CRESCE CON UNA MADRE CAPACE DI TRASMETTERE FORZA, SENSO DELLA LIBERTA’ E COSCIENZA DI SE’
“Sono ormai vecchio; stimo poco gli uomini d’oggi; molto le donne; e tra queste moltissimo voi, pel bene che fate, pel modo con cui lo fate, e per la gentilezza che traspare da voi, dall’animo vostro” scrisse Giuseppe Mazzini a Laura Solera Mantegazza il 19 settembre 1849. Una lunga amicizia risorgimentale, una stima profonda che la protagonista di tanta letteratura ispirò per la sua vita e per le sue opere.
“Certamente non verrà esaurita con questa nuova pubblicazione la ricerca – in specie bibliografica, documentale e archivistica – su Paolo Mantegazza o su sua madre (Laura), ricerca cui altri prima d’ora hanno già validamente contribuito” scrive Gioacchino A. Civelli in “Ragioni d’una impresa editoriale”, in merito alla riedizione di La mia mamma, Laura Solera Mantegazza, di Paolo Mantegazza, uscita nel 2018, ad opera di Magazzeno Storico Verbanese, con patrocinio La Compagnia De’Bindoni.
Nel libro, il testo integrale della seconda edizione del 1876 (Tipografia dei Fratelli Rechiedei), già dedicato da Paolo Mantegazza al fratello Emilio e alla sorella Costanza e diviso in quattro capitoli (Il filo della vita, La Donna, La Madre, La Cittadina) e Reliquiae (La letteratura del cuore, Lettere d’uomini illustri a mia Madre, Mazzini, Giannone).
Un testo importante della letteratura ottocentesca che riconsegna a tutto tondo una figura tra le principali della scena risorgimentale peninsulare e specialmente milanese, dove Laura Solera principalmente visse e operò. Nella riedizione del 2018: la principale bibliografia; preziose immagini, quali quella di Laura Solera Mantegazza in un ritratto di Giuseppe Mentessi eseguito il 25 maggio 1912 da un originale fotografico (p.g.c. Unione Femminile, Milano) e quella del suo primo biografo, il figlio Paolo (1831-1910), cui Gianna Parri dedica due dei tre saggi introduttivi (Laura e Paolo. Così simili, così diversi; Paolo Mantegazza: cenni biografici).
Gianna Parri ripercorre la vita del figlio prediletto di Laura Solera Mantegazza, cresciuto negli ideali e nell’attivismo della madre, anch’egli giovanissimo protagonista risorgimentale, poi medico, editore di giornali, celebre saggista, viaggiatore in Europa e sud America, docente universitario a Firenze.
Il primo dei due saggi introduttivi rivisita il legame profondo tra madre e figlio al fine “di consentire, con questa pubblicazione, agli studiosi e a un più largo pubblico interessato alla storia risorgimentale e al ruolo delle donne durante quel periodo di grandi cambiamenti politici e sociali, di accedere alla vita di Laura Solera Mantegazza attraverso la testimonianza familiare e affettuosa del figlio maggiore, cui riserva le più attente cure, avendone intuito le grandi capacità. In Paolo essa si rispecchia, con qualche apprensione come confida in un raro momento di compiacimento al corrispondente e amico Pietro Zambelli, riferendosi a Fisiologia del piacere, il libro più famoso e scandaloso pubblicato dal Mantegazza nel 1854 (…): Questo figlio mi fa paura ma ha del genio.” (p. 12)
Paolo Mantegazza fu un misogino di grande successo, leggendosi ne La fisiologia della donna: “…la donna fu ed è e sarà sempre meno intelligente dell’uomo; e il carattere del suo pensiero è quello di un essere infantile”, tuttavia, e tradizionalmente, fa un’eccezione per la madre: “Essa aveva nel cuore quella potente originalità che nelle opere del pensiero porta il marchio del genio. E credo di poterlo dire come uomo che giudica non come figlio che adora; essa ebbe più genio che cuore; essa anelava più alle forme eroiche e non alle forme miti del sentimento.” (p. 14)
Gianna Parri sottolinea acutamente che tale enfasi, nel caso, sminuisce “la grandezza di Laura Solera Mantegazza, eroina e innovatrice; una grandezza da precorritrice dei tempi, che le va invece oggi, forse tardivamente, riconosciuta appieno. Apre con la propria azione, il cammino dell’emancipazione femminile; e il figlio non sa riconoscere questa grande rivoluzione; anzi, è questo forse il segnale di un disagio sempre accuratamente celato, nonostante che il libro sia da lui dedicato alla memoria di sua madre” (p. 15)
Un cambio d’indirizzo dell’Autore, nell’alveo del dibattito inerente le donne intercorso tra madre e figlio, emergono dalla lettera lettera elogiativa, datata 14 luglio 1873, in cui Laura Solera Mantegazza riconosceva a Paolo di averle dato una gioia con la sua seconda opera, Fisiologia dell’amore, in cui “aveva riconosciuto il valore delle donne.” (p. 15) Lettera di cui si conosce solo versione a stampa e che lui pose a capo di tutte le edizioni successive. Segnalazione che Gianna Parri assegna a Massimo Rossi il quale, in altro saggio introduttivo, “Annotazioni per un profilo di Laura Solera Mantegazza”, traccia una esaustiva biografia della celebre “patriota, filantropa politica, educatrice”.
