Da NEW YORK A ROMA – Dal 7 luglio le armi nucleari sono illegittime. L’Onu approva il Trattato d’interdizione.
Con una votazione finale di 122 paesi a favore, 1 astenuto e 1 contrario (Paesi Bassi), su 192, la Conferenza delle Nazioni Unite, il 7 luglio 2017, ha avviato, a N. Y., la negoziazione di un Trattato che proibisca le armi nucleari, approvando il testo proposto.
Evento epocale che impegnerà a fondo governi e società civile e su cui si raccoglieranno le firme durante la sessione dell’Assemblea Generale dell’Onu del 20 settembre, con entrata in vigore dopo la ratifica di 50 paesi.
«Ogni Stato parte s’impegna a non sviluppare, testare, produrre, fabbricare, acquisire, possedere o immagazzinare armi nucleari o altri ordigni atomici esplosivi in nessuna circostanza, o a usare o minacciare l’so di armi nucleari o altri ordigni atomici esplosivi (…) Questo Trattato colma il vuoto legale come spiegato dall’Austria alla conferenza di Vienna sulle conseguenze umanitarie delle armi nucleari; è uno dei pochi passi che i paesi privi di armi nucleari hanno potuto intraprendere senza dover coinvolgere chi invece le possiede (…) Ora la società civile e i governi che si sono adoperati per arrivare a questo storico giorno dovranno trovare nuove strade per esercitare pressione.» Questi, in sintesi, con rimandi al ruolo della società civile, della scuola, a un costante impegno anti-nucleare, il testo di Tony Robinson (attivista del Movimento Umanista, codirettore di “Pressenza”) tradotto da Anna Polo e distribuito nella Conferenza Stampa “Le armi nuclerari sono ormai illegali” al Senato (Sala Caduti di Nassirya, 11 c.m.), su iniziativa della senatrice Loredana De Petris con Wilpf-Italia, Disarmisti Esigenti, Campagna osm-dpn, Energia Felice, PenceLink, Armes Nucléaires Stop, Accademia Kronos e altri; tutti soggetti protagonisti del lungo percorso sfociato nella positiva votazione del 7 luglio.
Il Trattato internazionale per la messa al bando degli ordigni nucleari non è materia neutra, si tratta della vita e della morte della nostra specie e di altre sul pianeta, perciò nella Conferenza stampa (anticipata nel nostro redazionale del 10 luglio), dopo i ringraziamenti alla senatrice De Petris e ad Alfonso Navarra (trattenutosi a N. Y.), Antonia Sani ha riassunto il «percorso umanitario» contro la produzione e l’uso delle armi nucleari iniziato a Oslo 2013, proseguito a Nayarit (Messico) 2014, Vienna 2014, Parigi 2015 (con rapporto tra clima ed energia nucleare), Ginevra 2016 (con gruppo di lavoro a composizione aperta che chiede un’assemblea ONU che individuerà in un Trattato lo strumento idoneo a aprirà negoziati (27 ottobre 2016) con positivo incremento del numero degli Stati disposti a votare nel dicembre 2016; infine il 7 luglio 2017!»
Rispetto all’Italia, Antonia Sani, e non solo lei, ha denunciato «la vergognosa mancanza di risalto data, con poche eccezioni, dei mass media su un evento storico di dimensione internazionale forse a causa della vergognosa assenza dell’Italia e di una contraddittoria presenza del nostro Stato nelle sedi in cui si è trattato di votare per impostare e portare a termine il testo del Trattato.» E, sui comportamenti contradditori: «Il PD nel PE ha votato sì in vista del voto del 27 ottobre 2016 e poi no, quel giorno, in sede Onu e lo stesso è accaduto all’avvìo dei negoziati, prima ha detto sì (23 dicembre 2016) poi ha detto no.» (A. Sani)
Quel 27 ottobre, al varo di una conferenza per l’apertura dei negoziati per l’interdizione delle armi nucleari, si è avuta l’astensione di Cina, India, Pakistan mentre la Corea del Nord ha votato si.
Posizione da subito negativa l’hanno invece presa i paesi nuclearisti (Russia, USA, Francia, Gran Bretagna Cina (sottoscrittori del TNP, 1968, cui India, Pakistan, Israele, Corea del Nord hanno aderito successivamente).»
Di altra «triste figura» dell’Italia ha parlato Giovanna Pagani (Wilpf-Italia), poiché non è stata neppure avanzata la richiesta, come ha fatto l’Olanda, di rimuovere gli ordigni nucleari.»
Ricordiamo che l’Olanda aveva in precedenza votato sì, votando poi no il 7 luglio evidentemente dopo pressioni.
