Dall’Udi di Napoli una lettera alle parlamentari sulla rivolta coraggiosa delle donne in Iran
Da Udi di Napoli la lettera indirizzata alle senatrici e deputate italiane sottoscritta, oltre che dall’Udi di Napoli, dalle donne della comunità degli Iraniani a Napoli, Le donne di Agorà di Pozzuoli, Arcidonna, Protocollo Napoli, Associazione Salute donna:
La tragica rappresentazione del patriarcato in Iran ci ha, oltre che ferite, fatte interrogare sulle politiche che nel guardare internamente e prioritariamente dentro i confini degli stati, rendono ancora più difficile la convivenza tra prospettive del movimento delle donne e le prospettive di governi che considerano indivisibili i beni e il godimento dei diritti umani.
Per questo abbiamo cercato un’intesa con le parlamentari e le senatrici con questa lettera.
Alle senatrici e alle deputate in indirizzo
La rivolta coraggiosa delle donne in Iran ha dato un significato inedito, per risalto e clamore delle notizie che arrivano in ogni paese europeo, alla giornata internazionale contro la violenza maschile. Noi le abbiamo sentite e abbiamo cercato una vicinanza reciproca. Noi sappiamo di far parte di una comunità in lotta oltre i confini.
Siamo donne di Napoli e della Campania e le nostre associazioni fanno parte della rete contro la violenza maschile e la nostra attenzione è a tutti gli aspetti affrontati da importanti trattati e convenzioni internazionali.
Con le donne della comunità iraniana a Napoli ci siamo chieste in che modo avremmo potuto esprimere la nostra responsabilità politica e, soprattutto, soccorrere le donne violentate e percosse che, consapevolmente, offrono tutto ciò di cui dispongono per la libertà di tutte.
Nel 2013 il Parlamento italiano ha ratificato la Convenzione di Istanbul le donne Italiane si sono più volte rivolte al parlamento e alle istituzioni per la sua piena attuazione. Anche noi ci siamo rivolte alle nostre amministrazioni per esprimere la nostra vigilanza su una legge che viene ancora, purtroppo, spesso ignorata.
È la Convenzione di Istanbul che richiama tutte e tutti a questa responsabilità e che richiede tutto il peso e l’autorevolezza delle elette e delle cittadine di un paese democratico, nel contrasto alle violenze contro tutte le donne.
La strage dei diritti fondamentali e le lesioni mirate al genere femminile, l’uso punitivo dello stupro, l’imposizione di una disciplina comportamentale ispirata al dominio maschile su ogni aspetto della vita delle donne nonché il totale spregio di ogni regola sul trattamento delle cittadine che manifestano, incarcerate ingiustamente e senza alcun diritto alla difesa, rendono il coraggio delle donne in rivolta la più diretta ed efficace contrapposizione ad un regime che sembra pronto a tutto per riaffermare il suo potere assoluto.
Sappiamo però che, senza l’appoggio e la determinazione della comunità internazionale e dei movimenti della società civile, il tributo richiesto a quelle donne, in lotta per la libertà di tutte le vittime del patriarcato nel mondo, sarebbe infinitamente sproporzionato per una lotta puramente simbolica e periferica.
Cécile Gréboval (Program Management del Consiglio d’Europa) in una intervista del 2021, in merito al rapporto del GREVIO 2021 sull’attuazione della CdiI, ha affermato la possibilità e la necessità dell’applicazione degli articoli 60 e 61 della Convenzione, che riguardano esplicitamente il diritto di asilo e protezione per le donne vittime di abusi e violenze subite nei paesi di provenienza, quando non aderenti alla Convenzione (perché nel caso contrario sarebbero tenuti all’applicazione e quindi passibili di procedure di ingiunzione da parte della CEDU).
Mentre avvertiamo l’urgenza di un segno concreto da parte delle nostre Istituzioni, siamo allarmate per l’indisturbata stipula di contratti e scambi commerciali con paesi che non esitano a praticare politiche discriminatorie verso le donne e che si mostrano tolleranti verso pratiche che sfociano nel femminicidio, fino ad assumerlo come forma di controllo dell’ordine costituito.
Una piena applicazione delle norme conquistate dalle donne, pensiamo non possa considerarsi tale senza uno sguardo fattivo e attento che porti alla condanna ferma dello stupro come arma repressiva in Iran e nei vicini conflitti bellici, indipendentemente dagli schieramenti politici e dalla tolleranza finora espressa da soggetti che considerano la violenza fisiologica nei rapporti tra sessi.
Affidiamo a voi una parte del nostro impegno con la piena fiducia, come è naturale nella nostra posizione di cittadine di uno stato democratico.
UDI–Enza Turco, Napoli
Le donne della comunità degli Iraniani a Napoli – Rozita Shoel
Le donne di Agorà di Pozzuoli – Iaia De Marco
Arcidonna – Rosa Di Matteo
Protocollo Napoli – Gabriella Ferrari Bravo
Associazione Salute donna – Elvira Reale