DA ROMA A PERUGIA si rincorre la memoria di CLARA SERENI e del suo grande lavoro
Due luoghi: Sala Carla Lonzi nella Casa internazionale di Roma (26.9.2018) e Aula Magna dell’Università di Perugia nel Complesso monumentale di San Pietro (5.10.2018).
Due folle stipate, imbevute di ricordi, hanno ascoltato commosse testimonianze, di forte impatto, anche miste a lacrime (Roma) o più contenute ma di simile pathos (Perugia).
Due le comunità di affetti formate da chi ne aveva condiviso tratti di vita o l’aveva solo sfiorata o conosciuta solto tramite i suoi libri; identico l’intreccio di generazioni, di persone anche se non si conoscevano si sentivano unite da quella fila di sassolini che relatrici e relatori mettevano per giungere fino a lei, ritrarla a tutto tondo nella sua capacità di capire, cambiare, sorprendere in ogni momento e aspetto della vita affettiva, sociale, politica, partitica, letteraria, d’intellettuale sempre capace di capire la realtà e d’intervenirvi pur con le sue durezze, le sue scomode prese di posizione che il tempo ha dimostrato essere lucide letture della realtà. Corale il riconoscimento della sua unicità e del suo lascito.
Spontaneo l’abbraccio alle sue sorelle Anna e Marta; a Roma, presente anche la sorella Marinella e Stefano Rulli, compagno nella vita e nella genitorialità; presenti anche i suoi nipoti Andrea e Francesco (figli di Marta) che ne hanno proiettato una loro video intervista realizzata a Giugno e conclusa dalla voce gioiosa della zia davanti a una danza di delfini. Fino all’ultimo, Clara Sereni ha voluto e saputo godere di ogni minima cosa potesse renderla felice, e felici e liberi gli altri, pur avendo una vita complessa, vissuta secondo quello in cui credeva, senza compromessi, con una difficile maternità e infine una dolorosa malattia. Non si è mai risparmiata e l’esempio, nel filmato, lo dà la risposta, lasciata sospesa, alla domanda “cosa fosse per lei l’ideologia”, inviata infine alla vigilia del viaggio a Zurigo: “l’ideologia è un limite; l’assenza di ideologie è un’ideologia.”
L’incontro romano è stato coordinato da Marino Sinibaldi, che ha letto la lettera del Presidente Emerito Napolitano in omaggio a Clara Sereni, dove si ricorda l’impegno antifascista e democratico della sua famiglia e la sua opera di scrittrice.
Francesca Kock, nel doppio ruolo di cara amica e di presidente dell’Aps Casa internazionale delle donne, ha sottolineato qualità e valori di Clara e ricordato il sostegno dato da lei alla Casa internazionale, attualmente sotto attacco del Comune di Roma. Nella Casa, Clara reperì anche fondi vendendo i suoi famosi “bottoni” e altre creazioni artistiche a favore della sua Fondazione Città del Sole nei Casali di S. Vito (Pg); esperienza originale, di forte significato antropologico e culturale, medico e sociale, ricordato da Maria Chiara Sacchetti nell’intervento fatto a nome delle Merendanze, il gruppo di volontarie creato da Clara (pubblicato a parte).
L’incontro perugino si è invece svolto nell’ambito di Umbria Libri, intitolata La cura delle idee e incentrata su tre parole: Cura, Compresenza, Narrazione. L’incontro Una storia speciale. Parlando di Clara Sereni è stato il primo istituzionale, avendo la scrittrice romana, dopo il trasferimento in Umbria, ricoperto dal 1995 al 1997 il ruolo di Vice Sindaco.
