Denunciare e individuare le violenze sessiste e omofobe è un dovere di tutt* non solo delle femministe
“Le notti qui portano con sé paura, dover affrontare situazioni violente, non riposare… “: la Comision Feminismos a Madrid denuncia episodi di violenza sessista e omofoba e annuncia che non trascorrerà più le notti nel presidio della piazza. questo testo nasce dalla tristezza e dalla rabbia che ci ha provocato la strumentalizzazione e la condanna delle parole della Comisiòn de feminismos di Madrid.
Lo scorso 2 giugno le compagne e i compagni della tenda di feminismos, dopo un dibattito interno, hanno deciso che non pernotteranno più come commissione al presidio, anche se individualmente, ogni persona del gruppo, come corpo libero potrà o meno continuare a passare la notte nella piazza.
Questa decisione è stata condizionata dalla situazione che varie donne, lesbiche, transessuali, gay, transgender e intergender stavano vivendo durante le notti trascorse al presidio, ovvero ai differnti tipi di aggressioni (intimidazioni sessuali, palpeggiamenti, occhiate, gesti, negazione e abuso di potere, insulti e aggressioni fisiche, contatti sessuali – e non sessuali – non autorizzati, attitudini paternaliste) davanti alle quali non si sentivano sicur*.
Queste riflessioni si sono materializzate in un [comunicato->http://madrid.tomalaplaza.net/2011/06/03/feminismos-dejamos-de-dormir-en-sol-pero-seguimos-vinculadas-al-movimiento/] (in spagnolo) presentato davanti al coordinamento delle commissioni e all’assemblea generale che lo ha approvato.
Dopo l’approvazione diversi mezzi di comunicazione tergiversando e riducendo il discorso delle compagne e dei compagni, e dando una informazione completamente morbosa e spettacolare, pubblicarono diverse notizie in cui si parlava di violazione e terrore a Puerta del sol, e persone, che pure aderivano al presidio ha cominciato a polemizzare, insultare e criminalizzare le femministe della commissione.
A seguito di questo linciaggio collettivo, abbiamo individuato alcune idee che ci spaventano e ci fanno infuriare e che confermano una volta di più che la violenza contro le donne, lesbiche, gay, tans, transgender e inrgender, viene vissuta come una cosa normale e accettata, che a volte ha addirittura l’appoggio esplicito di molta gente.
Davanti al travisamento mediatico della denuncia della commisione di Feminismos non abbiamo incontrato una risposta collettiva e critica, una risposta che ricordi a questi stessi media che i protocolli informativi sulla violenza di genere affermano che la violenza machista non è solo lo stupro o l’assassinio, ma una violenza strutturale che si esprime in molti modi e che non si deve dare informazioni solo sulle sue forme estreme, né manipolare l’informazione perché, decontestualizzando la violenza, si nascondono il resto delle aggressioni sessiste que sono incluse nel processo.
Secondo le raccomandazioni di cu parliamo, la commisione di feminismos ha fatto una cosa corretta: ha reso visibili queste violenza, specificando a cosa si riferivano (cosa che alcuni mezzi di informazione non hanno fatto) e, nello stesso tempo hanno mostrato la capacità di risposta delle donne rendendola pubblica e motivando la loro decisione invece di riprodurre lo stereotipo della vittima.
Ci si sarebbe potute aspettare che la risposta davanti a questi fatti sarebbe stata di appoggio e solidarietà con le compagne e i compagni femministi e che sarebbe partita la ricerca di una strategia collettiva che sradicasse queste situazioni oltre alla condanna pubblica e unanime contro quei media che non solo hanno tentato di decontestualizzare e falsare il comunicato ma hanno anche messo a rischio l’integrità fisica e psicologica dei milioni di donne, lesbiche, trans, transgender, intergender e gay di tutto lo stato che sofforno questa violenza (chiamata micro e nascosta) tuti igiorni.
Al contrario, le critiche e gli insulti sono stati contro le persone che hanno denunciato questa situazione con discorsi del tipo “quel che succede a Puerta del Sol è qualcosa normale e che può accadere in situazioni simili” oppure “i palpeggiamenti, le intimidazioni e i rifiuti non sono una aggressione” o ancora “quando si parla di violenza sessuale si parla esclusivamente di stupro”.
NON è così: quel che succede a Puerta del sol, come nella maggior parte delle piazze, strade, case dello stato spagnolo e del resto del mondo è {{abituale}}, però non {{normale}}.
