‘Dipingere sulla morte’: la missione di un artista siriano nell’assediata Douma
Akram Abo Alfoz decora un albero di Natale a Douma, città sotto assedio. 24 dicembre 2016. Fonte.
“Resteremo qui. Anche se brucerete la nostra terra, noi resteremo nella culla della civiltà per ricostruirla di nuovo. Faremo dei nostri corpi dei ponti affinché le generazioni successive ci attraversino verso il futuro. Costruiremo una nuova civiltà dalle rovine delle nostre case. Faremo un albero di Natale a partire dai vostri bossoli e bombe, e li illumineremo per la pace nella nostra Ghouta ferita.” Queste sono le parole di Akram Suwaidan, o Akram Abo Alfoz, come preferisce esser chiamato. Abo Alfoz è un artista di 37 anni di Douma, nella zona orientale della regione di Ghouta, in Siria.
Douma è sotto assedio da parte del regime di Assad e dei suoi alleati dall’estate del 2014 (e parzialmente già da ottobre 2013). Si stima che siano rimasti ancora 140.000 civili in città, rispetto ad una popolazione prima della guerra di 500.000 persone. A giugno 2016 è stato dato il permesso di far arrivare in città alcuni aiuti umanitari e cibo, ma la situazione rimane pericolosa per i residenti, come aveva già dichiarato il 3 ottobre 2016 un medico all’AFP, agenzia di stampa internazionale francese, dicendo che le forniture si stavano già esaurendo.
Questo ha fatto sì che molti perdessero ogni speranza, ma Abo Alfoz ha scelto di combattere questo sconforto. Facendo la sua parte nel raccontare al mondo ciò che sta accadendo a Ghouta est, Abo Alfoz ‘dipinge sulla morte’, quasi letteramente. Trasforma oggetti di guerra in opere d’arte. “Dipingere è una passione che possiedo da quando ero bambino”, ha affermato Abo Alfoz a Global Voices.
Rimane con me anche quando sono impegnato in altre cose. Prima della rivoluzione siriana, portavo la mia pittura con me ovunque. Quando la rivoluzione ha avuto inizio, da principio avevo preso le distanze dalla mia arte. Ma quando si è trasformata in una rivoluzione armata, ho provato a riportare in vita il mio ramo d’ulivo interiore per attirare l’attenzione del mondo sulla nostra cultura, il pensiero, l’amore per la vita e la speranza. Così, nel 2014, è nato il progetto “Painting on Death”, letteralmente ‘dipingere sulla morte’.
Continua dicendo: “Volevo attirare l’attenzione del mondo su ciò che stava accadendo in Siria in generale e soprattutto nella mia città, Douma. Mentre i bambini in giro per il globo attendono i loro regali da Babbo Natale, i nostri bambini ricevono i propri regali da un Babbo Natale siriano travestito, la Russia, il regime siriano, e l’Iran e i suoi inganni sotto mentite spoglie di aerei MIG russi. Volevo mostrare al mondo intero che siamo esseri umani fatte per vivere e amare la vita, e che la nostra rivoluzione è una rivoluzione di pensieri e costumi.”
Global Voices gli ha chiesto se potesse descrivere la situazione attuale a Douma e l’artista ha risposto: “La città di Douma è stata dichiarata una delle città più pericolose al mondo sotto ogni aspetto, i folli bombardamenti da parte dell’aviazione russa e del regime tolgono la vita a molti innocenti ogni giorno, oltre all’assedio che continua da quattro anni, le interruzioni di corrente, la carenza d’acqua e le interruzioni di comunicazione in città da allora. Oltre a diventare psicologicamente soffocante, questa sensazione di esaurimento psicologico ci accompagna nelle difficoltà di vivere quotidianamente.”
La situazione a Douma è infatti molto disperata. Con la caduta di Aleppo di nuovo in mano al regime siriano, i residenti di Douma, tanto quanto tutti quelli della regione del Ghouta orientale, temono di essere il prossimo obiettivo. Secondo AFP:
Gli attivisti dicono che i residenti di Douma temono che gli attacchi aerei di lunedì [3 ottobre] fossero il preludio di una offensiva di terra molto simile a quella che recentemente ha permesso all’esercito di prendere il controllo della città di Aleppo.
La stessa paura è stata espressa dai residenti parlando con Vice, organo di stampa alternativa statunitense, già il 27 dicembre 2016 scorso. Tariq (uno pseudonimo), un docente di inglese di Douma, ha detto a Vice: Le persone temono molto una evacuazione forzata, come è successo in altri quartieri di Damasco ed ora sta succedendo ad Aleppo.
Il progetto Siege Watch parlando della situazione di emergenza umanitaria a Douma ha riportato quanto segue:
Il quartiere di Douma è stato soggetto a livelli estremamente alti di attacco da parte delle forze filo-governativei, tra il mese di agosto e ottobre 2016, causando una ulteriore deteriorazione della situazione umanitaria ormai disperata. Il 10 settembre Douma è stata colpita da 10 attacchi aerei in un solo giorno. Il giorno successivo, l’11 settembre, la città è stata vittima di attacchi senza sosta con munizioni a grappolo, una delle quali ha colpito un centro in cui bambini stavano giocando. È stato riportato un frequente uso di munizioni incendiarie e a grappolo.
Quando gli è stato chiesto se volesse ‘mandare un messaggio al mondo’, Abo Alfoz ha risposto:
“Al mondo non interessano più i nostri messaggi. Sono sei anni che ci stanno ammazzando davanti agli occhi di tutti e ciò non ha ancora smosso nessuno. Il mondo intero ci ha abbandonato. Io rivolgo il mio messaggio alla gente del mio stesso paese e a chiunque abbia una coscienza, perché sappiano che siamo un popolo che sta vivendo nella morte ma che, nonostante questo, portiamo con noi la speranza e la mettiamo nel lavoro che facciamo. Verrà il giorno in cui otterremo la nostra libertà e dignità. Verrà il giorno in cui otterremo ciò per cui abbiamo lottato?.
Global Voices Traduzione 2 gennaio 2017 14:31 GMT