Nel periodo novembre-dicembre 2007 è stato organizzato un ciclo di seminari all’interno del modulo Genere e Turismo (Docente: Elisabetta Ruspini, tutor: Federica Frediani) Laurea Specialistica in Turismo, territorio e sviluppo locale, Università degli Studi di Milano-Bicocca.Scopo del modulo didattico era l’esplorazione della complessa connessione tra genere e turismo: parliamo delle differenze di genere nelle attività di partecipazione, progettazione e fruizione delle attività turistiche, una tematica ancora inesplorata in Italia e, al contempo, oggetto di scarsa attenzione scientifica.

In effetti, quando si fa riferimento alla relazione tra “genere e turismo”, spesso nascono perplessità e dubbi negli interlocutori. Ciò è connesso, da un lato, all’{{idea che il turismo sia un’attività “neutra”}}, non influenzata dalle differenze di genere; dall’altro lato, alla convinzione che il genere sia sinonimo di “donna” e “universo femminile”.

Genere e turismo, {{al più, rimanda alla dimensione del “turismo sessuale”}} e, in particolar modo, al turismo che ha a che fare con la prostituzione commerciale praticata nell’ambito delle destinazioni esotiche. È invece nostra opinione che le connessioni tra i due concetti (genere e turismo) siano molteplici ed evidenti (dell’Agnese e Ruspini, 2005).

Pensiamo, ad esempio, al viaggio come esperienza di genere (in termini di definizione delle identità e di affermazione del sé); all’enucleazione di spazi riservati per uomini e donne negli ambiti del turismo; alla tessitura delle relazioni di genere all’interno delle società ospitanti e, naturalmente, alla partecipazione al mercato del lavoro.
_ Si tratta di argomenti che, nel corso degli ultimi anni, hanno dato vita, nel panorama scientifico internazionale, a un vivace dibattito interdisciplinare.

I seminari in questione hanno discusso molti di questi aspetti.
Il primo seminario, {{Percorsi di viaggio delle donne. Figure e scritture}} (Federica Frediani), ha illustrato le peculiarità di genere che caratterizzano l’esperienza del viaggio. Fra le varie attività negate alla donna (perché “riservate” all’uomo), una delle principali è stata, per lunghissimo tempo e in quasi tutte le società, proprio il viaggiare, essendo il movimento e l’espansione del sé considerati come una prerogativa maschile.
_ Dunque, {{la prima connessione fra genere e turismo}}, o meglio, fra il genere (maschile e femminile) e la più ampia categoria del viaggio (di cui il turismo costituisce solo una sottocategoria), è proprio quella relativa alla {{mobilità e alla libertà di lasciare la propria residenza}} per avventurasi nel mondo.
_ Entrano poi in gioco le modalità e, soprattutto, le finalità del viaggio: viaggi di nozze, pellegrinaggi, viaggi al seguito o, comunque, sotto tutela, per la donna; viaggio di formazione, ampiamente libero e liberatore, per l’uomo (tra gli altri, dell’Agnese, 2005; Schmidt di Friedberg, 2005; Frediani, 2007).

Gli interventi di Rachele Borghi ({{L’impatto del turismo sulle relazioni di genere. Il caso del Marocco}}) e di Barbara Caputo ({{Ibridazioni culturali e mutamenti di genere sulla frontiera turistica in Tunisia}}) hanno posto l’attenzione sull’importanza del genere come variabile sociale di significato rilevante per quanto riguarda le società d’arrivo, vale a dire quelle che la geografia tradizionale definisce come “regioni turistiche passive”.
_ Una lettura stereotipata porta a {{dimenticare il ruolo attivo delle società ospitanti}}, la loro capacità di modificare e di ri-orientare nel proprio interesse i flussi turistici, di adattarsi al cambiamento.
_ Da un lato, il turismo è dotato di una forte capacità di modificare lo spazio, le relazioni di genere delle società di arrivo e anche la proporzione di occupati nel settore (diventando un fattore determinante delle modificazioni degli equilibri locali).
_ Dall’altro lato, è possibile leggere spazi quali quelli della piazza Jamaa al Fna o del centro tunisino di Sidi bou Sa‘ïd (uno spazio storicamente meta di pellegrinaggi femminili) con attenzione ai rapporti di genere, per {{capire come la presenza delle donne lavoratrici giochi un ruolo cruciale}} nel determinare il significato di quegli spazi ma anche come il loro lavoro sia influenzato dal fatto di essere esercitato in quel luogo specifico, nel quale interagiscono stranieri e abitanti del luogo, turisti e non turisti, ciascuno con una funzione diversa (Borghi, 2005; Caputo, 2005).

