Disagio, delusione, senso di vuoto, inadeguatezza…. intanto l’intolleranza dilaga, la violenza verbale si sostituisce al piacere del dialogo e della costruzione
La sensazione che si ha osservando la società di oggi é che si é circondati da un senso di vuoto. Un vuoto sempre più ampio che come un vortice ci trascina, e che si contrappone ai quanti cercano invece di costruire. Chi costruisce lo fa spesso nel silenzio, nel senso che nell’immediato non emerge la propria voce, chi distrugge lo fa a gran voce, con grande richiamo e con grande consenso. Pochi forse ritengono veramente importante un lavoro diretto a costruire persone consapevoli e responsabili, perché si preferisce che esistano persone ignoranti che cercano a volte di svolgere ruoli importanti con altrettanta ignoranza , per inviare messaggi che vengono ben recepiti dalle persone ignoranti e così via, in un circuito la cui gravità e dimensione stiamo cominciando a percepirla bene proprio in quest’ultimo periodo.
Una lettera pubblicata da un quotidiano, dal titolo “ero distratto, bisogna ricominciare a resistere” é emblematica dello stato in cui ci stiamo ritrovando tutt*: assistere quasi impotenti al dilagare dell’ignoranza, che come un’erba infestante sta coprendo principi e valori conquistati negli anni trascorsi, senza sapere bene cosa fare o come intervenire. Mentre si pensava di costruire sul dialogo, sulla crescita, sull’incontro tra le culture, sui rapporti umani, si scopre che invece l’intolleranza é cominciata a dilagare, la politica é solo accusa e non costruzione.
Quello che più fa riflettere in questo contesto é la mancanza di mediazione che dovrebbe essere data dalla presenza femminile, mancanza di mediazione che nasce sia perché ci sono poche donne che si occupano della cosa pubblica, sia perché quelle poche presenti, continuano spesso a pensare a come distruggere e non costruire, come se tutto fosse una grande accusa di tutt* contro tutt*, un gioco al massacro che porta alla paralisi.
Ritorna a questo punto di estrema attualità il messaggio di Virginia Woolf, nel libro “le tre ghinee”, tra l’altro scritto in un momento di tensione che anticipava la seconda guerra mondiale, su quale deve essere il ruolo delle donne che vogliono entrare a fare parte attiva del contesto sociale in cui vivere. Farne parte per continuare l’opera di distruzione portato avanti dagli uomini o intervenire per costruire su altre regole e valori,? Veramente deludente, per partire dai piccoli contesti e continuare ai grandi, che si continui a pensare, anche da parte delle donne , che gestire la cosa pubblica sia solo accusare, sbandierare falsità, colpire il nemico e distruggere.
Ma se non costruiscono le donne che potrebbero essere più vicine alla vita, chi deve costruire? Continuare a resistere, per riprendere il titolo della lettera pubblicata sul quotidiano, non essere distratti, significa in fondo tessere e costruire sulla formazione e sui valori, sperando di fare leva su quella parte dell’essere umano che potrebbe creare pace, giustizia, equilibrio. Accorgersi che tutto quanto é stato costruito nel recente periodo, dal dopoguerra ad oggi, sia in termini materiali, ma soprattutto culturali, non é stato sufficiente a fronteggiare l’affermarsi dell’ignoranza, dell’ intolleranza, é veramente deludente, e soprattutto occorre chiedersi, cosa non é passato o non é riuscito a passare di tutto questo sapere nelle masse.
Tutto questo sapere é stato solo un lavoro di élite, che si rivolge alle elite o c’era e c’è qualche possibilità che sia trasmesso alle masse? Probabilmente ci siamo distratt* tutt* nel pensare che bastava curare la propria vita, il proprio orticello, curandosi poco di ciò che ci sta attorno