Era stato Stefano Rulli (Roma) a parlare della disabilità del figlio Matteo, degli sforzi condivisi ma ispirati da Clara per dargli più autonomia, la ricerca di una persona, “l’astronauta Marco” che accompagnasse Matteo, nel suo mondo, cosa che fu. Clara ebbe l’idea di trasferirsi in Umbria, di effettuare “una traversata nel deserto” in cerca di maggiore autonomia e cure per Matteo, essendoci in quella Regione una lunga esperienza nelle cure delle disabilità. “Lì scoprimmo una piccola America, l’ass. Aura per progettare, non per compiangersi. Matteo doveva separarsi da noi, vivere la sua vita, fare cose sempre più difficili.”(Rulli)
Nell’incontro perugino, la Presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, ha ricordato l’impegno, la coerenza, il coraggio delle scelte, l’umanità di Clara Sereni; la sua vicenda esemplare nella condivisione, nella buona cittadinanza, nell’esercizio l’intelligente e rispettoso del potere quando accettò, dopo molte titubanze, la carica di Vice Sindaco con delega all’assistenza sociale, lasciando anche in quel campo un segno dovuto alla sua genialità e alla sua generosità.
Anche quando, da separata, si trasferì in due camere del Sodalizio di San Martino, struttura all’avanguardia, ricca d’iniziative che si rifiutò di chiamare “ospizio”, Clara Sereni sfidò un dissenso quasi generale, ma lì coltivò altri interessi ed amicizie. Alla vigilia, donò quasi tutti i libri alle Biblioteche comunali di Perugia, dove i gruppi di lettura s’impegnano oggi anche su di lei. La sua collezione sarà esposta a Villa Urbani.
Chiunque sia intervenut*, nei due eventi in oggetto, insieme ad un’angolatura sempre nuova di Clara ha contribuito, con letture, musiche, documenti, fotografie, ricordi, ad una summa preziosa, ad una guida intima, intellettuamente onesta e rispettosa delle varie stagioni della vita di Clara e del loro contesto.
Chiara Ingrao (Roma), sua amica d’infanzia per l’amicizia delle rispettive famiglie protagoniste della vita politica italiana, del PCI, ha “portato un sorriso” con la splendida fotografia del ’56 che le ritrae con tutù e scarpette (quelle di Clara slacciate) a un saggio di danza, in un circolo Udi. Altra rara fotografia, del ’67, mostra Clara portata via a braccia dai poliziotti durante lo sgombero dell’occupazione a Lettere. Siccome la posa non dava l’idea di resistenza, la fotografia fu subito ritirata dal giornale.
Chiara Ingrao ha descritto l’amica “bimba fragile, indomita e fiera” e ha svelato pieghe di vita delle loro famiglie coincidenti con grandi momenti, anche di frattura, della Sinistra. Entrambe appartenenti alla generazione di donne nate sul finire o subito dopo la seconda guerra mondiale, cresciute con gli ideali della Liberazione e maturate nei valori della Costituzione e dell’Europa. È quella che, unitamente ad altre generazioni, interpretò il nuovo femminismo e sostenne lo scontro di genere che cambiò la società italiana.
Walter Veltroni (Perugia), ha tratteggiato un vivo profilo di una giovane Clara Sereni appartenente al gruppo di giovani scrittori collaboranti con l’Unità, organo di stampa del PCI. Una stima profonda traspariva dalle sue parole. Lei era una “tosta” che al talento letterario abbinava acutezza di sguardo, tanti interessi alternativi, canti e sonate di chitarra che neppure la presenza severa del padre, Emilio Sereni, frenava. La madre, Xenia Silberberg, scrittrice (che si firmò Marina Sereni, I giorni della nostra vita), antifascista che dall’esilio di Parigi aveva contribuito alla nascita della rivista “Noi Donne”, l’aveva persa presto. “Parlano del PCI come se fosse stato una caserma, ma in quei tempi, che sono ormai lontani, c’erano molti spazi” ha detto Veltroni, anticipando l’omaggio che intende fare a Clara Sereni nel suo nuovo film, in relazione alla frase “passami il sale” che è il titolo di uno dei libri di Clara (Rizzoli, 2002 ). Lui li ha tutti, tranne il primo, e tutti con dediche che sono pensieri politici di grande sintesi e attualità. Veltroni ha paragonato l’ultimo romanzo di Clara, Via Ripetta 155 (Giunti, 2015), che narra le fatiche e le incertezze di scegliere, ristrutturare, ammobiliare quella sua prima casa, “Solo Michelangelo ha guardato di più le impalcature”, scrive, per poi “tirarsi su le maniche” e darsi da fare, arredare una casa che rappresentava libertà, lavoro e responsabilità, agli indugi della Sinistra e a ciò che dovrebbe fare per passare dalle parole ai fatti. Veltroni ha anche elencato quattro definizioni – Ebrea, Donna, Madre, Utopista – in cui l’ultima sostituisce la serie delle quattro con cui Clara si definiva: Donna, Ebrea, Madre, Ultimista nel senso di spartire empaticamente e antropologicamente la posizione degli “ultimi” che è sempre stata la sua da subito rinunciante a privilegi.
