Fuori dalla logica e dalle regole del leaderismo unico, neanche di una donna
Una donna dopo cento anni a capo della Confindustria, alleluia potremmo dire, ma nasce un sospetto, non sulla donna. Il sospetto nasce sulla finalità di questa votazione praticamente unanime degli uomini di confindustria. Da dieci a venti donne indagate o prossime indagate, non si capisce, a Genova, per aborto.{{In televisione}} quotidianamente solo uomini a parlare di tutto, programmi politici, promesse salvifiche, la nostra miseria incipiente, e anche l’aborto, sì o no, e {{donne presenti nessuna,}} proprio nessuna, {{tranne una leader di lista e di marchio}}, a sé stante.
Sempre in tv gli aumenti dettagliati dei prezzi del cibo, la base del mantenimento nella cosiddetta vita, già {{quale vita?}} sempre più legittimo chiederselo se parliamo della vita dell’embrione o di quella prodotto del concepimento o del feto, a cui pensa per natura la madre, o no? E poi, alla vita del bambino-a chi ci pensa? La famiglia naturalmente che in Italia vuol dire Padre.
E ancora, non le imprese italiane che si limitano a buone intenzioni, ma le multinazionali iscrivono nelle proprie procedure e paradigmi di utilità la presenza paritaria delle donne ai vertici e in tutti i luoghi di decisionalità e rappresentanza, mentre la politica ne nega sicuramente la presenza visiva e{{ riguardo le liste è una faccenda privata}}.
Allo stesso tempo un caso di mobbing tremendo contro una donna a Milano in uno dei tanti troppo super-ipermercati.
Queste che sembrano contraddizioni o incoerenze del sistema in realtà rispondono a un disegno ben riconoscibile: {{il leaderismo è controllabile dal potere maschile,}} che lo ha sempre esercitato in Italia con il valido supporto della organizzazione ecclesiastica e della struttura famigliare.
_ {{Questa legge elettorale implica il leaderismo}}, che a sua volta implica che la presenza delle donne nelle liste assomigli un po’ alla {{presenza delle donne nell’harem}}, anche lì le donne ci sono ci mancherebbe, c’è apposta, solo che nessuno le vede, sicuramente il padrone cooptandole di volta in volta.
La logica e le regole del leaderismo unico consentono la presenza sporadica di donne, certamente, per creare {{una patina mediatica di democraticità.}}
_ Ma tutto questo vale solo se ammettiamo che anche la politica diventi spettacolo e con essa la nostra vita, quella di ognuno-a, quella individuale, adesso qui in una città che fa capo a una provincia e che fa capo a una regione, che fanno capo a una nazione.
Così assistiamo allo spettacolo delle signore donne intervistate nei supermercati che ci spiegano come non ce la fanno a comprare tutto quello che serve da mangiare, e poi assistiamo allo spettacolo dei politici che ci dicono come risolveranno tutto per noi basta che eleggiamo il signor tizio o il signor caio, certo dobbiamo fidarci.
Qualcuno chiede mai cosa vorrebbe la signora donna, o come fa a far quadrare il bilancio domestico, oppure quanto lavora o si preoccupa quella signora donna?
_ No, per carità, quella signora si vergogna di non farcela più, peggio di non riuscire, fatto che ogni donna vive come fallimento personale, inadeguatezza e colpa.
_ No, per carità, quello a cui assistiamo è {{la approvazione per la compostezza e la dignità di una classe,}} che sarebbe quella media, che si vergogna della propria condizione e lo fa dire alle donne.
La spettacolarizzazione della vita civile implica il leaderismo, cioè le star, perfino le star lo sapete non sono cinquanta e cinquanta e le star donne prendono sempre meno delle star uomini.
{{Conclusione.}} Se ci accontenteremo sarà per noi gravissimo con conseguenze pesantissime, pensiamo a Napoli, a Bologna, adesso Genova, e tutto questo mentre una donna diventa capo della confindustria, nessuna di nessun partito, e siamo in campagna elettorale con una legge che blinda le liste.
E’ {{veramente in pericolo la rappresentanza democratica}}, dove è ovvio che rappresentanza significa responsabilità e partecipazione, e parità significa semplicemente democrazia.
_ Mai dimenticare che quella legge sull’aborto è stata la risposta a chi voleva semplicemente depenalizzare l’aborto, e sono due cose molto diverse una legge o la depenalizzazione.
_ Infatti adesso c’è Ferrara all’attacco.
Mai dimenticare che UDI, {{Unione Donne in Italia}}, si è assunta la responsabilità di presentare e promuovere una proposta di legge popolare “[Norme di Democrazia Paritaria per le Assemblee Elettive->http://www.50e50.it/documenti/ARTICOLATO.htm]” primo passo di una campagna dal titolo 50E50 … ovunque si decide.
_ Più di 120.000 cittadine e cittadini hanno deciso di firmare la proposta di legge, sicuramente sarebbero stati ben di più se il sistema mediatico avesse deciso a suo tempo un minimo di comunicazione, ma in ogni caso quello che sta accadendo oggi va contro la volontà di almeno centomila più persone in Italia.
E infine {{mai accettare che una sola donna ci rappresenti tutte}}, per una semplice questione numerica, tante donne per tante donne, così come tanti uomini per tanti uomini.
_ E donne a confronto con donne e con uomini e viceversa, là dove si decide, cioè 50E50 dove E sta per insieme alla pari.
Messe fuori da tutto e oscurate ai limiti del parossismo{{ pronunciamo una lettera scarlatta e ci rendiamo riconoscibili indossando una spilla, bella e grande, con la quale intendiamo segnalare che non ci stiamo}}, che vogliamo la attuazione di due articoli della Costituzione.
_ Forse qualcuno sta pensando di eliminare anche quelli?
Ci autodenunciamo del delitto di democrazia, di rispetto, di responsabilità, di maternità, di generosità, di sensibilità, di intelligenza e capacità, ma soprattutto di libera volontà.
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