Gli scogli dell’esclusione
Tra le migliaia e migliaia di persone in fuga, un numero sempre più alto di donne sono ormai costrette a sfidare la morte nei maledetti barconi per salvarsi dall’inferno che noi gente del nord abbiamo consapevolmente o inconsapevolmente contribuito a produrre, con le armi e con le politiche del debito.
Ci sono anche loro, spesso incinte e con i figli piccoli, su quegli scogli a Ventimiglia e nelle stazioni di Milano e di Roma. Però è la maggioranza dell’Europa “benpensante” che sta per perdere definitivamente se stessa su quegli scogli a Ventimiglia, negando i presupposti minimi della condizione umana, sebbene per fortuna siano molte le splendide persone pronte invece a fare di tutto per soccorrere, accogliere, condividere.
È la Francia che politicamente butta a mare la parte nobile della propria storia, chiudendo i confini di fronte a esseri umani che fuggono dalla morte, dalle guerre, dalla fame, dalle torture. Proprio la Francia che non molto tempo fa riuscì a trascinare molta parte dell’Europa in un’insensata guerra sul suolo libico, precipitando quel paese in un caos di lotte tribali di cui non si vede la fine. Travestita da buon senso, la cecità dell’esclusione rischia di dilagare ovunque, mentre nulla purtroppo fa prevedere che sia possibile risolvere entro breve tempo i terribili conflitti in atto nei paesi d’origine dei richiedenti asilo, perché la cosiddetta comunità internazionale non è stata in grado finora di intervenire in quei luoghi con saggezza e diplomazia, ma al contrario ha fomentato guerre e ingiustizie. E oggi si ipotizzano nuovi interventi armati come unica soluzione al dramma delle migrazioni! Una proposta indecente, oltre che stupida e irrealizzabile per ovvie ragioni di diritto internazionale.
Allora, fino a quando non sarà possibile ai profughi vivere in pace e in libertà nei paesi d’origine, una solidale accoglienza è il solo modo di contrastare il barbaro concerto di voci razziste e xenofobe che si sta levando in molti paesi europei. Le ondate di sbarchi che si susseguono senza tregua parlano di un esodo dall’Africa e dal Medio Oriente creato in gran parte dalle politiche occidentali, prima coloniali e oggi neoliberiste, che hanno ciclicamente spolpato paesi e continenti, per impadronirsi delle risorse primarie e sottrarle agli abitanti di quelle terre, sostenendo fin quando conveniva regimi locali sanguinari e dittatoriali.
Chi oggi erige barriere, chi evoca le armi, minacciandone l’uso a fini di “polizia”, vuole nascondere l’enorme responsabilità dell’Occidente in questa epocale tragedia. Chi vuole sottrarre alle persone persino l’identità, chiamandoli clandestini invece che migranti, dimostra solo un’enorme ignoranza: clandestino è chi si nasconde, ma queste persone non si nascondono affatto, anzi gridano per farsi sentire e vedere prima di venire inghiottite dalle onde.
E se le nostre politiche non glielo impedissero, sarebbero ben felici di regolarizzarsi per uscire dalla “clandestinità”. I migranti non ci sottraggono niente, non è da loro che ci viene la rapina dei diritti, la cancellazione dello stato sociale o la pretesa austerità imposta a vantaggio delle oligarchie finanziarie e delle caste politiche… Non sono i migranti a diminuire i posti di lavoro, ma la tecnologia usata in modo perverso, a nostro danno invece che per migliorare la vita. Questo percorso a ritroso verso un mondo più incivile e ingiusto va fermato prima che sia davvero troppo tardi.
Dobbiamo chiedere che l’Europa rispetti i diritti umani universali, aprendo corridoi umanitari e approvando un principio di libera circolazione che consenta alle persone migranti di sottrarsi alla criminalità degli scafisti e di arrivare qui in sicurezza, trovando asilo e civili procedure di riconoscimento e accoglienza nei paesi europei. Sarebbe bello che si alzassero voci di donne in tutta Europa per sostenere questa proposta.
Si potrebbero attivare le reti di donne già esistenti, perché no?
Sappiamo bene che dietro il rifiuto dei migranti sta l’eterno rifiuto del diverso, base dell’ideologia patriarcale che ha creato gerarchie e dicotomie fra gli esseri umani, decretando la superiorità dell’uno sull’altro: bianco-nero, nord-sud, e prima di tutto maschile-femminile… Sbarrare le porte ai migranti significa sbarrare eternamente le porte a un mondo in cui ogni persona abbia uguali diritti all’esistenza, il solo mondo in cui valga la pena di vivere.