In aprile in Etiopia ha assunto l’incarico di Primo Ministro Abiy Ahmed: per la prima volta per questa carica, di gran lunga la più importante del paese, è stato designato un oromo, un rappresentante del gruppo etnico più numeroso, determinante per sperare in un futuro di pacificazione e riforme. Il Primo Ministro ha annunciato un vasto programma di interventi di pacificazione, di liberazione dei dissidenti chiusi nelle carceri da anni, e la costruzione di un vero processo di pace con la vicina Eritrea dopo vent’anni di guerra. Nella formazione del nuovo governo ha assegnato molti incarichi alle donne e nominato due donne in due punti chiave del sistema istituzionale, fragilissimo, dell’Etiopia.

Il 25 ottobre è stata nominata Presidente dell’Etiopia Zwede Sahle-Work e il Parlamento ha nominato il primo novembre scorso Presidente dell’Alta Corte di Giustizia Meaza Ashenafi.

Zwede Sahle Work ha studiato nel liceo francese di Addis Abeba, poi ha vissuto quasi dieci anni in Francia. È stata ambasciatrice del suo Paese a Parigi, Dakar e Djibuti. Ha alle spalle una lunga carriera diplomatica e ha rappresentato per diversi anni il Segretario Generale della Nazioni Unite presso l’Unione Africana. In Etiopia il Presidente è il capo dello Stato, ma si tratta di una carica essenzialmente simbolica, il potere reale è nelle mani del Primo Ministro, della cui fiducia certamente gode la Presidente, che intende mettere al servizio del suo Paese competenze e autorevolezza conquistata sul campo, soprattutto nelle relazioni interafricane e con le organizzazioni sovranazionali che ben conosce.

Meaza Ashenafi Sworn

Meaza Ashenafi è avvocata, già giudice dell’Alta Corte di cui è stata designata Presidente dal parlamento. Ha contribuito alla stesura della Costituzione e ha fondato l’Associazione delle Donne Avvocate. È diventata famosa anche all’estero per un film del 2015 prodotto da Angelina Jolie, “Difret”. Racconta la storia della sua coraggiosa (e vittoriosa) difesa di una ragazza di quattordici anni accusata di aver ucciso l’uomo che l’aveva violentata per ‘convincerla’ a sposarlo. In materia di diritti delle donne (matrimonio, divorzio, eredità, tutela da violenza e segregazione) proseguirà il lavoro impostato negli anni scorsi con le altre donne avvocate e giuriste dell’Associazione.

Due donne, altre dieci nel governo, centinaia nelle professioni, migliaia nell’insegnamento, e tutte le altre che vivono in villaggi isolati e tormentati da anni di guerre e rappresaglie: se l’Etiopia può sperare nel suo futuro non lo può fare senza le sue donne.

Mediterranea a cura carlapecis@tiscali.it