FONDAMENTALISMI E LIBERTA’ DELLE DONNE – L’INIZIO DI UN PERCORSO
Sabato 9 aprile, presso la Casa internazionale delle donne, Ada Donno, Milena Fiore, Nicoletta Pirotta e Antonia Sani hanno promosso un incontro “dal carattere informale e interlocutorio (…) una convocazione arbitraria, preparatoria ad eventuali successivi incontri più allargati”, come ha detto Antonia Sani illustrandone le ragioni e le finalità.
L’invito è a “compiere insieme un percorso collettivo di confronto ragionato e di azione con l’obiettivo di approdare ad un’iniziativa pubblica e possibilmente internazionale sul tema dei fondamentalismi e la libertà delle donne”, come ribadito nel Report firmato dalle quattro convocatrici e che riportiamo integralmente:
In via preliminare è stata proposta, sia in riferimento al metodo di lavoro che alle finalità dell’incontro, la dimensione collettiva del percorso che si intende affrontare, intendendo con collettivo non la somma delle individualità che occasionalmente convergono nella direzione stabilita, e non solo il prodotto di una occasionale comunicazione in rete, ma la costruzione di un terreno condiviso di riflessione e azione.
La seconda sottolineatura proposta si riferisce al termine fondamentalismi che non casualmente al plurale: intendiamo infatti focalizzare tutte le forme di integralismo, siano esse basate su presupposti religiosi, ideologici, filosofici, culturali, etnici o economici. In questo senso ci proponiamo un recupero della laicità, intesa come capacità di saper distinguere e comprendere la complessità dei fenomeni (cosa che è precisamente l’opposto dell’approccio univoco e unilaterale dei fondamentalismi).
Su queste premesse ci proponiamo di arrivare alla costruzione di iniziative pubbliche, nelle quali però non si esaurisca la nostra azione, ma che anzi aprano ulteriori percorsi di ricerca e azione. Elemento fondante di questo percorso sarà la ricerca dell’incontro con le altre e gli altri, donne e uomini che appartengono a culture e civiltà diverse, ma che si propongono di superare l’idea pregiudiziale della alterità come irrimediabile e immodificabile.
È stato precisato che non intendiamo in questa ricerca focalizzare esclusivamente l’Islam o sulla questione dell’immigrazione, ma affrontare la le forme d’integralismo ovunque siano presenti e suonino come chiamata allo scontro di civiltà (in Medio Oriente come nell’Europa dell’Est, nel Maghreb come in America Latina o nell’occidente capitalistico).
Ne è scaturita una discussione densa e articolata che ha messo a fuoco punti di vista, desideri ed esigenze di ciascuna, che possiamo così riassumere:
– poiché ciascuna porta con sé inevitabilmente in questo percorso esperienze e pensieri elaborati in percorsi precedenti, da essi non si può prescindere e ne va tenuto giusto conto: la scommessa è riconoscerli, nominarli e farli incontrare ricostruendoli storicamente.
– La nostra riflessione non potrà prescindere dal contesto geo-politico nel quale tutte e tutti siamo inseriti e che ci condiziona nelle nostre relazioni; né d’altra parte possiamo ignorare le interconnessioni tra le diverse sfere del nostro pensare ed agire (ad es. religiosa, culturale, sociale, economica, politica).
Questo ci porterà ad incontrare le molte facce degli integralismi e a misurarci con la specificità dei vari fondamentalismi (religiosi e identitari, etnico-nazionalistici, comunitari, ideologici, ecc.) da indagare in relazione alla libertà delle donne e da contestualizzare.
A tal proposito, si è sottolineato che i fenomeni del nazionalismo e del comunitarismo assumono significati ed effetti ben diversi per la libertà delle donne a seconda che ci si riferisca ai paesi capitalisti-neocolonialisti (dove prendono la forma del fascismo o del leghismo) oppure ai paesi in via di liberazione dal colonialismo e dal neocolonialismo (vedi l’America Latina, dove assumono significati di liberazione inediti anche per le donne).
Discutendo del nesso fra laicità e femminismo, si è detto che la stessa parola laicità ci sta stretta, pur distinguendola dal laicismo, se le attribuiamo il senso comunemente corrente così come si è determinato negli ultimi due secoli in Europa, e rischia di essere divisiva in vista di un eventuale incontro con la realtà del femminismo islamico. Tuttavvia è anche vero che non possiamo pensare di rinunciare a ciò che faticosamente abbiamo costruito per noi nel momento in cui andiamo all’incontro con l’altro/altra. Probabilmente un primo passo da fare è trovare un senso nuovo condiviso tra noi per alcune parole chiave che contrassegneranno il nostro percorso.
Abbiamo convenuto che una prima parola su cui lavorare è proprio laicità. Per il momento abbiamo convenuto di metterla da parte, preferendole la locuzione pensiero critico dell’appartenenza: sia essa intesa come appartenenza religiosa, politica, ideologica, patriottico-nazionale, occidentale, patriarcale, ecc. Ci è parso indispensabile infatti dare un senso condiviso alle parole fondanti del nostro percorso; pertanto, se incontriamo parole divisive, non le rimuoviamo, ma ne discutiamo più approfonditamente. A questo tema potremo dedicare il nostro prossimo incontro.
Abbiamo convenuto anche che non ci interessa un approdo meramente speculativo-teorico del nostro percorso, ma che vogliamo puntare sulla sua capacità di avere un potere trasformativo della realtà. Abbiamo quindi discusso sulle forme da dare a questo nostro percorso: approdare immediatamente ad un convegno ci sembra prematuro, non è facile comporre in un convegno tutte le suggestioni venute da questo primo incontro. Ma, pur non escludendo questo approdo, pensiamo ad una campagna di lungo periodo che tenga insieme e dia valore alle esperienze e alle pratiche che in esso si andranno incontrando. Un percorso itinerante e per tappe tematiche che, partendo dalla frammentazione attuale, approdi a nuove condivisioni.
Come passo successivo a questo primo incontro assai ricco di spunti e suggestioni, si è proposto di incontrarci con le stesse modalità a Firenze entro un mese (ndr. data proposta in successiva comunicazione il 21 maggio) mettendo a tema la laicità come pensiero critico dell’appartenenza.
L’incontro romano è terminato con l’invito ad altre donne a portare i propri saperi ed esperienze in quello fiorentino; altre donne che “possano aiutarci a sviluppare e approfondire il tema”, conclude il Report, mentre continua a svilupparsi la comunicazione via e-mail.
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