Giovanna Pagani ha ricordato l’opera di Ray Acheson (Reacing Critical Will) di Susy Sneider (Pax) e Rebecca Jonshon (fondazione Jonshon) e riportato i complimenti – per il forte impegno nell’opera di convincimento a favore del Trattato, nell’apertura di crepe significative nel fronte del no – da Elayne Withe Gomez (presidente della Conferenza e ambasciatrice del Costa Rica) a tutte loro e alla Wilpf, «associazione internazionale formata da donne che più di altre associazioni si è costantemente battuta per un’idea di pace fondata contro il militarismo come attitudine mentale e per il rifiuto delle armi come strumento atto a reprimere le ribellioni originate dalle disuguaglianze, dal privilegio di pochi. Concetto inserito nello statuto di Zurigo del 1919». (Sani)
Nella Conferenza Stampa sono stati affrontati alcuni aspetti irrisolti del Trattato che essendo frutto di una mediazione, è “il meglio del possibile”.
In merito, Luigi Mosca (Energia Felice-Armes Nuclèaires STOP), dopo aver definito ridicola la sottovalutazione del Trattato che cambia la storia anche di paesi come il nostro che ospitano armamenti nucleari, è intervenuto sull’art. 6, al centro del dibattito attuale, che ammette l’uscita dal Trattato e che, pur pronunciandosi contro la corsa agli armamenti nucleari, non si pronuncia contro l’aggiornamento degli stessi in funzione della deterrenza (cosa per cui la Wilpf non l’ha votato).
In proposito, Antonia Sani ha sottolineato come il «Tratttato di Non Prolificazione nucleare (Tnp), venga assorbito da una cornice giuridica che lo inchioda quanto meno a rendere effettiva la clausola contenuta all’art. 6. Di più non si poteva ottenere»
Mentre Luigi Mosca parlava, sullo schermo della sala troneggiava una frase di Martin Luther King: «Dobbiamo imparare a vivere tutti insieme come fratelli altrimenti periremo tutti insieme come idioti» pronunciata nella cattedrale nazionale di Washington D. C. il 31 marzo 1968.
I richiami alla sovranità nazionale vanno bene finché non comportano l’uso dell’arma nucleare i cui danni non solo non sono limitabili a un paese ma neppure a una generazione.
Luigi Mosca ha valorizzato i punti d’eccellenza del Trattato (es. proibizione di minacciare l’uso dell’arma nucleare) «Chi ci tratta da ingenui, chi ci ridicolizza» ha detto «non ricorda le lezioni della storia su altre battaglie portate vinte a piccoli passi e sul momento ritenute poca cosa. Es. la battaglia contro la schiavitù. Ricordiamoci che non sembrava possibile eppure nel 1972 sono state vietate le armi biologiche, nel 1973 quelle chimiche, nel 1997 le mine anti-persone, nel 2008 le bombe a frammentazione. E che le armi nucleari sono state bandite pochi giorni fa! Questo Trattato ha un impatto immediato anche se ci vorrà del tempo radicarlo; servirà anche a interdire che qualcuno possa ricominciare perché purtroppo non si può dimenticare come si costruiscono.»
Nel parlare del sostegno che il Trattato richiederà in futuro, Luigi Mosca (e non solo lui) ha parlato di «campagne d’informazione e opera di sensibilizzazione, in primis nella scuola, rispetto al disarmo e ai rischi che le odierne generazioni corrono in un momento molto pericoloso dove sembra sempre più possibile, per vari motivi (es. escalation dei conflitti, leaders inaffidabili, errore umano, movimenti xenofobi, clima, ecc.), l’uso dell’arma nucleare.» Il Trattato ferma le lancette «dell’orologio dell’Apocalisse, orologio simbolico che rappresenta un conto alla rovescia (dal 1947 aggiornato regolarmente dal Comitato Scienza e Sicurezza del bollettino degli scienziati atomici). Chi non firmerà il Trattato contro gli armamenti nucleari, ucciderà due volte; ucciderà di nuovo anche chi è sopravvissuto all’atomica ad Hiroscima (detti hibakusha) e ai test nucleari.»
Altri interventi di Giuseppe Bruzzoni (Disarmisti Esigenti), Giuseppe Padovano (Non guerra No Nato), Olivier Turquet (Pressenza), Luciano Zambelli (Campagna Osm-Dpn), Patrick Boyland (Peacelink). Ad Antonia Sani, il riassunto delle domande lasciate aperte:
«Quali percorsi dovranno compiere i vari Parlamenti per rendere effettive le norme del Trattato? Quali programmi adottare? Quale educazione nelle scuole per far intendere alle giovani generazioni che con la costanza, la cooperazione di tutti, anche le armi nucleari possono essere bandite? In nome di una pace costruita senza violenza, senza muri e recinti? Ma soprattutto come esercitare un peso sulla posizione del Governo italiano che tollera le basi nucleari nel nostro paese, che non osa affermare la propria autonomia dalla NATO, che non vuole intendere che “la politica dei piccoli passi”, sostenuta in più sedi dai nostri rappresentanti diplomatici, non significa stare fermi sotto i diktat della NATO, ma compierli davvero, i piccoli passi, come è avvenuto il 7 luglio a NY!» (Sani)
Prossimo appuntamento nel 2018.