Dura a morire la “razza” dei talebani
La Corte, con la sentenza n. 25138/2010 ha accolto il ricorso di un uomo condannato ad 8 mesi di reclusione dalla Corte d’Appello di Milano per maltrattamenti in famiglia, annullando la decisione perchè “il fatto non sussiste”. care amiche,
non so quante di noi si sentano o vengano considerate “donne forti”: stiamoci attente. Oggi [3 luglio 2010] i giornali riportano – con inadeguata evidenza – {{una sentenza della Cassazione}} secondo cui una donna, “scossa ed esasperata”, secondo le sue denuncie, per le “continue ingiurie, minacce e percosse” di un marito già condannato in appello a otto mesi di reclusione, non “era per nulla intimorita”.
Ne deriva che i giudici di primo e secondo grado hanno “scambiato per sopraffazione… un clima di tensione fra coniugi” e, pertanto, va accolta la tesi del marito che, pur parzialmente confesso, giudicava la moglie “di carattere forte”.
Dura a morire la razza dei talebani, se i giudici “supremi” non sono informati che {{perfino lo stalking è reato}} e che quasi ogni giorno avvengono femminicidi di donne a cui non viene accordata tutela preventiva e che, se sono restie a denunciare, qualche ragione l’hanno.
Infatti, dice la Cassazione, “perché sussista il reato di maltrattamenti occorre che sia accertata una condotta abitualmente lesiva della integrità fisica e del patrimonio morale della persona offesa”.
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