Dei suoi libri hanno fatto un excursus due scrittrici di fama e sue amiche, a Roma Maria Rosa Cutrufelli e a Perugia Sandra Petrignani che, nel proseguire del pomeriggio, ha presentato anche il suo ultimo romanzo La corsara. Ritratto di Natalia Ginsburg (Neri Pozza, 2018). Per Clara Sereni, con sue stesse parole, “Natalia Ginzburg risiedeva direttamente nell’Olimpo”.
Maria Rosa Cutrufelli ha narrato la sua amicizia con Clara con cui aveva un confronto continuo su posizioni opposte, poiché Clara, che viveva l’osmosi tra privato e pubblico, non credeva, al contrario, che un libro potesse incidere sul reale. Il loro appuntamento fisso era il giorno della Befana nella casa di campagna di Cutrufelli. Per lei, Clara è fra le maggiori scrittrici italiane della seconda metà del Novecento, ma la sua grandezza s’espande nel mondo. Le ha riconosciuto il merito di aver aperto filoni letterari; quello della scrittura di libri di ricette fino ad allora firmate al maschile; di aver unito ricette e autobiografia, formula continuamente emulata; di aver fatto emergere l’Autrice in ogni suo libro, dicendosi con forza e autenticità, inventando stile e linguaggi. Maria Rosa Cutrufelli ha esplorato i neologismi formulati, con geniale semplicità, da Clara, alcuni entrati nei dizionari: es. casalinghitudine, merendanzo, ultimista.A parte il primo romanzo di Clara Sereni (che poco girò e che neppure Cutrufelli ha letto, Sigma epsilon (Marsilio, 1994), oggetto ancora più prezioso dato che la severa Autrice lo definì “brutto”, il libro che ovunque viene ricordato per primo è Casalinghitudine (Einaudi, 1987), uno dei testi principali per il primo femminismo.
Nella ristampa (Giunti, 2015) la Nota dell’Autrice intitolata Una gravidanza a rischio, ripercorre la genesi, quotidiana e minimalista, su foglietti impilati e pinzettati, di pagine che dovrebbero andare nelle scuole e che si prestano a un’ottima lettura anche da chi quella stagione non l’ha vissuta ma ne ha tratto autoderminazione, nuovi diritti, libertà e passi avanti nell’uguaglianza. Clara Sereni confida che dopo essersi a lungo negata la verità di stare scrivendo un altro libro, dopo gli spasmi di Sigma Epsilon, aveva normato su A/4 le pile di foglietti pinzettati, aveva superato nausee e panico provocati dalla fatica di vita e dal sapere di essere una scrittrice, con Stefano avevano trovato un mitico editore, Einaudi, e aveva persino ottenuto di mantenere il titolo che a Natalia Ginsburg non piaceva, mentre piaceva al di lei figlio, Carlo. Riporta la Nota: “Finalmente il libro uscì, con una tiratura giustamente limitata: era un libro strano, anche io mi chiedevo che destino avrebbe avuto. Il destino lo decisero le donne: la prima ristampa arrivò in breve tempo perché le donne se lo regalavano fra loro, so di tante cene in cui invece di fiori o dolci alla padrona di casa portavano in dono Casalinghitudine. Donne di generazioni diverse e anche un po’ di uomini, qualcuno dei quali però, incontrandomi, mi diceva: <Ovviamente le ricette non le ho lette>, e io ci pensavo. Ora che questo libro è diventato un piccolo classico, magari le ricette le leggeranno anche i maschi, o no?”
