GABRIELLA FRABOTTA E L’UTOPIA DEL PRESENTE
Gabriella se ne è andata venerdì 14 giugno, come un fulmine a ciel sereno, stroncata da un male cui la medicina non è riuscita a dare un nome preciso. Negli ultimissimi tempi aveva vissuto una angosciosa perdita, dalla quale sembrava non essersi mai più rialzata. Lei che era sempre in piedi, in prima fila, animata da una volontà ferrea, da grande umanità, aveva però ripreso in mano la sua vita, continuando le battaglie per un possibile mondo diverso, per un differente modo di relazionarsi tra le persone tutte. Lacaniana di formazione, sapeva bene che “desiderare” rende infelici, ma anche che il desiderio è come pulsione emozionale, un bisogno e una necessità. Gabriella aveva una spinta fortissima a veder realizzato il suo senso di giustizia, di pace, di liberazione delle donne e di tutti da gabbie e da ruoli del sistema patriarcale e capitalista. La sua amicizia mi ha arricchito moltissimo.Femminista dai lontani anni ’70, aveva contribuito fortemente alla costruzione della Casa delle donne, come luogo di condivisione e centro del sapere e delle pratiche femminili. Come psicoterapeuta aveva scelto poi di ascoltare e aiutare persone in difficoltà, donne maltrattate, giovani, affrontando i propri e gli altrui demoni, i“ pensieri tinti” che sono parte del conscio e dell’inconscio. Sentiva che l’inconscio è ben strutturato in linguaggio e che le parole dette o scritte sono importanti. Sentiva che non andava disperso tutto il patrimonio culturale e politico sedimentato in questi decenni, avvertiva la pericolosa deriva antidemocratica e di destra che percorre il pianeta, preoccupata soprattutto per le giovani generazioni, per le divisioni di una “sinistra” cui credeva ancora. Condividevamo l’impegno sociale con amicizia, solidarietà, sorellanza e un po’ di pazzia. “Cara compagna” mi diceva “dobbiamo esserci sempre, non demordere”. Gabriella aveva una forte personalità, spigolosa, tagliente, ma armoniosa nel suo rapportarsi agli altri, con una sincera capacità di analisi e sintesi della storia personale e collettiva. Gli dicevo “Gabriella.. dure ma tenere” “sempre” mi rispondeva. Amava la vita, l’arte, il mare, è stata molto amata ed ha molto amato, amava la sua bella famiglia, aveva dolori e sorrisi ed era sempre piena di progetti. Non pensava di avere una verità in tasca, ma credeva che la verità, le differenze, la giustizia, la liberazione dai bisogni rendessero liberi. Stavamo lavorando insieme ad un “manoscritto” su una possibile utopia del presente e preparando iniziative. Ciao cara amica e compagna.