Daniela Lucangeli e il cortocircuito emozionale. La nuova frontiera nella scienza dell’apprendimento
Daniela Lucangeli è molto nota nel mondo, istituzionale, scolastico e non.
Laureata in filosofia e psicologia a Padova, docente nel Dipartimento educazione, psicologia e medicina della stessa Università, è specialista dell’apprendimento e di disturbi specifici dell’apprendimento (DSA). Molti gli incarichi: consulente per l’Osservatorio Nazionale dell’Infanzia in Italia; ricercatrice per il Comitato scientifico dell’Accademia mondiale delle Scienze sulle difficoltà dell’apprendimento; presente nel Comitato scientifico del Ministero della Pubblica Istruzione, preside l’Associazione per il coordinamento nazionale degli insegnanti specializzati; direttora scientifica per i centri italiani “Polo Apprendimento”.
Daniela Lucangeli ha sviluppato un nuovo concetto, il cortocircuito emozionale, per descrivere “situazioni di difficoltà emotiva, paura e dolore che rendono difficile l’apprendimento, in particolare in chi abbia un’infanzia problematica”. La nuova strada nello studio del rapporto tra scienze cognitive ed emozioni le si è aperta quando un bimbo con DSA, che con lei aveva già fatto molti progressi, le chiese: “Sei stata brava. Adesso che mi hai tolto gli errori, mi poi togliere il dolore, che mi fanno male?”
“Lì ho capito che forse stavamo studiando troppo in maniera parziale la verità” afferma Lucangeli, esponendo gli aspetti basilari della nuova impostazione, “ho capito che i nostri errori tracciano le nostre memorie di emozioni che possono essere negative o positive. Fino a poco tempo fa le scienze distinguevano molto gli aspetti cognitivi da quelli emotivi e sembrava che Memoria, Attenzione e Intelligenza fossero tutto, mentre no, bisogna aggiungere Connessione. Il nostro cervello, davanti al quale dovremmo inchinarci, per conoscerci meglio come strutture viventi, è un ribollitore biochimico che in un millesimo di secondo produce tracciati bioelettrici, noi lo chiamiamo connettoma, che sono la nostra vita, le nostre memorie, il nostro sé profondo. Nel momento in cui apprendiamo codifichiamo il tipo di informazione emozionale, perciò nell’insegnamento si determina anche a livello neurofisiologico. Il modello educativo corrente può creare emozioni contrastanti, dare indicazioni opposte e chi apprende con paura entra in un cortocircuito emozionale che ostacola lo stesso apprendimento.”
Il concetto di cortocircuito emozionale ha precisi rimandi sia nella sfera dell’uso delle nuove tecnologie, che nella scuola e ciò determina che una gran folla, specie di insegnanti e giovani, segua le conferenze di Daniela Lucangeli, come quella che si è riunita il 23 maggio, all’Istituto tecnico Aldo Capitini, di Perugia, su invito del Dipartimento di Matematica e Informatica dell’Università. Titolo: “I Lincei per una nuova didattica nella scuola: una rete nazionale” – “il Cervello: Digitale o Analogico?”.
Nell’invito si legge:
“Nell’arco degli ultimi anni le evidenze scientifiche sugli effetti del Digitale sui processi maturazionali dell’intelligenza umana hanno delineato un panorama complesso di variabili che rendono molto difficile poter rispondere alla domanda che anche qui ci poniamo: conosciamo davvero gli effetti del Digitale sui processi maturazionali del Neurosviluppo? Una prima riflessione riguarda la differenza fra tecnologia multimediale e teconologia digitale. Se infatti molte sono le evidenze dell’efficacia della multimedialità nell’apprendimento nei suoi processi cognitivi di base (Memoria, Attenzione, Pianificazione, Metacognizione, ecc)” (…) molte sono anche le evidenze che mettono in guardia dal rischio di “interferenza” della tecnologia digitale con il connettoma e il suo sviluppo (…). Occorre perciò ricordare che il digitale implica l’uso della rete e la rete apre scenari di ricerca ampi e diversi tra loro che convergono però su un punto fermo: è essenziale conoscere le problematiche e i rischi che la rete porta con sé. Dal delicato tema dei Big Data alle alterazioni del sistema dopaminergico (…), fino ai disturbi dell’ansia (…) e alla possibile insorgenza di effetti depressivi.”
Grande divulgatrice, Daniela Lucangeli è riuscita a semplificare linguaggi specialistici.