In quanto al femminismo si legge in Nota: “Mi resta una sorta di confessione. Sono certa che questo libro debba moltissimo ai movimenti delle donne degli anni Sessanta e Settanta. Non ho mai professato il femminismo attivo (mi limitavo a leggere ì, qualche volta mettevo il naso qua e là) ma è come se avessi acchiappato qualcosa nell’aria, pronto da raccogliere.”
Clara Sereni è passata da “donna” a “donne”, da “tolleranza” a “contaminazione”, mescolando, frammentando per estrarne i profumi, plasmare nuova materia, fosse davanti ai fornelli, ad una riunione partitica, ad un’assemblea di donne, in un’aula istituzionale; è sempre rimasta sè stessa, dura, riflessiva, irriducibile e appassionata quando credeva in qualcosa. Un fascio di luce con tutte le variazioni di colore, che nelle due sedi, romana e perugina, persino amiche care hanno scoperto nella loro totalità.
L’attrice Lunetta Savino (Roma) ne ha letto alcuni brani. Ha conosciuto Clara prima attraverso la rappresentazione teatrale di Casalinghitudine, poi dei suoi libri, ineludibili, identitari, infine nella Città del Sole, approdo di tante donne e tanti uomini, con forti e disperati amori per figli e figlie.
La vita di Clara è stata una rivelazione anche per Giovanna Marini e per Sara Modigliani (Roma) che hanno emozionato il pubblico con le canzoni da lei preferite ma soprattutto ricordandone la vitalità, la voglia di imparare a suonare e a cantare. I loro interventi hanno emozionato e portato la platea a unirsi al canto.
A sua volta, Sandra Petrignani (Perugia), in un quasi mormorare tra sé, dopo aver ricordato l’amica Clara e parlato della sua raffinata opera letteraria, di Casalinghitudine ovviamente e di quello che è riconosciuto il suo capolavoro e uno dei capolavori della letteratura del Novecento, il Gioco dei Regni (Giunti, 1993, in ristampa con innovazioni), saga della sua grande famiglia ebraica e del Novecento, libro a più dimensioni, da leggere e rileggere, tra sfaccettature, così come la sua Autrice.
Petrignani ha ammesso, con molto dispiacere, di non aver saputo superare lo scudo di generosa sensibilità, di squisite attenzioni, di conforto che Carla Sereni metteva tra sé e il mondo, trattenendo per sé delusioni, stanchezze e dolori.
Una storia chiusa (Rizzoli, 2012) è la sintesi di una vita che però non si chiude alla speranza e, per espressa dichiarazione, non è autobiografico, raccoglie le voci anziane del Paese con cui conviveva al San Martino. Delle sue famose quattro autodefinizioni, l’ultima parola, Utopista, è sostituita da Ultimista, nel senso non di ritirarsi dal mondo ma di guardare e comprendersi tra gli “ultimi”.
Infine, sono intervenuti (Roma): Noemi DiSegni, Alessandro Pellegrini, Puma Scricciolo, Caterina Torta, Luca Zevi.
- Sigma epsilon, romanzo, Venezia, Marsilio, 1974
- Casalinghitudine, romanzo, Torino, Einaudi, 1987
- Manicomio Primavera, Firenze, Giunti, 1989
- Il gioco dei regni, Firenze, Giunti, 1993 (Premio Società dei Lettori Lucca-Roma, Premio Marotta)
- Eppure, Milano, Feltrinelli, 1995
- Taccuino di un’ultimista, Milano, Feltrinelli, 1998
- Da un grigio all’altro, dialogo con Clara Sereni, Roma, Di Renzo Editore, 1998
- Passami il sale, Milano, Rizzoli, 2002 (Premio Nazionale Letterario Pisa)
- Le Merendanze, Milano, Rizzoli, 2004
- Il lupo mercante, Milano, Rizzoli, 2007
- Come formichine laboriose, in: Grand Tour. Rivisitare l’Italia nei suoi 150 anni, Italianieuropei, 05/2010
- Una storia chiusa, Milano, Rizzoli, 2012
- Via Ripetta 155, Firenze, Giunti, 2015