Il seminario proposto da Ivana Fellini ({{Lavoro, pari opportunità e turismo nel quadro europeo}}) ha approfondito la tematica delle {{differenze di genere nel lavoro turistico}} utilizzando un’ottica comparativa. La crescita esplosiva del mercato del lavoro turistico è un fenomeno recente; potremmo forse ipotizzare che, trattandosi di un’attività economica di recente sviluppo, non vi sia il terreno adatto a riprodurre la divisione sessuale del lavoro che si riscontra in altri segmenti del mercato del lavoro? Oppure anche nel turismo esistono fenomeni di segregazione lavorativa?. Le evidenze empiriche prodotte (rimandiamo, tra gli altri, a Kinnaird e Hall 1994; Sinclair 1998; Iorio 2005) mettono in luce che anche il turismo riflette una divisione del lavoro basata sulle differenze, stereotipi ed aspettative sociali connessi al genere.
_ In sintesi,{{ il settore lavorativo turistico presenta evidenti distorsioni di genere}}:

– Innanzitutto, si registrano f{{orti differenziali di reddito}} tra donne e uomini: in media, le donne percepiscono circa il 79% dei salari maschili (UNED-UK 2002) una tendenza che può essere ricondotta al fatto che le donne lavorano, nel mercato ufficiale, meno degli uomini e che, allo stesso tempo, sono retribuite in misura minore, a parità di prestazioni.

– Il mercato del lavoro turistico è inoltre caratterizzato da una {{forte flessibilità}}. Gli uomini tendono a predominare nel settore formale e full-time, mentre le donne in quello informale (lavori domestici e di cura), stagionale, part-time.

– Esistono, infine, {{significativi fenomeni di segregazione orizzontale e verticale}}: da un lato abbiamo le donne addette alle pulizie, le baby-sitter, le cameriere nei bar, le hostess, le accompagnatrici turistiche (rispetto a barman, autisti, piloti, chef…). Dall’altro lato gli uomini occupano con maggiore probabilità posizioni manageriali e di responsabilità che richiedono elevati livelli di istruzione, meglio se ottenuta all’estero al prezzo di una forte mobilità, spesso incompatibile con il desiderio di “fare famiglia”: in Italia, le donne che svolgono funzioni dirigenziali nel turismo sono circa il 10% .

Il contributo di Fabio Pellegatta ha affrontato una dimensione alquanto trascurata nella ricerca sulla relazione tra genere e turismo. Quella della {{domanda di turismo proveniente da soggetti GLBT}}. Esiste un turismo omosessuale, bisessuale, transgender, transessuale? Quali caratteristiche presenta? Quale spazio viene concesso, nella programmazione di attività turistiche, a tale domanda?
_ Il seminario ha chiaramente messo in luce che, ancora oggi, sono molti gli stereotipi che imprigionano la libera espressione del proprio personale rapporto tra genere, sesso e desiderio. La pluralità di orientamenti sessuali  cioè l’attrazione affettiva ed erotica che può essere diretta verso uomini, donne o entrambi i sessi  è ancora incompatibile con il linguaggio dell’inclusione nei diritti di cittadinanza.
_ Se, infatti, i rapporti tra donne e uomini “naturali” sono definiti “normali e legittimi”, la “base naturale della società”, le relazioni non eterosessuali continuano a costituire una tematica imbarazzante, spinosa, imprevista, anche minacciosa: uomini che desiderano e amano uomini, donne che desiderano e amano donne, persone attratte indifferentemente da donne e da uomini, uomini e donne che hanno cambiato i propri originari caratteri sessuali e che desiderano costruirsi una vita affettiva e di coppia.

