E se si eleggessero due donne alla Corte costituzionale?
Già a giugno l’Accordo di Azione Comune per la Democrazia Paritaria aveva sollecitato a prendere in considerazione l’elezione di due giudici donne alla Corte costituzionale, ora mentre si passa di fumata nera in fumata nera al Parlamento circola via e-mail l’invito a firmare la seguente petizione ai massimi organi istituzionali, lanciata su change.org.
Il Parlamento sta cercando da mesi di eleggere due giudici della Corte costituzionale. Dopo quindici votazioni, non si è riusciti a eleggere nessuno. Il Paese sembra guardare distrattamente a quanto sta accadendo, nonostante si stia decidendo circa la composizione del più importante organo di garanzia costituzionale.
Colpisce che il Parlamento stia tentando di eleggere – ancora una volta – due uomini, senza affrontare l’urgente problema di un riequilibrio di genere all’interno della Consulta.
Dal 1955, anno di insediamento della Corte, il Parlamento non ha mai eletto una donna come giudice; né lo hanno fatto le Alte Magistrature ordinaria ed amministrativa, cui spetta di eleggere un terzo dei giudici.
Su 104 giudici costituzionali, le uniche 3 donne sono state tutte di nomina presidenziale (Scalfaro, Ciampi e Napolitano).
Questo vuol dire, come percentuale totale, che solo il 2,88% dei giudici costituzionali è stato di sesso femminile; inoltre, alla Consulta non è mai stata presente più di una donna per volta, con un rapporto di genere di 1 a 14.
La prima giudice è stata eletta solo nel 1996, cioè a 40 anni dall’inizio di attività della Corte; e tutti i 38 presidenti della Corte sono stati uomini. Ricordiamo i nomi delle donne che finora hanno fatto parte della Corte: Fernanda Contri, Maria Rita Saulle, Marta Cartabia.
Se anche questa volta il Parlamento eleggesse due uomini, il principio del rispetto delle pari opportunità di genere espresso dall’art. 51 della Costituzione e da numerose norme di legge, sarebbe nuovamente calpestato.
L’affermazione delle donne in magistratura è stata lenta e difficile. Nel novembre del 1947, l’Assemblea Costituente bocciava il principio che : «Le donne hanno diritto di accesso a tutti gli ordini e gradi della Magistratura»; perché – si sosteneva – « fra i due sessi esistono differenze che si esprimono in varie forme e non è possibile improvvisare una capacità, un’attitudine».
Quanta strada abbiamo fatto da allora?
Solo un pregiudizio sessista può spiegare quanto accaduto fino ad oggi nella composizione della Consulta. Se il criterio di elezione fosse davvero il merito, non vi è dubbio che il Parlamento avrebbe eccellenti donne giuriste tra cui scegliere, come – per citare solo alcuni dei nomi già presi in considerazione durante le votazioni in Parlamento – Giuditta Brunelli, Lorenza Carlassare, Silvia Niccolai.
Pertanto, chiediamo al Parlamento di eleggere due donne e garantire d’ora in poi una equilibrata rappresentanza di genere nella composizione della Corte costituzionale.
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