A giugno è stato pubblicato il Global Gender Gap Report 2024 che si può leggere sul sito del World Economic Forum che lo redige annualmente. Il World Economic Forum (WEF) è l’organizzazione internazionale indipendente fondata nel 1971 che svolge il proprio incontro annuale a Davos, in Svizzera e pubblica rapporti periodici importanti: il Global Competitiveness Report, il Global Risks Report e il Global Gender Gap Report.

Il Global Gender Gap Report è giunto alla sua 18ª edizione. L’indice monitora infatti i progressi dal 2006 ed è quindi una fonte attendibile per osservare gli avanzamenti delle diverse aree del mondo nel colmare i divari di genere. I campi misurati sono la partecipazione economica, il raggiungimento educativo, la salute e la sopravvivenza, l’empowerment politico.

Secondo il Global Gender Gap Report 2024, il mondo ha colmato il 68,5% del divario di genere che, a livello globale, si è ridotto di 0,1 punti percentuali rispetto all’anno scorso.

Ma, al ritmo attuale, ci vorranno altri 134 anni – cinque generazioni, spiega il rapporto – per raggiungere la piena parità di genere.

Il gap resiste soprattutto nella sfera economica e in politica. La parità nella partecipazione alla forza lavoro globale sta recuperando, raggiungendo il 65,7%, rispetto al minimo del 62,3% (registrato durante la pandemia). Ma le donne restano sottorappresentate nelle discipline STEM e nel campo dell’Intelligenza Artificiale. Nella partecipazione politica, dove il divario è più ampio e le posizioni di vertice rimangono in gran parte inaccessibili per le donne a livello globale, si registrano mutamenti positivi. Nel 2024 ci saranno a livello globale oltre 60 elezioni nazionali e ci si aspetta che la rappresentanza politica delle donne migliori riducendo il divario.

Rispetto alle diverse aree del mondo, l’Europa ha il miglior punteggio di parità di genere: 75%. Ben sette delle prime dieci posizioni sono occupate da paesi europei e, tra questi, l’Islanda che ha colmato il 93,5% del suo divario di genere complessivo. Da circa quindici anni l’Islanda è al primo posto nel colmare il divario di genere. Seguono Finlandia (87,5%), Norvegia (87,5%), Svezia (81,6%), Germania (81%), Irlanda (80,2%) e Spagna (79,7%). L’Italia perde otto posizioni rispetto all’anno scorso e raggiunge il 70,3%, è all’87esimo posto.

Nell’indice generale, dopo l’Europa si classifica il Nord America, con il 74,8%. Al terzo posto l’America Latina e i Caraibi (74,2%), un’area che a livello globale ha registrato la riduzione più significativa del gender gap. Asia Orientale e Pacifico si collocano al quarto posto con un punteggio di 69,2%. mentre l’Asia Centrale si classifica al quinto posto con un punteggio di 69,1% (qui c’è stata una vera e propria regressione, rispetto al 2023, nei punteggi relativi alla parità economica e politica). Forti divari si registrano tra i paesi dell’Africa Sub-Sahariana che complessivamente raggiunge un punteggio di 68,4% (i maggiori progressi ci sono stati nell’empowerment politico, soprattutto in Namibia e Sud Africa). L’Asia Meridionale si classifica al settimo posto (63,7%) mentre all’ottavo posto ci sono Medio Oriente e Nord Africa con un punteggio di 61,7%. In questa regione, nonostante i bassi punteggi nella partecipazione economica e nell’empowerment politico, ci sono stati notevoli miglioramenti, rispetto al 2006, nel raggiungimento educativo. Negli ultimi anni sono stati fatti progressi verso la parità da Arabia Saudita, Bahrain e Emirati Arabi Uniti. Gli EAU e Israele sono i migliori performer nella regione, le uniche due economie della regione a classificarsi tra le prime 100.