interno dei consultori.
Un ritorno al medioevo che insieme al blocco operato dalla Polverini della somministrazione della RU486 negli ospedali laziali rappresenta l’ennesimo attacco alla legge 194 , alla dignità e all’identità della donna evidenziando un carattere integralista e oscurantista. Dispiace leggere sotto questa proposta anche {{le firme di alcuni consiglieri regionali del PD }}ai quali ricordo che purtroppo nessuna donna del Pd è stata eletta nel consiglio regionale e quindi, se non altro per rispetto alle tante dirigenti di partito presenti in altre istituzioni sarebbe stato il caso di {{astenersi dal firmare senza aver avuto prima un momento di discussione interno al partito su un tema così delicato}}.”
Già una decina di giorni fa, in una dichiarazione che riprendiamo dal sito paconline.it {{Loredana Fraleone}} per la Federazione della sinistra Lazio aveva denunciato il fatto: “E’ stato depositato alla Regione Lazio, con la firma di circa quaranta consiglieri del centrodestra, quattro del PD e due dell’Italia dei Valori, un disegno di legge sulla riforma dei consultori familiari che, utilizzando un linguaggio riecheggiante il periodo più buio della storia d’Italia, punta allo stravolgimento della legge n.194 e dei diritti soggettivi della donna. Stiamo assistendo, nell’ambito della crisi, a un’espulsione massiccia delle donne dal mercato del lavoro. La giunta di centrodestra del Lazio non si lascia scappare l’occasione per ricacciarle totalmente a sostegno di funzioni che dovrebbero essere ricoperte da servizi sociali in via di smantellamento. Così si risparmia spesa pubblica sulle spalle delle donne. Questo disegno di legge è chiaramente finalizzato a vanificare tutte le conquiste materiali e culturali realizzate dai movimenti femministi dagli anni settanta in poi”.
[Testo proposta rifoma->http://femminismo-a-sud.noblogs.org/gallery/77/PL%20021.pdf] in femminismo a sud
{Immagine}: Fernando Botero, Una famiglia
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