Sono una delle 400 donne, femministe e lesbiche che hanno dato vita a quella magnifica esperienza che è stata FLAT, Femministe e Lesbiche Ai Tavoli, il 23 e 24 febbraio e che si è conclusa con la stesura di un documento che non vuole e non può essere rappresentativo di tutte le infinite sfumature dell’incredibile dibattito che si è consumato in quei due giorni.Ma su una cosa eravamo quasi tutte convinte: la{{ netta condanna dell’uso strumentale dell’8 marzo}} da qualsivoglia parte politica, amica o “nemica”, arrivi.
_ Niente a che vedere con il passo indietro o il settarismo a cui lei accenna, solo una lucida presa di coscienza che un corteo nazionale chiamato dai sindacati uniti in piena campagna elettorale non potrà mai essere scevro da strumentalizzazioni, questo {{a prescindere dalle intenzioni delle organizzatrici}}.

Il 24 novembre è stata una manifestazione importante, ricca e plurale. Lo stesso spirito che si respirava, le assicuro, durante la due giorni romana. Mi spiace leggere che lei prova disagio nel NON vedere una ripresa dell’elaborazione e dell’iniziativa da parte del movimento, perché in quei due giorni è proprio quello che è stato fatto. (Questa è miopia politica.) Ci siamo fermate a pensare. E le assicuro che {{quello che ne è uscito è tutt’altro che un ritorno al passato}}. Forse, azzardando, è un salto in un futuro che ancora non conosciamo…

La partecipazione a una manifestazione, lei dice, è un atto libero. Non potrei essere più d’accordo. Questo significa però che altrettanto legittima è la decisione di non parteciparvi.

{{Discutiamo i tempi e i modi, non le donne che scenderanno in piazza e quelle che in buona fede hanno organizzato}}. Anche se, forse ingenuamente, mi sarei aspettata un minimo di coinvolgimento da parte delle organizzatrici del corteo dell’8 marzo di quelle femministe e lesbiche che dal nulla hanno organizzato una manifestazione di 150000 donne. Non c’è stato, pazienza. Ma a questo punto chi è che persegue una logica minoritaria e di divisione tra le donne?
_ Lei non può far finta di non capire il perché della nostra presa di distanza.

Come può un sommovimento femminista che occupa un palco di La7 con ministre e parlamentari, {{permettere poi a tre uomini di rappresentarle}} e parlare per loro in un vero e proprio comizio che per quanto neutro e neutrale sfido chiunque a non interpretarlo come elettorale?

Il femminismo non ha mai amato le deleghe e questo non lo considero un passo indietro, casomai un recupero di una pratica condivisa e condivisibile.
_ Per quanto lei sottolinei il fatto che nessuno ha preteso di avere la delega delle nostre pratiche politiche, scendendo in piazza con voi o anche solo condividendo il percorso e la piattaforma del corteo, volenti o nolenti, ciò che ne consegue è che in qualche modo{{ Cgil-Cisl-Uil ci rappresentino}}. Ecco questo {{è quello che si vuole evitare}}.

Le politiche familiste e gli attacchi all’autodeterminazione della donna hanno visto spesso il sostegno di importanti esponenti del sindacato, {{avremmo quindi preferito una più evidente autonomia delle donne all’interno dei tre sindacati}} rispetto all’istituzione e il percorso che avevamo iniziato insieme il 24 novembre ci sembrava potesse essere la piattaforma comune da dove ripartire.

La nostra radicalità, se così la vogliamo chiamare, è necessaria e per nulla strategica. Necessaria a un movimento di donne che si è dato come difficile obiettivo quello di cambiare il mondo rivendicando l’universalità del pensiero femminista.

Non ho nessuna dolorosa convinzione da dichiarare, solo la serena consapevolezza che il conflitto è salutare anche quando non è compreso.

Saluti sommossi

Tiziana