Florence Nightingale: un letto per i malati, un oblò per i cavalli
“I finestrini per i cavalli? Non vorrà farmi credere che miss Florence faccia sul serio!”
“Fa maledettamente sul serio. Prima ne ha parlato con me con estrema convinzione e poi ha addirittura inviato un memoriale al ministero. All’inizio anche noi avevamo pensato che si trattasse di una battuta. Ma miss Florence è l’unica cittadina inglese negata all’umorismo. Lei sostiene che i cavalli, per la loro salute e per l’umore, quando sono chiusi nella stalla hanno bisogno di guardare fuori, di affacciarsi”.
“Ma a me risulta che miss Florence doveva occuparsi della salute dei soldati. Cosa c’entrano i cavalli?”
“Non sta a me spiegare quanto poco miss Florence consideri estraneo alla sua missione. Tutto ciò che vive nella caserma è di sua pertinenza, pidocchi compresi. Dunque, anche i cavalli!”
“Bene le scriva che si provvederà ai finestrini nelle stalle. Le precisi che ogni cavallo potrà guardar fuori purché abbia l’amabilità di reggersi sulle zampe posteriori e di appoggiare quelle anteriori contro la parete”.
Così, nel giugno 1863, in una caserma modello destinata alla cavalleria inglese, furono costruite le stalle con gli oblò e da allora i cavalli dell’esercito ebbero la loro casa con vista sul paesaggio. Tutto merito di Florence Nightingale, una signora inglese ma italiana poiché nata a Firenze il 12 maggio 1820. Amava molto l’Italia e protesse i patrioti che si battevano per la libertà e l’unità del Paese. Volle conoscere Garibaldi che andò a trovarla quando fu ospite a Londra. Lei lo definì nobile ed eroico. Duchi e principi erano stati i compagni della sua fanciullezza. Ebbe molti corteggiatori ma lei si vantava di non aver avuto mai nessuno “shock” amoroso.
Fin da giovanissima la sua vocazione le fu chiara: dedicarsi ad opere di carità negli ospedali.
Tutto cominciò con la guerra di Crimea, iniziata nell’ ottobre del 1853 e finita il 1º febbraio 1856 in seguito a una disputa fra Russia e Francia sul controllo dei luoghi santi della cristianità in territorio ottomano. L’Impero russo da un lato e un’alleanza composta da Impero ottomano, Francia, Gran Bretagna e Regno di Sardegna dall’altro.
Al suo arrivo in Crimea, Florence, negli ospedali, aveva trovato stanzoni luridi e spogli dove neppure la paglia era sufficiente per adagiarvi i feriti, ma lei creò dal nulla, è proprio il caso di dirlo, un ospedale decoroso.
Quando la guerra terminò Florence non faceva che ripetere: “Ho visto l’inferno. Non potrò mai dimenticare”. Al termine del conflitto, per ricondurla in Inghilterra, il governo mise a sua disposizione un incrociatore, caso assolutamente unico sia prima che dopo. Al suo sbarco reggimenti della Guardia reale in parata l’accolsero mentre le fanfare squillavano in suo onore. Venne ricevuta dalla regina Vittoria e dal marito principe Alberto che si intrattennero con Lei per più di 3 ore durante le quali Florence illustrò tutti i difetti del sistema ospedaliero suggerendo le riforme necessarie. Pensò che era necessario riequilibrare il proprio modo di stare al mondo e così in uno dei tanti fogli di carta che riempiva di note e che furono trovati dopo la sua morte, scrisse per ricordare a tutti che nonostante la sua energia di ciclone non sempre il cielo collaborava con lei. sì, insomma, Dio non sempre era dalla sua parte. Troppi morti! Troppi feriti! Troppa guerra!
Ma la sua energia era tale che seppe mettere il passato alle spalle e dedicarsi a migliorare il trattamento del soldato inglese non solo in guerra ma anche in pace.
Florence si accorse, infatti, che a negli ospedali inglesi non vigeva alcuna attenzione alla pulizia: il sudiciume si accumulava nelle corsie fredde, buie, tetre e gli infermi erano adagiati su giacigli miserabili. Le infermiere non erano più pulite dei malati e il loro lavoro era massacrante. Florence, che faceva parte dell’élite inglese, sapeva benissimo che la funzione delle infermiere era considerata allo stesso livello delle vivandiere, nonostante ciò si dichiarava onorata di esserlo ed è ricordata ancora oggi come “l’angelo del soldato”. Riuscì a far costruire nuove sedi secondo un suo funzionale progetto. Si occupò di tutto: dai colori delle pareti alle coperte, dai tubi dell’acqua ai montacarichi. Lei lavava, medicava centinaia di colerosi che spesso venivano raccolti boccheggianti sui marciapiedi.
Successivamente, contribuì in maniera determinante al progresso dell’arte sanitaria. Scrisse molti libri sulla trasformazione degli ospedali e delle caserme, diresse una scuola per infermiere, progettò ricoveri per gli anziani, combatté per il riscatto degli indiani dalle epidemie, studiò la salvaguardia dei soldati dai contagi, lanciò un progetto per disciplinare la professione delle prostitute.
Durante l’Esposizione universale a Londra del 1897 c’era una sezione dedicata a Lei e al progresso dell’arte sanitaria. Venne esposto anche il carro con cui Lei si spostava in Crimea e in bella vista, c’era il suo busto. Un visitatore lo adornava ogni giorno di fiori. Quando Florence lo seppe commentò divertita: “Esprimo il pio desiderio che quel tale dei fiori possa essere benedetto, ma mi chiedo soprattutto che accidenti farete nel futuro di quel mio busto!”
Morì a 90 anni e 3 mesi.
Nonostante le sue grandi qualità umane non era dalla parte delle Suffragette, ahi noi! Anzi sosteneva acidamente che quante più chiacchiere si facevano intorno alla donna e meno il lavoro femminile veniva apprezzato.
Eppure Florence aveva suscitato nelle donne un grande entusiasmo. Purtroppo, però, non solo non credeva che le donne potessero essere buoni medici, ma provava indifferenza nei confronti delle battaglie per i diritti che le donne cominciavano a reclamare a gran voce.
E’ un vero peccato che una “combattente” di tal fatta non condividesse a pieno una rivendicazione, sacrosanta!, come quella dell’uguaglianza tra i sessi.