Da Telefono Rosa Piemonte di Torino la denuncia: femminicidi e braccialetti elettronici, morire sotto controllo?
Da Telefono Rosa Piemonte di Torino il comunicato che segue che denuncia, a partire dall’ultimo femminicidio, quello di Concetta Marruocco ad Ancona, il fallimento di una misura cautelare che ancora una volta si è dimostrata deficitaria, quella del braccialetto elettronico.
Un altro femminicidio: 90 donne uccise dall’inizio dell’anno.
Concetta Marruocco è stata uccisa da un uomo già denunciato, al quale era stato applicato il braccialetto elettronico, a tutela della donna e della figlia, e addirittura con il processo per maltrattamenti in famiglia in corso, a dibattimento, davanti ai Giudici del Tribunale.
A dire il vero, è preoccupante che alcuni organi di stampa riportino di frequenti violazioni al divieto di avvicinamento, senza che sia stata mai messa in atto una misura cautelare più incisiva, atta a tutelare la moglie e la figlia, e nonostante la legge lo preveda espressamente, a richiesta del Pubblico Ministero.
Non solo: questa volta il braccialetto non ha funzionato, o forse, COME viene riportato, ha funzionato, ma assolutamente troppo tardi, solo quando l’uomo già stava accoltellando la moglie.
Abbiamo letto, nel passato, di alcune polemiche tra il Ministero e gli enti gestori degli apparati di controllo e segnalazione (prima TIM, poi Fastweb). Abbiamo anche avuto notizia di svariati disservizi, secondo il Ministero imputabili ai gestori, secondo questi ultimi per un uso non adeguato delle potenzialità dei braccialetti elettronici, mancate segnalazioni di adeguamento delle misure da parte delle Forze dell’Ordine e una generale scarsa gestione dei provvedimenti.
Mai come in questo caso si tratta di una morte annunciata. Non entriamo nel merito delle responsabilità individuali, che auspichiamo siano accertate nei dettagli. Intendiamo invece promuovere la responsabilità della coscienza collettiva, perché questi sono fallimenti sociali di tutte e tutti noi, ma anche il fallimento delle azioni di tutela e sicurezza di istituzioni ben individuabili.
Rivolgiamo un appello ai Ministeri competenti, alla magistratura, alle forze dell’ordine, affinché venga una volta per tutte impedito e prevenuto il fallimento di una misura cautelare che ancora una volta si è dimostrata deficitario, e questa volta senza alcuna possibilità di riparare all’errore commesso, sia esso derivato dal comportamento umano o invece da un difetto nella tecnologia utilizzata.
La violenza maschile sulle donne non è una emergenza, è un drammatico problema conosciuto e studiato da anni, e non occorrono provvedimenti straordinari ma solo una applicazione attenta e ordinaria delle norme, che vedano però i diritti anche di sopravvivenza delle donne collocati in una dimensione ben superiore a quelli di maltrattanti, che sempre più spesso si dimostrano incapaci di tollerare la libertà di mogli, fidanzate o ex, e che pianificano lucidamente e senza alcun ritegno e rimorso l’uccisione di chi, confidando nella protezione dello Stato, ha voluto sottrarsi all’aggressione e alla prepotenza.
Un pensiero anche all’ennesima vittima indiretta del femminicidio, una figlia minorenne e altri familiari che al trauma di quanto accaduto dovranno aggiungere, magari, anche l’indifferenza di persone, istituzioni e servizi. Perché questo femminicidio verrà presto dimenticato, in quanto a breve ne dovremo raccontare un altro.
Torino, 16 ottobre 2023