Eleanor Marx: caro papà, posso uscire con…
“Marx e il capitalismo” è il titolo della mostra in corso al Deutsches Historiches Museum di Berlino, che amplia l’orizzonte sul filosofo di cui quasi la metà dei tedeschi ritiene intramontabile il pensiero. Una convinzione che non è minimamente scalfitta da una sua previsione assolutamente inattuata. Ce la rivela Juergen Herres che ha scavato nel profondo del pensiero e nell’azione di Marx: “Un giorno spiegò a quattro sindacalisti che per lui i partiti erano una moda passeggera…”.
Ma la mostra ci dà anche l’occasione per ricordare che l’ideologo della lotta di classe aveva una famiglia in cui esercitava il suo ruolo di “uomo di casa” ed è stato il padre, oltre che del comunismo, di tre figlie.
Tra queste, quella cui era più legato, è stata probabilmente Eleanor che in casa chiamavano Tussy e che, a sua volta, aveva assegnato al papà il nomignolo di Moro. Ed è proprio con “Carissimo Moro” che inizia una lettera in cui affettuosamente ma altrettanto esplicitamente gli chiede conto di una proibizione a lei incomprensibile: “Sto per chiederti una cosa, ma prima desidero che tu mi prometta che non ti arrabbierai. Vorrei sapere, caro Moro, quando posso vedere di nuovo L. È così doloroso non vederlo mai. Ho fatto del mio meglio per essere paziente, ma è tanto difficile e non credo che potrò esserlo ancora per molto. Non pretendo certo che tu mi dica che egli può venire qui. Non lo vorrei neppure: ma non potrei andare, ogni tanto, a fare una passeggiatina con lui? Mi lasci uscire con Outine, con Frankel; perché non con lui? Inoltre, nessuno si scandalizzerà a vederci insieme, poiché tutti sanno che siamo fidanzati…
Quando ero malata a Brighton (per una settimana, svenivo due o tre volte al giorno), L. è venuto a trovarmi e ogni volta mi ha lasciato più forte e più serena; e soprattutto più capace di sopportare il pesante fardello che gravava sulle mie spalle. È tanto tempo che non lo vedo e comincio a sentirmi così infelice, nonostante tutti i miei sforzi di non perdermi di coraggio, perché ho provato con ogni mezzo di mantenermi serena e fiduciosa. Ora, non ce la faccio più. Credimi, caro Moro, se potessi vederlo ogni tanto, questo mi gioverebbe più di tutte le medicine della signora Anderson messe insieme: lo so per esperienza.
Ad ogni modo, carissimo Moro, se non mi è dato di vederlo subito, potresti dirmi quando mi sarà dato? Sarebbe già qualcosa vivere nell’attesa e, se la data fosse meno vaga, sarebbe meno faticoso aspettare.
Carissimo Moro, ti prego, non essere in collera se ti ho scritto questo e perdonami per essere stata abbastanza egoista da tormentarti ancora.
La tua Tussy.
Naturalmente, tutto assolutamente “entre nous”.
“Quello che né papà, né i medici, né nessun altro capisce è che quello che più di tutto mi fa soffrire è il rovello mentale”.
“Non sono abbastanza intelligente per vivere una vita puramente intellettuale, né sono abbastanza stupida per accontentarmi… di non fare niente… Nessuno può sapere quanto io voglia bene a papà, eppure, ognuno di noi deve, dopo tutto, vivere la propria vita”.
“Le nostre due vite erano esattamente eguali, ricordo che una volta egli disse una cosa che non compresi e che suonò come un paradosso. Ma adesso che non c’è più so cosa intendesse dire… Papà stava parlando di me e di mia sorella maggiore e disse: “Jenny è molto simile a me, ma Tussy (il caro vecchio nome che mi davano a casa) è me”.
Per concludere immaginiamo una Eleanor che scriva al papà: “Caro Moro quando la società che tu desideri si realizzerà, potrò uscire con L. senza il tuo permesso?”
Un nome, quello di Eleanor, che non è stato cancellato dalla potenza politica e storica di quello del padre tanto che le è stato dedicato un film dal titolo significativamente moderno: “Miss Marx”. Lo firma Susanna Nicchiarelli ed ha vinto il Nastro d’argento dell’anno 2021.