Donne nel dopoguerra
Un volume per dare una memoria storica visiva al Centro Italiano Femminile. A cura di {{Fiorenza Taricone}} è stato pubblicato di recente il catalogo fotografico dal titolo Donne nel dopoguerra. Il Centro Italiano Femminile 1945-2005: una storia per immagini. Fiorenza Taricone, è studiosa da tempo dell’associazionismo in Italia tra l’Ottocento e Novecento e dell’evoluzione dei diritti civili e politici. Tra i tanti volumi di cui è stata autrice, {Teresa Labriola: biografia politica di un’intellettuale fra Ottocento e Novecento}, {Ausonio Franchi: democrazia e libero pensiero nel XIX secolo}, {Isabella Grassi (diari 1920-21). Associazionismo e modernismo, Teoria e prassi dell’associazionismo italiano nel XIX e XX secolo;} l’ultimo in ordine di tempo ha riguardato la figura di un appartenente al pensiero sansimoniano che svolse un ruolo cruciale nel movimento di liberazione femminile nella Francia del primo Ottocento: {Il sansimoniano Michel Chevalier: industrialismo e liberalismo}, pubblicato lo scorso anno.
In quest’ultimo volume, la curatrice ha ripercorso, come rivela il titolo, la storia, le tappe fondamentali del CIF attraverso le immagini, tanto da costruire un excursus storico per immagini dell’associazione dalle origini alla contemporaneità. “In primo luogo – ha precisato – si vuol far parlare le immagini. In secondo luogo, visualizzare l’intreccio teorico e operativo della sua azione. In terzo luogo, evidenziare i rapporti collaborativi con quegli uomini e quelle donne che tanta parte hanno avuto nella storia della Repubblica”. (9)
F. Taricone con molta precisione ha illustrato le nove sezioni in cui è stato diviso il catalogo, dando la possibilità alle lettrici e ai lettori di rivivere avvenimenti, rivedere volti di persone che hanno segnato le tappe più significative del cammino: Angela Cingolati Guidi, Maria Unterrichter Jervolino, Tina Anselmi, Maria Federici solo per fare qualche nome, donne della Costituente quindi, della Repubblica, dell’associazionismo.
La prima sezione è dedicata alle {{linee direttive del Centro Italiano Femminile,}} esplicitate nello statuto elaborato nel settembre 1944, la seconda mette in evidenza {{l’impegno sociale e politico}}, come si configura attraverso l’elaborazione dei primi statuti e l’azione in merito alla condizione femminile.
I compiti a cui le donne erano chiamate a impegnarsi erano contenuti in un opuscolo “sorto dalla necessità di raggruppare e coordinare le forze femminili di attiva e franca professione cattolica, in vista dei grandi compiti morali, sociali e civili che la pace affiderà alla responsabilità della donna italiana”.
La donna doveva, quindi, essere pronta a sostenere principi morali e sociali, a difendere la famiglia, e a contribuire alla ricostruzione del Paese.
Dedicata al {{lavoro}} è la terza sezione che illustra le tante attività lavorative che impegnavano quotidianamente le donne. “Il Cif ha avuto il merito di sapersi distaccare da una visione originaria cara agli ambienti cattolici non progressisti della donna lavoratrice che, in quanto tale, sarebbe stata di disgregazione dell’unità familiare. Pur dando la precedenza a quest’ultima, erano riconosciuti alle donne i meriti del doppio lavoro, svolto in casa e fuori, e il valore economico di uno stipendio aggiuntivo, anche se quello del capofamiglia restava la fonte di reddito primaria”. Il volume contiene foto che mostrano le diverse attività che impegnavano le donne: i lavori sartoriali, le donne al telaio, le tipografe, le donne che svolgevano lavori in muratura, le venditrici di agrumi e di vino, le impagliatrici, le donne che lavorano in miniera, fino ad illustrare le prime due donne commissari di polizia: {{Anna Maria Jannuzzi Coniglio e Francesca Milillo Taldone.}}
“Con il progredire della scolarità femminile – ha sottolineato F. Taricone – si riconoscono via via anche le ambizioni professionali e intellettuali delle giovani generazioni, che cercano di farsi spazio in un mondo lavorativo a totale dimensione maschile. Il Cif affianca le iniziative di numerose associazioni femminili e soprattutto azioni legislative tendenti a capovolgere le discriminazioni cui erano fatte oggetto anche donne provviste di curriculum e titolo di studio adeguato”. Il Cif cambiò anche la visione della famiglia “vista non solo come luogo di conservazione e riproduzione di valori, ma anche e soprattutto come luogo di solidarietà e di apertura alla società”, con una modificazione dei ruoli maschili e femminili, genitoriali e affettivi. L’idea di indissolubilità della famiglia portò comunque il Cif a schierarsi contro i progetti di legge divorzisti a partire dagli anni Sessanta.