Diventa dunque sempre più necessario aprire spazi di dialogo e confronto per discutere tali tematiche: ciò risulta fondamentale nella prevenzione delle disuguaglianze connesse con la trasformazione e pluralizzazione delle identità di genere e con l’espressione di molteplici orientamenti sessuali. Anche {{la ricerca sul turismo può contribuire a decostruire alcuni di tali pregiudizi}}: pensiamo, ad esempio, ai molti stereotipi che connettono l’omosessualità con la pedofilia. Uno studio sullo sfruttamento sessuale dei minori nel turismo (Scarpati, 2005)  basata sull’elaborazione di dati ottenuti direttamente da indagini eseguite dalle forze dell’ordine di alcuni paesi europei (ivi compresa l’Italia), nordamericani ed asiatici, oltreché dall’archivio personale di alcuni dei collaboratori, quali criminologi, legali, psicologi  mostra che, tra i clienti, si dichiara esclusivamente omosessuale il 20% mentre il 65% esclusivamente eterosessuale. La percentuale di chi si è definito bisessuale tocca il 15%.

Infine, il seminario di Marco Scarpati ha discusso la spinosa tematica del {{Turismo sessuale a danno dei bambini}}. Chi sono i turisti del sesso che cercano bambini o giovani non ancora maggiorenni per soddisfare i propri desideri?
_ Non è semplice dare una risposta esaustiva, trattandosi di un problema sociale riconosciuto solo di recente: alla normale difficoltà che si ha nel descrivere un fenomeno clandestino si aggiunge quella, non meno importante, legata alla carenza di dati reperibili.
_ Studi recenti (Scarpati, 2005) mostrano che il {{turismo sessuale è un fenomeno essenzialmente maschile}}: secondo una ricerca dell’Università di Parma coordinata da ECPAT Italia (End Child Prostitution Pornography & Traffic in Children For Sexual Purposes), nel 90/95% dei casi il turista sessuale è uomo, compreso in una fascia di età tra i 20 e i 40 anni e appartenente a diverse classi sociali.
_ Come nel caso della violenza di genere, sono evidenti le connessioni fra maschilità e turismo sessuale: l’industria del turismo sessuale ruota intorno alle fantasie maschili ed è controllata da uomini (Richter, 2005).

– {{Riferimenti bibliografici}}

– Borghi R. (2005), “’{Madame, Madame, voulez vous l’henné?’: il ruolo del turismo nell’evoluzione del lavoro delle donne sulla piazza Jamaa al Fna, Marrakech}”, in E. dell’Agnese, E. Ruspini (a cura di), cit., pp. 427-448.

– Caputo B. (2005), “{Sidi bou Sa‘ïd. Percorsi femminili tra ziyarat e tempo libero}”, in E. dell’Agnese, E. Ruspini (a cura di), cit., pp. 231-261.

– dell’Agnese E. (2005), “{Viaggiare al maschile: dal Grand Tour al turismo sessuale}”, in E. dell’Agnese, E. Ruspini (a cura di), cit., pp. 83-112.

– dell’Agnese E., Ruspini E. (2005, a cura di), {Turismo al maschile, turismo al femminile. L’esperienza del viaggio, il mercato del lavoro, il turismo sessuale}, Padova, Cedam.

– Frediani F. (2007), {Uscire. La scrittura di viaggio al femminile: dai paradigmi mitici alle immagini orientaliste}, Reggio Emilia, Diabasis.

– Iorio M. (2005), “{Donne e turismo in Sardegna. Uno sguardo al lavoro alberghiero}”, in E. dell’Agnese, E. Ruspini (a cura di), cit., pp. 399-426.

– Kinnaird V. e Hall D. (1994, a cura di), {Tourism: a Gender Analysis}, New York, Wiley.

– Richter L.K. (2005), “{Perché studiare genere e turismo}”, in E. dell’Agnese, E. Ruspini (a cura di), cit., pp. 3-21.

– Scarpati M. (2005), “{Il Turismo insostenibile: lo sfruttamento sessuale dei minori}”, in E. dell’Agnese, E. Ruspini (a cura di), cit. pp. 311-362.

– Schmidt di Friedberg M. (2005), “{Pellegrine e turiste sul Camino de Santiago}”, in E. dell’Agnese, E. Ruspini (a cura di), cit., pp. 169-184.

– Sinclair M.T. (1997, a cura di), {Gender, Work & Tourism}, London, Routledge.

– UNED-UK (2002), [Gender and Tourism. Women’s Employment and Participation in Tourism, Summary of Project Report->http://www.earthsummit2002.org/toolkits/women/current/gendertourismrep.htm].