Guerra Resistenza Politica, Storie di donne
Guerra Resistenza Politica, Storie di donne è il titolo di un volume patrocinato dall’Istituto Alcide Cervi* insieme alla Società Italiana delle Storiche e curato da Dianella Gagliani, insegnante di Storia contemporanea all’Università di Bologna, esperta del fascismo italiano e delle esperienze di guerra di donne e uomini. Il libro, diviso in tre parti (Guerra e violenza; Resistenze; Patria/Patrie), colma molti vuoti di memoria, contrasta omertà e mezze verità che, per decenni, hanno cancellato o sminuito o emarginato l’apporto femminile, individuale e collettivo, alla Resistenza. Rende quindi giustizia a italiane costruttrici, in molti modi e sempre ad alto prezzo, di democrazia e di libertà.
Il voler sottrarre alla Resistenza “gli aspetti combattentistici, per dispiegarla in una varietà di presenze e di attività le quali consentono una sua ulteriore definizione attraverso apporti rigorosi e approfonditi, ma anche diversamente coinvolgenti ed emozionanti,” inizia con il Ricordo di {{Genoeffa Cocconi}}, tracciato da {{Maria Cervi}}, superando “l’immagine di lei che il tempo ci ha trasmesso, di una moglie e di una madre vissuta all’ombra del marito e dei figli e che non le rende giustizia”.
_ Lei, come tante Iolande, Margherite, Verine ed Irnes – quanti nomi inusuali emergono dalle pagine – non furono solo mute e passive spettatrici delle vite dei loro cari, ma più veristicamente ispiratrici dei loro valori, sostenitrici, a vario titolo, e spesso in proprio, del loro operato e, a pieno meritevoli del titolo di resistenti.
{{Genoeffa Cocconi}} ne è una figura emblematica: moglie di Alcide Cervi e madre dei martiri, fu, come ricorda la curatrice, completamente eclissata nel conferimento di personalità al solo papà Cervi: quei sette figli erano figli di Alcide; il soggetto forte della famiglia era solo Alcide; Alcide aveva molto sofferto e lo stesso nome di Genoeffa era scomparso dalla memoria e dalle commemorazioni pubbliche. Se si nominava la madre dei sette fratelli Cervi non era per riconoscerle forza morale, bensì per inserirla in quella teoria delle madri che non hanno personalità propria vivendo esclusivamente all’ombra dei figli.
{{Dianella Gagliani}} dichiara subito, nell’Introduzione, che il “parlare di una diversa guerra, di una diversa Resistenza ha come traccia centrale, che fornisce la trama al volume, il rifiuto della guerra e di resistenza alla guerra, definiti due pilastri portanti per gli sviluppi della stessa guerra di Resistenza nell’Italia centro-settentrionale che unirono geograficamente l’intera penisola italiana dal Sud al Centro al Nord (…) rintracciabili fin dall’entrata dell’Italia nel conflitto, nel giugno 1940”.
Una concisa ricognizione storiografica, “senz’altro parziale e schematica, ma opportuna per inserire il lavoro in un orizzonte meno chiuso e in una genealogia più corretta”, ricorda che l’analisi del {{rapporto tra donne e Resistenza è iniziato solo negli anni Settanta}} “perché fu in quella stagione che si cominciò a dar corpo e volto alle donne facendole emergere dallo sfondo indistinto in cui erano state collocate”.
Ne deriva, nel testo, l’adesione e l’emersione di una nuova categoria di lettura dei conflitti armati, non più analizzati solo rispetto alle due tradizionali direttrici dei fenomeni di umanizzazione della guerra e di contrapposizione alle logiche militariste e razziste. {{Tutta l’opera parla della resistenza civile}} e ciò, come dichiarato dalla curatrice, significa raccogliere e approfondire i“l particolare impulso registrato, nei primi anni Novanta, dalle analisi delle strategie e delle azioni di resistenza non armata in opposizione ai sistemi brutali di occupazione militare (…), nell’ambito della riflessione e dell’impegno dei non violenti”.
“Nella {{guerra ai civili che è anche una guerra alle donne}} – afferma Dianella Gagliani) – la disparità tra armati e inermi è completa, anche se si è cercato per lungo tempo di nasconderne l’evidenza proiettando un’immagine della guerra ricalcata su vecchi modelli. Lo scontro armato tende invece a travolgere ogni regola di autocontenimento, a scaricarsi anche e specialmente contro i civili inermi oltre che contro i prigionieri, a degenerare in brutalità e atrocità gratuite (…). Nella guerra ai civili si condensano nuove e vecchie logiche di guerra che esulano completamente dal tradizionale codice maschile della guerra e inoltre ripropongono, in pieno Novecento, comportamenti che appaiono tipici dei conflitti armati di secoli lontani”.
_ In questo scenario hanno agito le donne che il libro ci consegna nella pienezza del loro protagonismo, figure a tutto tondo.
Il filo che le lega alla guerra, alla resistenza e alla politica è quello della quotidianità, per quanto eccezionale sia, di un'{{esperienza femminile che attraversa e partecipa, con proprie caratteristiche}}, alla storia e che unisce ieri a oggi significativamente esprimendosi, nell’ultimo capitolo del libro, nel contributo di {{Anna Bravo}} {Prospettive. Resistenze e riduzione del danno}.
_ Un’attualissimo tentativo di “bilancio rivolto al futuro” a partire dal “discorso delle donne e sulle donne” con le sue “complesse domande su violenza e nonviolenza, sulle forme organizzative, sull’immagine del nemico, sui meccanismi della memoria, sul rapporto Nord/Sud, aprendo a un arco di tempi e riflessioni addirittura più vasto di quel che è apparso (ndr. nel volume), in alcune relazioni di giovani studiose”.
L’arco temporale delle pagine è tracciato, infatti, attraverso i ricchi contributi di ricercatrici e ricercatori di varia età, sui più vari e interessanti argomenti.
Alcuni esempi:
– {Confinate politiche contro la guerra 1940-1943} (A. Gissi);
– {Recluse di Alberobello nei campi profughi in Puglia} (1943-1947), (A. Leuzzi);
– {Abusi e molestie sessuali lungo la Linea gotica} (C. Venturoli);
– {Deportazione politica femminile: memorie, parole, silenzi} (R. Ropa);
– {Sessualità e violenza nelle memorie delle resistenti}, (M. E. Ladini);
– {Donne, Resistenza e stampa clandestina}, (S. Galli);
– {Armate di ideali, nutrite di fede. Comuniste e cattoliche dalla Resistenza alla politica} (M. T. Sega);
– {La questione dei riconoscimenti: una lunga guerra delle partigiane} (M. R. Porcaro);
– {I Gruppi di Difesa della donna a Reggio Emilia fra Garibaldini e Fiamme Verdi}, (A. Appari);
– {Oltre il SAF: storie di collaborazioniste della RSI}, (M. Firmani);
– {Da una guerra all’altra. Il movimento pacifista internazionale delle donne}, (E. Guerra).
*{{L’Ente morale Istituto Alcide Cervi per la storia dell’agricoltura, dei movimenti contadini, dell’antifascismo e della Resistenza nelle campagne}}, fondato nel 1972, è dedicato al padre dei sette fratelli Cervi, e ha sede nella Casa Museo di Gattatico (Reggio Emilia).
_ Svolge plurime attività culturali e didattiche; patrocinia pubblicazioni e attività scientifiche inerenti le proprie finalità; pubblica dal 1979 gli {Annali}; tra i molti Enti associati annovera il Comune di Roma.
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