“Dell’attenzione all’istituzione familiare è testimonianza sia il lavoro assiduo di studio che il Cif dedica alla riforma del diritto di famiglia, sia l’interesse per i consultori come strutture di sostegno; infine, il Centro incontra nelle sue riflessioni sulla famiglia anche quelle legate alle politiche sulle pari opportunità, attinenti alla conciliazione dei ruoli e dei tempi all’interno delle famiglie, con il coinvolgimento inevitabile della partnership maschile, operando negli organismi preposti quali la Commissione Nazionale per le Pari Opportunità fin dal suo nascere con la presenza di Alba Dini, presidente del Cif dal 1997 al 2003, e di Maria Chiaia, presidente dal 1988 al 1997.
(15) A chiudere la sezione sono due foto che ritraggono rispettivamente una manifestazione di uomini e donne medico e un corteo di lavoratori e lavoratrici a Roma negli anni Settanta.
La quarta sezione è dedicata al settore dell’{{educazione}}, la quinta illustra l’impegno profuso nella {{società civile e politica}}, la sesta pone l’attenzione alle {{generazioni del futuro}} e il cammino dell’idea d’Europa, la settima delinea i momenti più significativi delle {{udienze papali,}} l’ottava è dedicata alla cura della {{memoria storica}} e la nona al materiale tratto dal {{periodico del Centro Italiano Femminile}}.
L’attenzione del Cif andava, quindi, dall’educazione, al lavoro, dai giovani alla famiglia fino all’idea di Europa. Nel V Congresso nazionale dedicato all’Educazione della donna, alla conoscenza dei suoi doveri e diritti del 1953 il catalogo mostra l’on Maria Federici. In una foto compare lo stendardo del Cif con il motto che era stato di Santa caterina da Siena, patrona del dell’associazione: “Non si dorma più che noi siamo chiamati e invitati a levarci dal sonno. Dormiremo noi nel tempo che i nemici nostri vegliano?”.
Il Cif promuoveva incontri, dibattiti, cicli di conferenze per informare e sensibilizzare l’opinione pubblica su questioni rilevanti e il catalogo ha ripercorso attraverso le immagini {{le tappe dell’evoluzione di un pensiero e di un impegno}} che ha sviluppato il Centro in modo originale, ispirandosi con lungimiranza all’idea di una democrazia solidale e paritaria.
“Le immagini – ha sottolineato F. Taricone – riflettono ciò che era realmente nelle {{intenzioni del Centro}}: l’agire come un segnalatore delle conquiste, ma anche dei nodi della modernità e della contemporaneità, dell’importanza del quotidiano in cui erano tollerate eccessive disparità sociali a danno dei deboli e dei non protetti; ciò restituisce a noi oggi, attraverso una testimonianza tangibile come la fotografia, una ulteriore possibilità di conoscenza e di riflessione su un passato che in termini di realtà è prossimo, ma appare più remoto e meno afferrabile di quanto la vicinanza del tempo faccia credere” .
{{Taricone Fiorenza}} (a cura di), {Donne nel dopoguerra. Il Centro Italiano Femminile 1945-2005: una storia per immagini.} – Roma: Edizioni Studium, 2005.
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