Delle tre memorie” del nostro cervello – a breve termine (fonologica, working, visuospaziale); a lungo termine (autobiografica, semantica, episodica, prospettica; profonda (molecolare) – le emozioni influenzano la seconda tramite l’attivazione di ormoni dello stress nel circuito dell’amigdala, “la parte del “cervello che gestisce le emozioni e soprattutto la paura. Le emozioni influiscono nel comportamento sulla base di un meccanismo di reazione. Ogni atto psichico volontario implica un network circuitale influenzato dalle emozioni. Come se dentro di noi avessimo un ribollitore biochimico che produce energia.”
E ancora: “L’emozione ha una grande influenza sul comportamento cognitivo, è il grande decisore perché è più potente del sistema cognitivo. Non possiamo controllare tutti i nostri comportamenti con la mente, perché le emozioni positive e negative prendono il sopravvento. Paura, senso di colpa, ansia incidono sulle capacità di apprendimento e con il tempo si può dimenticare ciò che si è imparato, perché la mente tende a fuggire dalle esperienze e dai ricordi dolorosi. È necessario superare il cortocircuito emozionale, neutralizzare le emozioni negative (es. paura e senso di colpa).
Rispetto al ruolo della scuola: “Percorso cognitivo ed emotivo vanno insieme. Non voglio una scuola semplice o semplificata ma che accompagni l’apprendimento con curiosità, sfida.. e il diritto all’errore e in cui l’atteggiamento dell’insegnante è quello di allearsi con il bambino contro l’errore, non con l’errore contro bambino, altrimenti è un giudice e non è quella la funzione della scuola”.
È risultato evidente che se il cortocircuito emozionale fatto di paura ed ansia ostacola o blocca l’apprendimento, l’insegnante deve neutralizzarlo infondendo fiducia, stimolando situazioni positive, motivando bambini e bambine e garantendo loro il diritto all’errore “come processo di modifica e miglioramento continuo, capace di cambiare il livello di consapevolezza. Un diritto capace di contrastare il senso di colpa, l’ansia e il dolore. Le memorie del dolore non sono solo individuali ma transgenerazionali, si trasmettono.”
Frasi forti, che fanno ripensare alcuni metodi d’insegnamento basati sul timore verso l’insegnante e la paura di sbagliare, perciò Lucangeli parla di un nuovo modello educativo che superando la tensione fra emozioni antagoniste, favorisca un apprendimento che è sempre cognitivo ed emozionale insieme.
Suggerisce metodi dolci per neutralizzare “le due emozioni più faticose, che sono la colpa e la paura”, con un insegnamento che non perda mai di vista l’obbiettivo primario e dove circoli affetto, con messaggi inclusivi, comprese carezze e abbracci educativi, che rassicurino e rasserenino.
“Trenta secondi di abbraccio producono nella nostra amigdala un ormone, l’ossitocina, che è quello che permette alle partorienti di resistere al dolore del parto” prosegue Lucangeli. “La carezza, come circuito neuroelettrico di messaggio. L’abbraccio, come meccanismo che ci dà conforto, produce positività, forza.” Gesti che determinano picchi hertziali a livello di sistema neuroelettrico del cervello.
“Basta una goccia di emozione positiva” spiega Lucangeli, “e si registrano dei picchi, alti e brevi, mentre le emozioni negative sono onde basse e lunghissime. Semplicemente: un attimo di gioia è intenso intenso intenso ma breve breve breve. Perché? L’intensità traccia la memoria, ed è breve perché il cervello andrà in cerca di altre sensazioni positive, altre gioie. Al contrario, un attimo di paura, è lunghissimo…la paura ha il compito di farci scappare, di dirci ciò che ci danneggia, ci dà dolore…e il cervello dice scappa!, non ripetere, non apprendere, dimentica.” Dimenticare è la grande fuga del cervello davanti alla sofferenza.
“Tutto questo rientra perfettamente in una metafisica, in un’etica dell’inclusione di cui abbiamo bisogno tutti, fondamentale come l’acqua e il pane. Sorridere, stare bene, avere la capacità di fare una carezza educativa, non è una banalizzazione” sottolinea Lucangeli, “perché quando apprendiamo codifichiamo l’interpretazione emozionale.”
Non in ultimo, un accenno all’Organismo mondiale della sanità che si dice preoccupata dell’aumento, nell’infanzia, dei disturbi dell’umore e della precocizzazione della depressione.
La scuola ha un ruolo importantissimo nell’applicare nuovi modelli, più consoni alle nuove scoperte nel campo dell’apprendimento e dei disturbi dell’apprendimento.
Daniela Lucangeli parla di una scuola capace di stimolare e sviluppare cognizioni ed emozioni positive: “onde di emozioni che facciano percepire l’altro/a come chi sta con noi e non contro di noi”.