Due foto simili. Due date diverse. Quest’anno la giornata della memoria attraversiamola chiedendoci questo: perché accade ancora nonostante io sappia.
Quando abbiamo visto quella di questi giorni, ci è venuta alla mente quella che più volte abbiamo ritrovato nei libri e nei filmati sulla Shoah. La domanda è: perché quelli che sapevano hanno permesso che accadesse?’ l’abbiamo allora rivolta a noi.
Anche noi oggi sappiamo, vediamo, socializziamo, ci interroghiamo. E allora per quale ragione siamo in qualche modo parte dell’ingranaggio che replica se stesso e che fotografa passaggi della storia con immagini sovrapponibili?
Perché l’umanità, che è inciampata nell’abisso della Shoah, non ha voltato pagina? Perché ricade nell’orrore della disumanizzazione dell’altro? E noi, io, quale parte non stiamo facendo perché non accada?
Quest’anno la giornata della memoria attraversiamola chiedendoci questo: perché accade ancora nonostante io sappia.
E nei libri che vi suggeriamo più che le risposte cerchiamo le avvisaglie.
FUGA DALLA PAURA – Il libro, ha un unico titolo, due copertine, due autori e due storie differenti, consumate nello stesso periodo di tempo. Il lettore può scegliere di cominciare da Irena o voltare il libro e leggere di Henryk. Entrambi ebrei. Entrambi rimasti soli negli anni della loro giovinezza, in fuga dalla paura e dal destino abbattutosi contro di loro nella seconda guerra mondiale. Due storie di “sopravvissuti”, due testimoni della Shoah ancora in vita. Irena e Henryk hanno poi studiato, sono diventati medici e si sono sposati. Ora vivono in Israele, dopo aver trascorso del tempo anche in Italia. E, dopo anni, hanno affidato a un libro la loro storia… perché ciò che è stato non sia dimenticato.
LA LENTE FOCALE – Nel 1936, durante i giochi olimpici di Berlino, Hitler dichiarò che “la città va ripulita”. Arrivarono subito anche per gli zingari, come per gli ebrei e gli omosessuali, i campi di concentramento. Otto Rosenberg era un sinto, unico sopravvissuto della sua famiglia. Dopo anni di silenzio, raccontò la sua storia e qualcuno la trascrisse. È l’unica testimonianza fino ad ora raccolta sullo sterminio degli zingari nei campi di concentramento.