_ A meno che non sembri normale che una persona, per il fatto di non essere un uomo abbia l’obbligo di sopportare le violenze che le compagne hanno reso evidenti.
Si tratta di aggressioni sessiste, e molte di esse sono aggressioni sessuali, perché proprio di aggressioni sessuali si tratta se qualcuno ti tocca le tette, o il sedere, ti si strofina addosso, ti molesta verblmente o fisicamente o ti impone sguardi irrispettosi o invasivi alla ricerca di un contatto sessuale.
Negare questo è dare il via libera a che questi comportamenti (denigratori e intimidatori per chi li soffre) si percepiscano come naturali favorendo l’idea che quando una donna viene violentata si tratta di un caso isolato che non sappiamo come affrontare.
Inoltre leggiamo, con stupore che i fatti denunciati dalle compagne femministe non possono tipificarsi legalmente come aggressioni sessuali e ci chiediamo che legittimità abbia questa affermazione fatta da alcune persone quando sono più di due settimane che occupiamo le piazze, quando ci rifiutiamo di accettare gli argomenti delle giunte elettorali nelle giornate di riflessione, quando stiamo dimostrando che non vi è ragione che legalità e legittimità siano unite.
Davanti a denuncie come quelle fatte dalel compagne non crediamo che la risposta possano essere argomentazioni pseudolegaliste che legittimano un sistema che non ci rappresenta.
_ Non solo, ma che si basa su strutture machiste che negano voce, credibilità e dignità alle donne, lesbiche, transessuali, gay, transgender e intergender.
Le donne sono oggetto di aggressioni specifiche per il fatto stesso di esserlo, e prenderne atto, renderlo visibile e cercare di sradicare questo ci aiuta a rompere con lo stigma vittimizzatore.
La denuncia che è stata fatta a Puerta del sol (come quella fatta nei giorni passati a Plaza de Catalunya a Barcellona) non è stata fata perché succede solo lì, bensì perché siamo un movimento eterogeneo che occupa le piazze e perché vogliamo che almeno in questi spazi si lavori affinché tutte e tutti possiamo sentirci liber* e rispettat* e, a partire da questo trasferire la nostra presa di coscienza al resto del mondo affinché, tra le altre cose, nessuna donna venga aggredita.
Non sono solo le “femministe di Puerta del sol”, siamo tante e tanti ad appoggiare il loro discorso e il loro comunicato.
_ Poiché soffriamo aggressioni sessuali quotidianamente, un attacco come quello subito da dalla Commisione di feminismos ci fa rabbia e ci intristisce e, perdipiù, sappiamo che rende più difficile che altre donne riconoscano che si sentono aggredite, indimidite e svalorizzate.
_ perché pare che si debba ricorrere ad un “aggressionometro” popolare che ci dica se abbiamo o meno il diritto di sentirci aggredite.
Il fatto che il nostro contesto non riconosca queste violenze e che i presidi non assumano questo principio basilare per la realizzazione dina società più giusta e degna, provoca una situazione di permanente messa in discussione delle nostre argomentazione, ci obbliga a dedicare molte energie a questo togliendolo alla riflessione su tutti gli altri temi cui stiamo lavorando.
Nelle commissioni femministe stiamo lavorando in profondità per elaborare discorsi, proposte, strumenti e azioni dentro i presidi e, al contempo, facciamo uno sforzo affinché le altre commissioni trasversalizzino la prospettiva di genere.
Crediamo che la risposta possa assumere che nelle piazze in cui conviviamo si riproducono le violenze e le diseguaglianze che esistono al di fuori di esse, e di conseguenza lavorare e dibattere per identificare gli schemi di oppressione che stiamo riproducendo e capire come possiamo combatterli.
La soluzione non passa per l’attacco a chi denuncia queste oppressioni o nel pensare che noi (uomini e donne) non vi prendiamo parte, bensì ne mettersi in ascolto per cercare di individuare le violenze nascoste.
Questo è un lavoro di tutte e tutti, da un approccio femminista e non vittimista, non solo delle commissioni sul femminismo.
Noi stesse abbiamo vissuto le situazioni che denunciano le/i compagn* di Puerta del sol e crediamo che in questo momento tutte le donne che si riconoscono in situazioni simili devono intervenire per dire che non sono solo loro e che le violenze riguardano tutte e che non vogliamo che tornino a venire nascoste
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Traduzione di Cristina Papa}
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