Nata a Milano il 15 gennaio 1813, a Milano, cresciuta dalla madre, Giuseppina Landriani, mentre il padre, Cristoforo Solera, era esule in Svizzera, la grande risorgimentale perse, quindicenne, la madre ed entrò nella casa di un amico di famiglia, Paolo Acerbi, che due anni dopo le combinò il matrimonio con Giovanni Battista Mantegazza. L’amore per i figli (Paolo ed Emilio) e per la figlia (Costanza), s’intrecciò a quello risorgimentale, e nonostante “soffrisse di nevralgie e di una malattia spinale, aggravatasi negli anni. Malgrado questi limiti fisici, fu una donna energica e allegra (…) Una donna che visse con passione e coerenza.”(p. 25)
Nelle note, Massimo Rossi ricorda la sua discendenza, per genealogia femminile, da Laura Solera Mantegazza, attraverso la figlia Costanza, fino alla sua nonna materna, Costanza Gibelli. Sottolinea, dell’ava, la passione per i fiori, specie per le camelie, sotto le quali è sepolta, nel giardino della casa paterna, a Sabbioncella/Cannero, sul Lago Maggiore. Segnala che la Società Italiana della Camelia le dedicò una camelia rossa screziata di bianco, presentata nell’incontro sul libro Due donne e una bandiera, Laura Solera Mantegazza e Adelaide Bono Cairoli, di Annalisa Molteni e Gianna Parri.
I “profili” di Rossi, colmi di fonti giornalistiche, archivistiche e bibliotecarie, italiane e straniere, di citazioni e nomi celebri del Risorgimento, disegnano una donna che rifiutò una sola identità ma ne visse molte, “con convinzione e responsabilità, agendo in direzione di utopie concrete” (p. 26); una donna che “osò vivere identità plurali e diverse e senza alcuna contraddizione.” (p. 27)
Una sintesi biografica la vede coordinare le ambulanze e aiutare i medici all’ospedale militare di Sant’Ambrogio durante le Cinque Giornate di Milano (18-22 marzo 1848); animare, con Adelaide Cairoli, il Comitato Patriottico Femminile; aprire la sua casa di Cannero ai feriti della battaglia di Luino (15 agosto 1848), curando insieme garibaldini e austriaci; raccogliere fondi per la spedizione dei Mille; raggiungere e curare Giusebbe Garibaldi che, ferito sull’Aspromonte, era stato imprigionato a La Spezia e a Pisa (1862).
Esemplare, per continuità e innovazione, l’attività filantropica rivolta specialmente alle donne e all’infanzia che la vide fondare a Milano il primo Istituto per lattanti e slattati (1850) contro la piaga dell’abbandono neonatale e infantile; la prima Società di Mutuo soccorso femminile (1860) in aiuto alle operaie; la prima Scuola Professionale Femminile Italiana per formare al lavoro ragazze socialmente disagiate; istituire vari corsi tra i quali il primo in Italia per telegrafiste.
Alla sua morte (Sabbioncella, 15 settembre 1873), lasciò per testamento erede universale la Scuola professionale femminile, oggi PIM – Fondazione Laura Solera Mantegazza “sostenuta dalla Regione, aperta a maschi e femmine, a cittadini italiani e stranieri con indirizzo prevalentemente socio-sanitario” (p. 58).
Nella lettera inviata da Giuseppe Garibaldi a Emilio Mantegazza si legge: “Vi scrivo piangendo alla dolorosa notizia. Potete essere orgogliosi d’essere figli d’una tanta madre. L’Italia ha perduto la più preziosa delle sue gemme.” (p. 26)
Un libro per il presente, più che di memorie passate, in cui le due lettere di Mazzini e di Giannone a Laura Solera Mantegazza, pubblicate nella prima edizione, consegnano vividi e veritieri ideali e sentimenti che il tempo, la verità dello scritto, il potere comunicativo ed empatico della carta, hanno preservato.
Info: Paolo Mantegazza, La mia mamma. Laura Solera Mantegazza; saggi introduttivi di Gianna Parri e Massimo Rossi, Magazzeno Storico Verbanese, 2018; euro 20,00.