Non sempre un femminicidio corrisponde al ritrovamento del corpo di una donna morta.

Chiara Insidioso Monda ha 19 anni e non ne avrà mai 20 perché è stata massacrata a calci e pugni per un pomeriggio intero dal convivente. Un trauma cranico troppo vasto per essere recuperabile, il volto e gli organi interni devastati. E’ in coma, ci dicono; il massimo della speranza prevede per lei un crudele esito di stato vegetativo che ha fatto dire al suo stesso padre di sperare che il suo povero corpo non sopravviva. La morte cerebrale è morte effettiva, dalla quale non si torna indietro. Per questo la giovane Chiara non compirà mai o non saprà mai di compiere 20 anni: un femminicidio sospeso a tempo indeterminato.

Maurizio Falcioni, il suo aguzzino, persino di fronte agli infermieri che ne raccoglievano il corpo devastato, le gridava il suo ordine di mentire {{“Dillo che sei caduta! Dì che non ti ho picchiata!” }} e questo ci impone di chiederci quante volte Chiara, in passato, lo abbia assecondato. Forse lui si augura che quel povero corpo sopravviva, per non essere chiamato, a rigor di legge, assassino.

Noi lo chiamiamo {{colpevole di femminicidio sospeso.
}}

Purtroppo non possiamo, come suo padre, augurarci nulla per lei, vorremmo forse riavvolgere il tempo ma sappiamo che non si può. Né possiamo augurarle di sopravvivere in uno stato di morte cerebrale, come {{Tosca, a Napoli}}, che dal 13 giugno 2013 (massacrata con colpi alla testa, al torace e al ventre e poi, creduta morta, messa in un sacco dell’immondizia) era in fin di vita ed è tuttora in coma. Di lei non si sa più nulla, {{il suo è un femminicidio sospeso ormai da troppo tempo.
}}

Abbiamo visto {{troppe donne }} che quando hanno tentato di alzare la testa qualcuno “per amore” ha cercato di rompergliela, troppe donne che quando hanno deciso con fermezza di interrompere una relazione sono state ritrovate uccise e gettate via, spesso anche chiuse in un sacco per l’immondizia, quasi a significare “se non sei mia non servi più, sei un rifiuto”. Sfigurate con l’acido, massacrate di botte con le mani o con oggetti, accoltellate. Anche una donna che sia incredibilmente sopravvissuta a innumerevoli colpi di accetta o di coltello sappiamo che non {{sarà mai più la stessa di prima}}, eppure il colpevole non verrà chiamato assassino. Gli aguzzini devono essere segnalati come persone pericolose per la società; sappiamo che torneranno a picchiare brutalmente e a uccidere se ne avranno occasione e ogni potenziale bersaglio deve sapere chi ha davanti, anche perché non tutti vanno in prigione e non tutti ci rimangono.

Oggi vorremmo davvero potere {{riavvolgere il tempo per Chiara}} ma possiamo solo promettere, assicurarle che non la dimenticheremo.

Lei, come le tante altre massacrate o uccise, non sarà mai per noi un episodio di cronaca nera, ma il segno di una incultura diffusa incistata nelle consuetudini e nei modi del conoscere e dell’apprendere.

{{
Le UDI Romane}}

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